Il patrimonio della scultura napoletana e meridionale più in generale è particolarmente vasto, opere di bellezza estenuante fanno parte delle più importanti raccolte collezionistiche pubbliche ma anche private. La scultura napoletana di epoca contemporanea abbraccia diverse forme: dalla scultura monumentale alla scultura commemorativa, passando per quella celebrativa senza dimenticare la scultura di rappresentanza e di committenza.
Un’analisi più approfondita ed il tentativo di ampliare il ventaglio conoscitivo di giovani studenti è stato il fine della giornata seminariale, tenutasi presso le aule della Università di Napoli Federico II il 24 maggio. Gli studenti del corso di Arte Contemporanea tenuto dalla Professoressa Isabella Valente, docente e storico dell’arte, hanno affrontato in maniera comunitaria, tramite un lavoro di ricerca ed approfondimento, alcuni aspetti ed argomenti cardine del panorama artistico scultoreo partenopeo, dalla seconda metà del’700 circa fino alla prima metà del’900.
Il percorso espositivo ha condotto a un chiarimento del ruolo di Antonio Canova durante il XVIII secolo a Napoli. La forbice temporale poi è stata ampliata e sono diventati oggetto di discussione il ruolo di Bertel Thorvaldsen nel capoluogo campano, in quanto autore del Monumento funebre a Corradino di Svevia oggi sito nella chiesa di Santa Maria del Carmine, posto a confronto con il ruolo giocato dal maestro Tito Angelini, prendendo in considerazione nello specifico il Monumento funebre a Lucia Migliaccio duchessa di Florida collocato nella chiesa di San Ferdinando.
L’attenzione poi progressivamente è confluita nei confronti dell’apparato decorativo dello Scalone d’Onore del Palazzo Reale, tenendo in considerazione le quattro statue della Fortezza, Giustizia, Prudenza e Clemenza, opere di artisti quali: Tito Angelini, Tommaso Solari, Antonio Calì e Gennaro Calì. Il discorso ha poi assunto un carattere molto più monografico concentrando lo sguardo nei confronti di uno dei maestri della scultura contemporanea napoletana, Vincenzo Gemito, scultore che ha regalato alla città del sole una notevole raccolta di opere. A tal proposito si è cercato di analizzare da un punto di vista più critico, nello specifico, le sculture facenti parte della collezione Consolazio oggi di proprietà di Banca IntesaSanPaolo ed esposta nelle sale di Palazzo Zevallos.
La scultura napoletana: ricerca e analisi
Nei limiti del possibile qui si cercherà di tirare le somme di questo incontro formativo, tracciando alcune linee guida di ciascuna tematica affrontata, in maniera quanto mai riassuntiva. L’analisi di Antonio Canova e della sua presenza a Napoli ha condotto ad un approfondimento nei confronti di quattro statue in particolar modo, quali: il Ferdinando I come Minerva oggi conservata al MANN, il modello in gesso del Ritratto di Letizia Ramolino conservato nelle sale del Museo Nazionale di Capodimonte e le statue equestri di Carlo III di Borbone e di Ferdinando IV di Borbone visibili in Piazza del Plebiscito.
Il Monumento funebre a Corradino di Svevia celebra l’ultimo dei regnanti della casata degli Hohenstaufen e reca un basamento sottostante ricco di iscrizioni sui quattro lati, mette inoltre in risalto una fine tecnica scultorea che evidenzia tutte le caratteristiche rappresentative di questo regnante. Di contro il Monumento funebre a Lucia Migliaccio Duchessa di Florida sarà una delle opere che condurranno Tito Angelini ad assumere un ruolo da protagonista, in quanto scultore, nel circuito delle committenze dell’aristocrazia napoletana.
Entrambi i monumenti dimostrano quanto forte sia ancora l’influenza di carattere canoviano, dal punto di vista stilistico. In riferimento al sistema decorativo dello Scalone d’Onore del Palazzo Reale si deve tenere in considerazione come le quattro statue, tutte di autori che hanno avuto un ruolo importantissimo, si inseriscono bene nell’ordine architettonico dello scalone risalente agli inizi del 1800 e realizzato dall’Architetto Gaetano Genovese.
Ultima ma solo da un punto di vista temporale è l’analisi delle collezione, parziale, di Vincenzo Gemito di Palazzo Zevallos. Un complesso di circa quindici opere, realizzate in un periodo compreso tra la seconda metà del ‘800 e la prima metà del ‘900. Raccolte per volere e con intenzione dall’avocato Gabriele Consolazio, nel 1925 queste opere sono entrate a far parte del patrimonio museale del Banco di Napoli, solo nel 2014 si è deciso di allestire un’intera sala nel museo di Via Toledo, interamente dedicata alla scultura di Vincenzo Gemito. Terrecotte, bronzi patinati, crete crude in forme per lo più di busti e ritratti ma anche una raccolta di dipinti, questo l’elenco delle opere appartenenti a questa collezione.
Vincenzo Morrone