Nagisa Oshima: il nuovo cinema per i nuovi tempi

La rottura con il passato: sfida alle major e al cinema classico

Stanchi delle imposizioni delle principali major giapponesi, assuefatti dallo stile congelato e irrigidito dei grandi maestri come Ozu e Mizoguchi, troppo docili nei confronti dei “padroni” produttori, il cinema giapponese esplode, non rinnega ma rinasce e soprattutto si rimodella, cioè aderisce al sentimento comune ai più sensibili e ai più irriverenti di misurarsi con le nuove sfide poste dal Giappone moderno, con i suoi taboo, pulsioni represse, contraddizioni politiche e disorientamento della gioventù, ormai lontana dalla generazione che ha condotto l’Impero Giapponese nella seconda guerra mondiale. Così Nagisa Oshima, tra i principali esponenti di questa opposizione al cinema classico giapponese, si pone subito in maniera polemica e sfacciatamente indipendente, diventando subito uno dei principali protagonisti delle discussioni nei circoli cinefili, letterari, culturali e politici.

Oshima

Oshima si scaglia contro il realismo, l’atmosfera e i sentimenti controllati e rassegnati del vecchio cinema giapponese, ma anche contro altre correnti progressiste dello stesso periodo, nelle quali figura lo stesso Kurosawa, giudicate anche in questo caso troppo schematiche e non adatte alla rappresentazione del disagio del tempo: tutto ciò avviene con movimenti di macchina da presa sfrontati, liberi, folli e irriverenti come il regista di Kyoto. I suoi film mettono continuamente in discussione l’idea stessa di rappresentazione, combinano codici espressivi, stili, fino a destrutturarsi e ristrutturarsi. Influenzato anche dalla contemporanea rivoluzione del cinema del vecchio continente, Nouvelle vague in primis, ma memore anche della lezione universale di Rossellini, Oshima, che ben conosce inoltre la letteratura e il teatro, sia europeo sia giapponese, reinventa l’immagine della donna, dove reinventare non significa dare ad essa un ennesimo aspetto frutto di una idealizzazione maschilista e androcentrica, ma “semplicemente” rappresentare una creature umana reale, così come lo è l’uomo.

È la storia di giovani che non possono manifestare la loro collera che in modo deviato. Mostrando la tragedia di questi giovani, ho espresso la mia stessa collera davanti alla situazione in cui si trova la gioventù contemporanea”

Oshima

Seishun Zankoku Monogatari, ovvero Racconto crudele della giovinezza, viene considerato da molti critici uno dei film iniziatori della nouvelle vague giapponese; in realtà questo film era stato preceduto da Il quartiere dell’amore e della speranza, che per il tema trattato e il modo in cui si svolge la storia, fu ritenuto un film tendenzioso, in particolar modo un film di sinistra, il che generò già allora molti dibattiti, venendo subito apprezzato dalla critica giovane e odiato da quella prebellica. Eppure dopo questo film, Oshima non era per nulla stanco della sua irriverenza e della sua “tendenziosità”, così realizzò un film ancora più polemico, nel quale distruggeva l’ambiente, il falso naturalismo e il pietismo miserabile, a favore dell’esaltazione dell’autonomia della ribellione e dell’individuo insorgente: Oshima sarà sospeso per sei mesi, ma il suo ingresso di sana prepotenza, aveva legato il nome del regista di Kyoto al cinema giapponese, rendendo impossibile ai produttori rinunciare alla sua arte.

Racconto crudele della giovinezza, la trama

Makoto Shinjo, studentessa irrequieta e in cerca di esperienze eccitanti, fa l’autostop e si fa accompagnare da sconosciuti. Kiyoshi Fuji, studente universitario, libera Makoto da un tentativo di violenza da parte di un uomo che la stava accompagnando, iniziando a picchiarlo finché l’uomo non sgancia 5000 yen. Il giorno dopo, 1° maggio, i due giovani, dopo aver assistito da lontano alla manifestazione operaia, preferiscono fare un giro in motoscafo e Kiyoshi con non poche difficoltà, seduce la giovane Makoto: lui lascerà la sua amante più grande e lei abbandonerà la casa abitata dal padre e dalla sorella per andare a vivere in un piccolissimo appartamento insieme a Kiyoshi. Intanto i due, dopo essersi messi in questione con dei malviventi locali, decidono di fare soldi in modo non completamente lecito: lei adesca gli uomini attraverso l’autostop, appena uno di questi prova a violentarla Kiyoshi interviene e si fa consegnare il denaro con la forza, dopo averli minacciati. Inizialmente le cose vanno bene, ma quando Makoto resta incinta e i due vengono denunciati, le cose andranno diritte verso un epilogo tragico.

Oshima

La crudeltà di una generazione disorientata resa attraverso il mezzo cinematografico

Soffermandoci sul titolo del film, la nostra attenzione si sposta sull’aggettivo crudele: qual è questa crudeltà a cui fa riferimento Oshima? Il fatto è che i due giovani non sono né vittime né convinti ribelli verso lo status quo: si tratta di una ribellione che diventa una forma di delinquenza gratuita a causa di una società cattiva. Nel rappresentare questa crudeltà, lo stile appare completamente in sintonia. Non vi sono scene in cui siano visibili luci di sole, anzi, vi è sempre un colore plumbeo a dominare le scene, ciò fa sì che nel momento in cui si vedano oggetti rossi e quindi il sangue, questi spicchino in maniera sconvolgente. Campi lunghi che fanno da cornice al plumbeo, uniti ad una cinepresa mobile, di godardiana memoria (seppur con fini diversi), esprimono il tema del rapporto difficile tra l’ambiente sociale oppressivo e la coppia di giovani che si dibatte in una lotta straziante contro questa oppressione. La scelta della cinepresa mobile è dovuta quindi alla volontà di cogliere la stessa rabbia dei giovani, divenendo un tutt’uno con questi.

Oshima

Con Racconto crudele della giovinezza avviene la negazione di ciò che è freddamente bello a favore invece di una contaminazione con ciò che è anomalo e bastardo: questa è la modernità del cinema di Oshima, siamo di fronte alla rottura con il passato, ad una sfida ai canoni delle major e del cinema classico giapponese, al rifiuto di rappresentar totalmente la realtà in un continuo affrontare contraddizioni, superamenti e negazioni. Siamo nel 1960, Nagisa Oshima era appena diventato uno dei registi più influenti della sua generazione.

Roberto Carli

Fonti

  • Tadao Sato, il film giapponese dagli anni sessanta agli anni ottanta, in Cinemasia (Venezia, Marsilio,1983)
  • Sergio Arreco, Castorono n°61 (1979)
  • Nagisa Oshima (a cura di Roberto Silvestri ed Enrico Ghezzi)

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