Il teatro Sannazzaro e la sua storia
Napoli, città maestosamente decadente e disorganizzata sotto quasi ogni aspetto, vanta un patrimonio storico artistico alquanto notevole ed una vita culturale molto fervente. Non sono pochi i teatri che di questa città hanno fatto la storia, e che si ergono ancora oggi, imponenti, maestosi, nelle zone bene di una metropoli che ha saputo essere, a tratti anche cenacolo intellettuale. Oggi, ripercorriamo la storia di uno di questi teatri dal vissuto per niente facile. L’oggetto in questione è il teatro Sannazzaro, sito nel quartiere di Chiaia, pertanto soprannominato “La bomboniera di Chiaia”, tale era quando nacque e tale è tornato ad essere ora.
La struttura venne progettata dall’architetto Fausto Niccolini, per volere di Don Giulio Mastrilli, duca di Marigliano. Fu eretta su un suolo di proprietà dei padri mercenari spagnoli ed adiacente alla loro chiesa, la chiesa di S.Orsola in via Chiaia. Di conseguenza, i padri, non gradendo la situazione, chiesero immediatamente l’intervento dell’arcivescovo Sisto Riario Sforza, con scarsi risultati però.
Pertanto, posizionato in una delle strade più eleganti della città, il teatro venne inaugurato con una “Grand Soirèe” il 26 dicembre del 1874, ovvero La petite Marquise, opera di Henri Meihac messa in scena dalla compagnia Le Roy-Clarence. Da subito, sia per lo sfarzo dell’edificio, decorato di ori e di stucchi dal buon gusto del Palliotti, sia per la fervente partecipazione della nobiltà tutta alla movimentata vita del nuovo salotto borghese, il Sannazzaro divenne un “Jolie bouquet”, con la vocazione dell’alta prosa, e immediatamente si impose come luogo dell’aristocrazia napoletana. A sottolineare lo spirito elitario che ebbe in origine il Sannazaro di Napoli, le linee architettoniche in perfetto stile Rococò. Gli interni, inoltre, mantengono lo sfarzo del tempo. Mirabile, il palco reale conservato nella struttura.
Nel 1888 fu il primo ad essere illuminato per mezzo di luce elettrica e nel 1889 vide l’esordio di Na santarella, commedia di Edoardo Scarpetta, che decise anche di chiudere, dopo anni, la sua lunga carriera artistica proprio in quel teatro, con la commedia O miedeco d’è pazze. Il grande Scarpetta e i fratelli De Filippo in seguito non furono gli unici a calcare quel palco; i nomi più illustri, i fantasmi dell’arte e i suoi fautori, hanno fatto la storia dell’imponente edificio. Da Emma Gramatica a Ruggero Ruggeri, da Eleonora Duse a Tina Di Lorenzo, Da Ermete Novelli ad Antonio Gandusio. Infatti, passato dalla gestione artistica del suo commissionante duca di Marigliano a quella più sfortunata del conte Luca Cortese, fu Armando Ardovino ad assumersi l’onere di risollevare le sorti della grande sala teatrale, portandovi Edoardo, Titina e Peppino De Filippo con il loro “Teatro Umoristico”.
Fino al 1934 il teatro ebbe discreto successo, ma in seguito iniziò una graduale decadenza fino a diventare, negli ani ‘60, un cinema di dubbia fama con la proiezione di pellicole non sempre di buon profilo.
Fu solo grazie alla grande artista Luisa Conte e a suo marito Nino Veglia che, nel 1969 iniziarono i lavori di ristrutturazione del teatro, fino a che, venerdì 12 novembre 1971, fu riaperta “la bomboniera di via Chiaia” con la commedia Annella di Portacapuana, di Gennaro D’Avino, riscritta da Michele Prisco e interpretata dalla compagnia stabile di Nino Veglia con i più noti, allora, nomi del teatro; Ugo D’Alessio,Pietro De Vico, Lucia Valeri, Enzo Turco. E così, fiero dei suoi maggiori successi, il Sannazzaro porta Napoli e la sua cultura nel mondo, riprendendo la fama di punto di produzione e confronto culturale, che affonda le sue radici nella tradizione napoletana.
Alla morte di Nino Veglia, la gestione del teatro restò alla moglie Luisa Conte, aiutata dalla figlia Brigida e dal genero Mario Sansone. Scomparsa anche la grande “Donna Luisa”, nel 1994, la famiglia Sansone restò a guida della struttura, e ad oggi, Lara Sansone, erede della nonna, ne detiene la gestione artistica e la compagnia stabile, che, dal 1995, cita nel nome la sua fondatrice alla quale dedica ogni lavoro, cambiandosi in “Compagnia Stabile Napoletana ‘Luisa Conte’” .
A Lara con la sua compagnia va il merito di aver riportato in auge un genere ormai dimenticato, il glorioso “Cafè Chantant”, che proprio al Teatro Sannazaro dal 1996 avevariscosso successi lusinghieri tanto che per molti spettatori la storica sala di Via Chiaia è diventata anche la casa del “Cafè Chantant”, riconosciuto e recensito dai più illustri critici.
Le stagioni restano ancorate alla tradizione culturale napoletana senza chiudersi totalmete, però, alla bella realtà di qualche nuovo autore. Come spiega la stessa Lara Sansone, l’obiettivo perseguito è quello di svolgere per la città la mansione di punto di riferimento della tradizione, gettando un’occhio all’attualità.
L’ingresso del teatro è stato anche adibito a caffè all’aperto e intitolato “Il caffè di donna Luisa” dedicato a Luisa Conte, la straordinaria attrice che ha difeso non solo la scena, ma la dignità di uno dei più imponenti cenacoli culturali della Napoli bene. Ad oggi, dopo 22 anni dalla sua scomparsa, le rendiamo omaggio con questo articolo per la sua tenacia e le sue doti artistiche che l’hanno resa amata dai più alti come dai più bassi ceti sociali partenopei, capace, l’artista, di sfiorarli tutti con le sue commedie.
Letizia Laezza
Teatro Sannazzaro (sito ufficiale)