Una delle festività più attese, secondo il calendario cristiano, considerata fusione di leggenda, storia e mistero è la “notte magica” di San Giovanni Battista. Dalla terra emiliana del Parmense, ogni anno, prende vita e si diffonde nelle regioni circostanti uno dei riti più suggestivi e misteriosi del solstizio d’estate.
L’intera provincia di Parma attende con grande trepidazione la notte tra il 23 e il 24 giugno, conosciuta come notte magica. Secondo la tradizione si aspetta l’alba gustando i famosi tortelli d’erbette. Uno degli elementi che nasconde aspetti leggendari e poco chiari è proprio l’erba di San Giovanni Battista, detta iperico o più comunemente nota con il nome di “cacciadiavoli”.
La pianta, dal nome scientifico Hypericum perforatum, era usata per curare le ferite dai Cavalieri di Gerusalemme, aveva scopi guaritori. La stessa erba nell’antichità veniva utilizzata per scaccia re gli spiriti malevoli, mentre oggi si pensa sia portatrice di buonumore.
Angela Zaffignani, giornalista parmigiana, della Società Italiana di Birdgarden, in merito alla questione ha spiegato che: “Durante le crociate, i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme erano soliti curare le ferite dei combattenti con questa pianta.
Lo facevano basandosi sulla “dottrina dei segni”, secondo cui le infermità d’una qualsiasi parte del corpo possono essere curate con una pianta che di quella parte riproponga la forma. H.perforatum non sembra somigliare esteriormente a nessun organo del corpo umano: se, però, si osserva una della sue foglie controluce, essa apparirà costellata di ghiandole trasparenti simili a perforazioni, cioè a “ferite”. Secondo la citata “dottrina”, poiché la foglia sembrava perforata, poteva curare le ferite, specie quelle riportate in battaglia.
H.perforatum era ritenuto utile anche per scacciare i demoni e gli spiriti del male. Nel Medioevo, veniva appeso alle finestre e sulle porte per impedire a Satana e ai suoi emissari di penetrare nelle case. Quando una donna si riteneva impossessata dal demonio, e quando nemmeno le preghiere degli esorcisti erano riuscite a liberarla, non doveva far altro che mettersi in seno alcune foglie della pianta e sparpagliarne altre nella sua abitazione. Diversamente da H.humifusum, H perforatum non predilige i terreni ricchi di calcare.
L’ Hypericum perforatum, più noto col nome popolare di “erba di San Giovanni” perché i suoi fiori giallo-oro sbocciano a fine di giugno in coincidenza con la festa del santo, contiene una sostanza attiva, l’ipericina, che ha un’azione psicoattiva di rasserenamento dell’umore.
Indicato esclusivamente, l’hypericum agisce a livello cerebrale in modo simile ai più diffusi farmaci antidepressivi di sintesi, rallentando la distruzione di alcuni neurotrasmettitori, tra cui la serotonina e dopamina. In Germania, dove la fitoterapia è particolarmente seguita, oggi l’erba di San Giovanni è l’antidepressivo più prescritto, e anche negli Stati Unito si va diffondendo a macchia d’olio, aiutata dal fatto che è in vendita come prodotto da banco senza ricetta”.
Erbe e leggende antiche
San Giovanni Battista, cugino di Gesù che, secondo la leggenda è il precursore che ha preparato la venuta del figlio di Dio, nasconde un’origine e una nascita miracolosa. L’Angelo Gabriele annunciò ad Elisabetta la venuta del nascituro. Giovanni visse una vita povera, di digiuni e preghiere. Si narra che si cibasse di locuste e poi si scagliasse contro gli infedeli e battezzando i convertiti sulla riva del Giordano. La sua figura è legata anche al battesimo di Gesù.
Rappresentata come figura centrale nella storia del Cristianesimo, San Giovanni Battista gode di una ricca iconografia. Il nome del Santo in ebraico significa “a Dio propizio”. La sua festa cade il 24 giugno, la sera che precede il giorno della festività è detta notte magica, destinata a riti esoterici, probabilmente perché coincide con il solstizio d’estate. Anticamente era conosciuta anche come “la notte delle streghe”.
In Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna erano diffusi molti riti propiziatori, come quello relativo alla benedizione dei fuochi accesi dai contadini, immagine del sole e della fertilità dei campi: lo scopo era relativo al buon raccolto. Tralci di questa suggestiva tradizione sono presenti anche nella letteratura italiana, come nell’opera di Cesare Pavese “La luna e i falò“.
Di usanza tra la gente comune è la credenza che la rugiada di San Giovanni Battista sia benefica per la salute; credenza apprezzata tra gli abitanti di Parma che usano mangiare all’aperto tortelli di erbette con malvasia bianca. In merito alle piante e alle erba di San Giovanni Battista, secondo un’antica credenza, nella notte del 21 giugno, si racconta che la sera del solstizio d’estate, la luna si sposa con il sole, matrimonio porta conseguenze ed energie benefiche sulla terra.
“Secondo tutte le antiche tradizioni la notte tra il 23 e il 24 giugno tutte le piante e le erbe sulla terra vengono bagnate dalla rugiada del santo e intrise da una potenza nuova”.