Frankenstein ‘o mostro al teatro Bellini
Un musical a tutti gli effetti, dipinto con i colori del gotico ma che riesce in maniera curiosa anche a catturare grasse risate dal pubblico nei suoi accenti dalla più spiccata napoletanità. Parliamo dello spettacolo musicale Frankenstein ‘o mostro, firmato da Sara Sole Notabartolo in collaborazione con “I Posteggiatori Tristi”, un gruppo di attori-musicisti malinconici della vecchia arte della posteggia napoletana, decisi a rispolverarla.
Frankenstein ‘o mostro, tenutosi al teatro Bellini in occasione del Napoli Teatro Festival Italia, è caratterizzato decisamente dall’impronta musicale voluta da questo gruppo di artisti, non solo perché il romanzo gotico per eccellenza viene arricchito di canti e balli che invece di stonare finiscono per rinnovarlo totalmente, ma anche perché i riferimenti alla nascita e alla genesi del gruppo teatrale-musicale vengono filtrati in qualche scena in maniera simpatica e per niente fastidiosa.
Di scena in scena si susseguono indizi correlativi alle scene precedenti e successive, piccolezze che non sfuggono allo spettatore attento; niente è lasciato al caso al pubblico di Frankenstein. Le tinte fosche risultano all’inizio un po’ angoscianti, ma le luci sono giocate molto bene da Giuseppe di Lorenzo e ci si abitua presto a questo gioco che oscilla fra il tetro e il comico. Un po’ disturbante il primo ingresso della compagnia, che si presenta nel ruolo che dovrà interpretare, quello spaventoso, orrido, un po’ macabro, fra urla di paura e strilli di terrore che suggestionano molto l’ambiente e il pubblico.
Scenetta originale quanto divertente quella ricorrente di un cast di attori che improvvisamente, fra una scena e l’altra, si ritrova ad essere un’orchestra in costume, ognuno con il proprio strumento, ognuno con il proprio perché. Tutto da interpretare, ad esempio, quello dell’uomo bestia “incarcerato” in un angolo del palco, dove fa fatto da sfondo e da colonna sonora costante con i suoi versi mostruosi e il suono del suo violino. Indubbiamente la regia ha potuto puntare sulla competenza e la preparazione degli attori, che hanno retto vivacemente e con successo lo stress di uno spettacolo di circa 90 minuti. Non passa inosservato che la drammaturgia si propone anche l’obiettivo di affrontare tematiche sociali non proprio leggere o quantomeno di mandare un messaggio a tal riguardo al pubblico, qualche accenno sarcastico privo da ogni polemica.
Viene affrontata così la problematica dell’operaio alienato nel suo lavoro monotono, quella dello sfruttamento e della privazione di diritti dei lavoratori e se si vuole anche quella della pubblicità occulta. E quanta poesia si cela dietro la consapevolezza meravigliosa che l’unica sostanza inibitoria, corrosiva e catalizzante per l’uomo è prodotta solo da sé stesso, ovvero è solo e soltanto la propria malinconia. Originale l’idea di ambientare un classico della letteratura e del cinema a Capri, proprio per poter usufruire dei simpatici strumenti della lingua napoletana, espediente indispensabile a solleticare il pubblico e ad allontanarsi, seppur passandoci attraverso, dall’idea di “Frankenstein” in quanto classico fantascientifico ed angosciante. Ingegnosa la scenografia di Peppe Cirillo, che opta per uno stile bidimensionale , ma che in questo modo riesce ad ottenere addirittura tre ambienti per tre cambi di scena dal non grandissimo palco del teatro Piccolo Bellini, voltando le pagine della scenografia come se si sfogliassero le pagine di un libro.
Letizia Laezza
Frankenstein ‘o mostr- Teatro Piccolo Bellini (sito ufficiale)