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Stefan Zweig e i legami con Freud
Primi anni del XX secolo, l’epoca del Positivismo, del Verismo e del Naturalismo è stata ormai travolta da una rivoluzione di portata copernicana: l’avvento della psicanalisi,“un procedimento medico che si propone la cura di certe forme di nevrosi mediante una tecnica psicologica”, una novità epocale che sposterà il focus degli studi sulla mente umana dalla coscienza all’inconscio. L’istinto acquista una nuova valenza e viene posto come vero motore delle scelte dell’uomo nella società, spingendo la civiltà occidentale a riconsiderare le manifestazioni più recondite della natura umana, al di sotto delle sovrastrutture culturali. Con il lavoro di Sigmund Freud, l’uomo prende coscienza delle proprie repressioni e dei propri conflitti interiori. Tra i tanti estimatori delle ricerche di Freud c’è sicuramente da annoverare Stefan Zweig, attivo scrittore ebreo-austriaco, romanziere e autore di novelle e biografie (tra cui quella dello stesso Freud).
Angst: L’angoscia di nascondere un delitto e la catarsi della confessione
“Era legittimo punire qualcuno per un delitto ormai espiato con il passare del tempo?”
Prendendo spunto dagli studi di Freud, nei suoi scritti Zweig riesce brillantemente a definire la psicologia dei protagonisti, indagando le origini più recondite dei disturbi che li tormentano e le loro repressioni e pulsioni più arcane. In“Angst” (“Paura”), racconto composto da Zweig nel 1910 che però venne pubblicato solo nel 1920, la “nevrosi” presa in esame nasce dalla consapevolezza della colpa. Irene è un’adultera che, per una sorta di vanità, instaura una relazione al di fuori del matrimonio.
Nel momento in cui viene scoperta, si lascia prendere dal panico e si ritrova coinvolta in un intricato ricatto: una donna anziana e volgare, che pare conoscerla molto bene, avanzerà pretese sempre più onerose e sempre più frequentemente, arrivando a chiederle addirittura l’anello di fidanzamento, l’oggetto più prezioso in suo possesso. L’estorsione di cui Irene si trova vittima la spingerà verso una profonda sofferenza, un’angoscia derivata non dalla paura di assumersi le conseguenze delle proprie azioni o di affrontare il castigo, ma dall’ansia di dover nascondere la propria colpa; uno stato d’inquietudine che la porterà a guardare indietro alla vita che fino a quel momento ha vissuto e a vederla con occhi diversi, riconoscendone gli effimeri piaceri e la pochezza.
Irene prenderà coscienza della possibilità di un’esistenza autentica, di sentimenti veri per il marito e soprattutto per i figli, di una nuova vita raggiungibile però soltanto tramite la confessione, più volte citata nel racconto come momento catartico in cui il reo può trovare sollievo, liberandosi di un fardello che con l’avanzare del tempo si fa sempre più insostenibile. Un grande inseguimento che si estende dalle strade di Vienna agli ambienti ovattati dell’alta borghesia, tra tormenti, incubi e riflessioni, fino a un colpo di scena sconcertante, induce il lettore a domandarsi se sia più logorante il castigo o l’ansia di nascondere il delitto commesso.
Il Mondo di Ieri. Ricordi di un europeo
“Non considero la nostra memoria come uno strumento che per caso conserva una cosa e per caso ne smarrisce un’altra, bensì come una forza che ordina con consapevolezza e cancella in maniera saggia.”
Nato sul finire del XIX secolo, Zweig incarna l’intellettuale aderente al movimento culturale “fin de siècle” – sviluppatosi tra la fine del XIX e il primo quindicennio del XX secolo – per il quale esternerà la sua nostalgia, in memoria della sua sicurezza economica, del sistema di valori e del modello di vita che in quegli anni si affermò, nell’autobiografia “Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo” (“Die Welt von Gestern. Erinnerungen eines Europäers”) composta negli ultimi anni della sua vita a Petropolis, in Brasile.
Zweig al cinema
L’intensa attività culturale di Stefan Zweig gli aprì le porte del successo: negli anni ’20 divenne il più tradotto autore al mondo, nonostante non abbia mai vinto premi letterari importanti come il Nobel. Dai racconti di Zweig sono stati tratti circa venti film, tra cui biografie di importanti personaggi storici come “Marie Antoinette” (1938) o “Mary Queen of Scots” (2013), il pluripremiato “Grand Budapest Hotel” (da “Estasi di libertà” – “Rausch der Verwaldung”) di Wes Anderson (2014) e una versione italiana di “Paura” (per l’appunto “Angst”) di Roberto Rossellini (1954), cui hanno preso parte anche Ingrid Bergman e Klaus Kinski, all’epoca in una delle sue prime apparizioni.
Lorenzo Pareti
Bibliografia
Stefan Zweig, Paura, Adelphi, 2011
Ladislao Mittner, Storia della Letteratura tedesca – Dal realismo alla sperimentazione, Tomo secondo, Einaudi, 2002
Sandra Vannucchi, “La Psicoanalisi nella produzione letteraria agli inizi del Novecento“, 2012