Dr. House, Dottor Gregory “Greg” House, il medico che segnò una tappa eccentrica e fiammeggiante nella linea temporale dei medical drama, venne interpretato da Hugh Laurie. L’attore britannico, nato in ambiente più che altro comico, fece la fortuna della serie. Per contro, la serie non fece la sua: con il finale dell’ottava stagione – che finale! – arrivò un periodo di magra, segnato da alcune dichiarazioni amare di Laurie. È solo recentemente che la televisione lo ha visto di nuovo alla ribalta, accanto a Tom Hiddleston, in “The Night Manager”.
Qui, intanto, si darà un’occhiata a quella vecchia gloria, ideata da David Shore e Paul Attanasio, che tra il 2004 e il 2012 ha fatto la storia delle corsie d’ospedale sul piccolo schermo.
Dr. House, il sole
È tutto molto semplice, da riassumere: Dr. House è il sole del suo universo. L’intera serie è basata su di lui, medico eccezionale, di fama mondiale, ben al di sopra del Q.I. medio umano, e, com’è arcinoto, cinico e manipolatore.
Lisa Cuddy (Lisa Edelstein) è l’unica donna che sa gestirlo, quindi è il suo unico capo possibile: è lei infatti che gestisce il Princeton-Plainsboro, nel New Jersey, ed è lei che ha aperto un reparto di diagnostica appositamente per House.
Otto stagioni per studiare House. È tutto qui.
Ed è straordinario: all’inizio House è un bel mistero, un uomo affascinante fatto di ombre e sfumature, che stuzzica e involontariamente invita a cercare il suo lato più buono; ma man mano che gli episodi accelerano, tutti iniziano ad andare a ritmo, e prendono a orbitare attorno al suo metodo, adattandosi in un modo inedito.
Unico è il Dr. House, unici possono essere l’habitat e la condizione di sopravvivenza di chi entra nel suo cosmo.
A questa danza astrale non possono partecipare persone poco eccezionali. La sua prima squadra è composta da tre medici: Eric Foreman (Omar Epps), Robert Chase (Jesse Spencer) e Allison Cameron (Jennifer Morrison), che entreranno nella mitologia interna alla serie. Benché non si conoscano i precedenti assistenti di House, questi tre sono probabilmente i migliori, quelli che hanno conosciuto meglio il loro capo e che ne sono stati maggiormente influenzati.
Gli sviluppi
Dalla quarta stagione, la squadra cambia: dopo un colloquio durato settimane, tra le decine di candidati vengono scelti Tredici (Olivia Wilde), Chris Taub (Peter Jacobson) e Lawrence Kutner (Kal Penn), i quali rappresentano una seconda fase della serie.
Non si tratta infatti del solo cambio di attori. “Dr. House” è un prodotto televisivo consolidato, e il suo personaggio cardine è stato analizzato sotto moltissimi aspetti, soprattutto in alcuni memorabili episodi, tra cui il finale della seconda stagione, “Mr. Jekyll e Dr. House”. Quindi ora può permettersi di subire qualche scossone. Ha inizio così la fase più dinamica della sua storia personale.
Alcuni eventi, alcune morti (tra gli episodi più belli che mai bisogna ricordarsi di “La testa di House” e “Il cuore di Wilson”, episodi finali della quarta stagione), cambiano House, ne esasperano lo stato psicologico ed emotivo già di per sé poco stabile, e lo conducono verso un punto di non ritorno, il collasso, la riabilitazione.
Sherlock Holmes e John Watson
E così comincia una terza fase, quella delle ultime tre stagioni. La serie è matura: può permettersi di occuparsi di meno dei casi medici e di andare a sondare meglio due dei personaggi storici dell’intera serie. Da un lato Lisa Cuddy, dall’altro James Wilson (Robert Sean Leonard).
E sarà proprio a quest’ultimo che verrà dedicato per intero il finale dei finali, in un tributo elegante, cordiale e affettuoso a colui che è diventato, nel corso degli anni, la controparte perfetta, il “razionalizzatore” della mente oscura di House.
Più si va verso la fine di tutto, infatti, più l’interesse per il funzionamento del corpo umano si rarefà, a vantaggio di un più approfondito studio della psicologia dei personaggi. Le capacità deduttive di House, palesemente ispirate a Sherlock Holmes, fanno da palestra agli altri medici, che a loro volta si ritrovano a notare, a collegare, a dedurre.
A cavarsela bene sono in più d’uno, in particolare i primi tre assistenti, ma è, appunto, James Wilson – che fa da John Watson – a battere tutti. La sua vita domestica, il tipo di lavoro, il suo carattere, tutto richiama l’affidabilità e la sicurezza. Il suo ruolo è capire e spiegare, fare da boa per l’intuitivo per eccellenza, l’House alla deriva. E lo farà fino all’ultimo, suo malgrado anche con il suo ultimo involontario atto… ammalandosi.
Chiara Orefice