Il mese di Maggio rappresenta la massima espressione della Natura: un’esplosione di colori, profumi e sapori che preannunciano l’arrivo della stagione estiva. La luce domina sulle ombre e il clima, genericamente non troppo caldo né eccessivamente piovoso, favorisce il miglior raccolto dell’anno. Maggio è il risveglio della vita, il periodo dell’anno in cui l’uomo ripone maggiori speranze di prosperità. Non a caso, si dice Se maggio è rugginoso, l’uomo è uggioso, volendo suggerire il senso di gioia e serenità che la natura trasmette in questo mese a tutte le sue creature.
Dal punto di vista etimologico, maggio deriva dal latino màjus, così definito dal nome della dea Maia, madre di Mercurio, simboleggiante la Terra, a cui veniva fatti sacrifici in questo mese. Un’altra teoria vuole màjus derivante da Maio, ossia Giove, il maggiore degli dei, e, per estensione, dedicato ai maggiori, ai più anziani, secondo la divisione della società dell’antica Roma in majòres e juniores, i giovani, ai quali era dedicato il mese di Giugno. Tuttavia, la radice MAGH- crescere si riferisce all’attività della natura che in questo mese fa germogliare i semi. Maggio è anche il nome di una varietà di pianta, che i contadini nella notte delle Calende di Maggio piantavano davanti all’uscio di casa della loro innamorata.
Nel mese di Maggio l’Universo e l’Uomo entrano in contatto attraverso una serie di rituali e di simbologie, stabilendo un legame tra creato e creature.
Rituali e magia del mese di Maggio
L’antico culto di Maia si festeggiava il primo maggio, per celebrare il fuoco e la potenza sessuale, offrendole in sacrificio una scrofa gravida, con lo scopo di trasferire alla terra il dono della fecondità. Nella Roma degli avi, Maia era sia la divinità della forza distruttrice di Vulcano, sia Madre Natura, portatrice di abbondanza e fertilità. Agli inizi di maggio si celebravano anche i Floralia, con danze, banchetti e spettacoli teatrali. L’aspetto orgiastico di queste festività sottolineava l’importanza che gli antichi attribuivano alle divinità legate alla terra, celebrandole con riti e sacrifici propiziatori. Ancora dell’antica Roma erano i Lemuralia, consistenti in una serie di rituali magici per scacciare i lemuri, ossia gli spiriti vaganti dei morti. Queste cerimonie si celebravano i giorni nove, undici e tredici del mese e avevano lo scopo di garantire la pace alle anime dei malvagi, invocate dai sacerdoti che officiavano i riti, mentre lanciavano in aria fave nere. Il rituale proseguiva con la morte di uomini che si erano macchiati di “parassitismo”, i quali venivano gettati nel fiume e lasciati annegare.
Dalle tradizioni della misterica Irlanda proviene una delle festività più importanti celebrate dal neopaganesimo: Beltane, la festa celtica del Maggio. Il “fuoco di Bel” è la festività del dio luminoso e solare, durante la quale i Galli erano soliti accendere dei fuochi per dare il benvenuto all’estate e per purificare il bestiame. In Irlanda, la “na Beal tina” consiste in un falò rappresentante la forza luminosa del sole: animali e giovani coppie saltavano attraverso questi fuochi per buon auspicio. Alla vigilia di maggio era vietato chiedere o donare l’acqua del pozzo, in quanto la si considerava portatrice di fortuna. Un rituale celtico tipico di questo periodo era la Caccia d’Amore: la Regina e il Re del Maggio si univano per celebrare la fertilità e la vita della terra. Una pratica diffusa nella Scozia del Settecento vedeva i giovani vestiti di verde che con il suono del corno chiamavano a sé le fanciulle per unirsi nei boschi durante la notte di Beltane, con lo scopo di rendere la terra più feconda.
Un rito della fertilità praticato in alternativa alla caccia d’amore e sopravvissuto ancora oggi, anche in Italia, è il Palo del Maggio. A Tornimparte, in Abruzzo, si pratica “Ju calenne”, il rito magico della notte del primo del mese: esso consiste nell’abbattere e sfrondare un albero, che viene, poi, innalzato davanti al sagrato di una chiesa, al rintocco delle campane. L’albero vi rimane per tutto il mese e poi viene battuto all’asta per la festa patronale. In tempi remoti, prima dell’innalzamento del palo avveniva la consacrazione del tronco e dello spazio ove avveniva la danza: palo e corona rappresentavano l’unione del maschile e del femminile, del dualismo che sta alla base dell’universo. Alle donne era affidato il compito di scavare la buca, simbolo del genitale femminile, nella quale gli uomini inserivano il palo, l’elemento fallico. Intorno alla cima venivano applicati dei nastri colorati e all’estremità la corona di fiori. Tutto il rituale era una sorta di “corteggiamento”, che si svolgeva in una danza circolare intorno al palo, la quale aveva come scopo quello di creare una treccia intorno al palo con i nastri e di permettere il movimento senza problemi della corona. Tutto ciò era di buon auspicio.
I rituali magici permettevano all’individuo di aprire un varco tra il mondo visibile e quello invisibile, instaurando un rapporto “intimo” con la Natura.
La metafora del giardino: il simbolismo della rosa
I colori e i profumi dei fiori caratterizzano l’atmosfera di questo mese magico e misterico. Maggio è il mese più prolifico per la cura del giardino e dell’orto: la vegetazione si fa più fitta e il verde intenso va a simboleggiare la rinascita, il momento di maggiore pienezza vitale; i rami si fanno più alti, e l’albero rappresenta la vita, il ponte tra passato e futuro, tra radici e cielo. Sin dall’antichità il giardino costituiva un luogo sacro, una sorta di ordine nel caos, che garantisce all’uomo la sua esatta collocazione nell’universo. Il giardino è l’unico spazio cosmico all’interno del quale è possibile controllare e manipolare il tempo e lo spazio: ecco che nell’antichità esso andava a costituire quel locus amoenus, simile al Paradiso terrestre, nel quale posizionare tutto ciò che è possibile controllare, anche solo con l’immaginazione. Il giardino va ad identificarsi come uno spazio ideale, metafora della volontà umana che intende posizionarsi al di sopra degli eventi e della casualità. In questo luogo di memoria e immaginazione, di realtà e vita, il mese di maggio ospita uno dei fiori più simbolici: la rosa.
Il simbolismo della rosa si percepisce sin dalla sua forma: i petali si distribuiscono roteando dal centro e simboleggiano gli arcani che si ricongiungono in unità. Non a caso Dante sceglie proprio questo fiore per rappresentare la visione dei beati e degli angeli nell’Empireo, dove la sua guida gli indica al centro più alto e luminoso della rosa la sede della Vergine. La rosa è custode di segreti: ordini religiosi, stemmi araldici, messaggi nascosti in chiese e cattedrali si rifanno a questo simbolo per celare una conoscenza superiore.
Giovannina Molaro
Bibliografia:
G. G. Guerrera, Le stagioni della magia. I rituali magici dei cicli annuali, Editore Hermes, 1996
Sitografia:
http://www.romanoimpero.com/2010/02/culto-di-maia.html
http://www.larosenoire.it/index.php?page=Il_simbolismo_della_Rosa