WALL-E è il cartone Disney che piace agli adulti

WALL-E è uno dei cartoni più originali prodotti dalla Disney-Pixar. Diretto da Andrew Stanton, regista anche di Alla ricerca di Nemo, è uscito sul grande schermo nell’ottobre 2008.

Stanton, in un’intervista, si riferì alla storia di WALL-E definendola come il progetto che aveva più a cuore, sperava che il lungometraggio vincesse il premio Oscar come miglior film d’animazione, proprio come qualche anno prima era accaduto per Alla ricerca di Nemo (2004). Nel 2009 il sogno fu realizzato e WALL-E si guadagnò sia l’ Oscar che il Golden Globe per la sua capacità di emozionare e il suo modo unico di raccontare.

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Le linee fondamentali della trama furono già tracciate nel 1994 dopo l’uscita del primo capolavoro della Pixar Toy Story, ma l’idea fu archiviata poiché rappresentava un rischio troppo grande portare al cinema, in quei tempi, un cartone essenzialmente impegnato. WALL-E, infatti, non è la tipica storia Disney tutta spensieratezza ed a lieto fine, è anche un buon espediente per riflettere, una storia che risveglia il senso di coscienza e responsabilità degli adulti e che trasmette ai bambini dei buoni principi, i quali oltrepassano i tradizionali e ben noti valori promossi dai classici Disney, e trattano di temi più delicati e importanti.

Nella storia, infatti, sono presenti critiche decise contro l’inquinamento ambientale e polemiche contro l’obesità, argomenti che hanno generato diverse controversie, ma che sono trattati con la giusta dose di ironia, attraverso immagini addolcite, a tratti anche divertenti. Nonostante la serietà delle questioni affrontate, quindi, il film riesce a rimanere leggero e con un ritmo dinamico, scorrevole e coinvolgente.

Così, fra colorate e romantiche immagini di cieli stellati, viaggi nello spazio e astronavi galattiche si crea la magia di WALL-E. Una storia di fantascienza che ha come protagonista un piccolo robot trita-rifiuti, rimasto solo sul nostro pianeta. Ispirata ai più grandi film di fantascienza di tutti i tempi, come Blade Runner, Star Trek, Alien, E.T l’extraterrestre, la storia descrive un lontano futuro, in cui la Terra è divenuta un pianeta “morto”. Nessuna forma di vita è più presente sul pianeta, né animale, né vegetale, a causa dell’inquinamento globale, resteranno solo cumuli di macerie, vecchi grattacieli e resti di metropoli ormai in rovina. È questo il contesto in cui vive WALL-E, che svolge fedelmente il suo incarico di accumulatore di rifiuti.

Mentre organizza in cataste a forma di cubo tutto ciò che trova, inizia a conoscere tutti quegli oggetti che hanno caratterizzato la storia dell’umanità, le memorie di un mondo che non esiste più, di cui lui, ormai, è l’unico custode. Fra le tante cianfrusaglie trovate, attira la sua attenzione una pellicola di un film degli anni ’20, in cui due attori danzano e si stringono dolcemente la mano, con il sottofondo di una musica nostalgica. WALL-E guarda e riguarda questa scena, ed emerge qui il suo senso di solitudine, ciò che il piccolo robot desidera con tutto se stesso è qualcuno di cui innamorarsi.

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Un giorno inaspettatamente arriva sulla Terra EVE, un robot di ultima generazione, inviato da una misteriosa navetta spaziale con un compito ben preciso da svolgere: sondare il territorio terrestre per cercare tracce di vita e valutare se il pianeta possa essere ripopolato. Sul suolo deserto e arido del pianeta abbandonato, viene trovata una piantina verde, una piccola e fragile piantina, che, se trattata con le giuste cure, può rappresentare la possibilità di ricominciare da zero, di creare una nuova vita. La speranza di far nascere un nuovo mondo e iniziare una nuova vita, coincide con la nascita di un tenero amore fra WALL-E ed EVE, che per la sua purezza e determinazione cambierà le sorti dell’umanità intera.

Lo svolgersi della storia non è fondato sui dialoghi, in quanto né WALL-E né EVE sono capaci di parlare, ma sulle espressioni e sulle musiche che accompagnano le emozioni e i gesti dei due robot. Per questo il cartone è paragonabile, parzialmente, ad un film muto ed il carattere, la gestualità e l’espressività dei personaggi s’ispira ai primi grandi attori del cinema muto, primo fra tutti Charlie Chaplin.

In conclusione, da un inizio che lasciava immaginare lo sviluppo di una storia lenta, tendenzialmente triste e amara, il ritmo s’inverte e la vicenda cresce sempre di più in velocità, positività ed ottimismo, regalando un’ottima prospettiva con cui affrontare i problemi di oggi, cioè con la speranza che tutto può migliorare.

Francesca Rybcenko