Nella mitologia greca i Titani sono i figli di Gea, la Terra, e di Urano, il Cielo. La leggenda racconta della lotta contro Zeus e i suoi fratelli divini.
L’origine del mondo: Titani e dei dell’Olimpo
La più antica leggenda della mitologia greca racconta di come il mondo ebbe origine dal caos primordiale e di come la Nascita di ogni cosa sia stata accompagnata da catastrofi, rigenerazioni, rischi e rinascite mitologiche. Tra i primi, il sommo Ovidio citò nelle Metamorfosi l’origine del tutto e chiese prova del materiale originario da cui proveniamo, noi semplici uomini e loro gli antichissimi dei.
La mitologia greca racconta della leggendaria storia e delle innumerevoli unioni tra Gea, la Terra, e Urano, il Cielo, primus che fecondò il ventre della sorella e coniuge Terra per dare origine alla vita, generando specie diverse, tra cui si ricordano i Giganti, i Ciclopi e i Titani. Appartengono alla prole primordiale anche tre singolari esseri dotati di caratteristiche fisiche decisamente non comuni; disponevano infatti di cinquanta teste e cento braccia ciascuno.
Si narra che i loro nomi fossero Cotto, Briareo e Gie, esseri mitologici, generati da Urano che si allearono con Zeus, re degli dei dell’Olimpo, durante la lotta contro i Titani per la conquista del potere assoluto sul mondo.
I Centimani, figli di Urano e Gea
Lo scontro perdurava da oltre due lustri e vedeva divise due fazioni: gli dei ancestrali, arroccati in difesa sull’Otri, monte della lontana terra di Tessaglia, e Zeus con tutti i suoi fedeli e forti fratelli, signori dell’Olimpo, il monte dorato. Gea, la creatrice, la madre feconda e la Terra, consigliò al re degli dei di rivolgersi ai suoi strani figli, contribuendo a dirigere il loro favore la prima e più distruttiva guerra di tutti i secoli. Così i Centimani parteciparono allo scontro e gli dei di Zeus vinsero la guerra, scagliando imprigionati ed incatenati nelle viscere della terra i Titani, figli di Urano.
Infossati in un luogo tenebroso, noto in tutti i racconti e i libri di mitologia come il Tartaro, dimensione profonda e oscura tanto quanto chiara e limpida fosse il cielo, Poseidone, fratello alleato di Zeus, dio del mare e delle acque del mondo, si assicurò che i Titani restassero laggiù dimenticati, sigillando la dimensione con una porta di metallo e ponendovi come custodi, Cotto, Briareo e Gie.
Il Tartaro: lì dove giacciono i Titani
I Titani, guerrieri mostruosi furono sconfitti dai meno forti fratelli di Zeus. Un grande contribuito che aiutò gli dei olimpici contro i Titani di Urano venne dal dio Pan, il quale fece scappare via dal campo dell’ultima battaglia i pochi avversari che ancora resistevano, spaventandoli con un terribile urlo, generando una sensazione di angoscia e tormento che oggi viene chiamata panico, appunto derivante da pan. Il dio Pan generò la ritirata degli ultimi titani e conquistò l’ammirazione e il ringraziamento di Zeus.
Alcune leggende vogliono che il dio Pan sia figlio di Ermes ma altre versioni della mitologia, decisamente più credibili, lo collocano in un periodo più “antico”, probabilmente quello dei Titani e dell’origine degli dei. Pan, nell’iconografia classica, viene ancora oggi descritto come provvisto di corna e barba, corpo per metà divino e per metà caprino.
Il dio si tratteneva spesso in Arcadia, vivendo a stretto contatto con i pastori e i contadini, i filatori di seta e i cantastorie, facendo del bosco la sua casa e spiando tra gli alberi folti delle foreste le bellissime ninfe dei fiumi primordiali e le Menadi, fedeli di Dioniso.
Amante, di solito, della pace e delle lunghe passeggiate a contatto con la natura, Pan era dotato di grande disponibilità e armonia, benevolenza e concordia ma le sue qualità non furono mai pienamente soddisfacenti per renderlo degno di essere ammesso ufficialmente accolto nel consenso olimpico.
Tra le sue risorse, la sua rozzezza e primitività o la sua natura pacifica non lo rendevano idoneo ai giochi di potere e alla conquista del comando. Così nemmeno nella prima campale battaglia tra gli dei e i Titani, il suo contributo fu soddisfacente per renderlo membro onorario dell’Olimpo.
L’ora di Pan
Bionda fanciulla ardente,
che al fiume sollevi l’acqua
ed in essa rispecchi mille volti
Rinfresca la mia corsa,
dardeggia il tuo sguardo.
Le tue guance traspariscono al sole
le tue labbra cantano
Il giallo azzurro dei tuoi occhi
rivela la felicità
Il fuoco del sole
accende il tuo seno,
le tue mani danzano con i fiori,
il tuo corpo si scioglie
fra le braccia del sole.
L’acqua scorre sulla tua pelle,
fa nascere i fiori delle stelle.
Corrono frementi le gambe.
Si slanciano le braccia aperte al vento.
Il piacere folle della corsa
anticipa la foga dell’amplesso
Le tue dita fra le mie dita.
Il tuo sguardo sul mio sguardo.
Il tuo riso nel mio riso.
Ardenti le labbra suggellino
ciò che ancora sembrava separato
Vola la ninfa nello spazio azzurro,
scorre fra i mondi,
fa stordire i pianeti.
La rincorrono le comete amanti,
per lodare Dio nel suo grembo
Le mie dita ardenti sul tuo volto
Tremule e timide.
Audaci e feconde.
Ascoltano il tuo tema.
Parlano con i tuoi occhi.
Sognano la tua pelle, la tua anima.
Vola il dio fra i cespugli, fra gli alberi
Vola sulle sabbie infuocate.
Vola fra i pensieri, fra le emozioni.
Non sai da dove arriva,
non sai dov’è.
Accoglilo, o fanciulla divina,
in ogni momento aperta e pronta,
in ogni momento felice e libera.
Intrattienilo,
amalo,
fino a volare con lui.
Incalza il sole sulla mia pelle.
Incalza il dio nel mio petto.
Turbina il vento focoso
canta il fiume che scende dal cielo
Aprimi le tue rosee braccia,
il tuo ventre azzurro.
Porgimi le tue rosse labbra succose.
Ci unirà il dio
in un impeto d’amore
Ci unirà il dio
nell’estasi
Abiteremo i cieli,
vivremo felicità senza nome
Pan
Gloria sia al dio Pan
ardore dei meriggi,
testimone dei fuochi delle stelle
Impeti immensi fomenti ed insegui senza tregua
Canti e spasimi d’amore fai sentire a tutti gli esseri
Cresce il calore immenso
Leoni e tigri albeggiano in noi
per saltare oltre l’ego.
(Eros Dioniso)
Valentina Labattaglia
Bibliografia:
A. CERINOTTI, Atlante dei Miti dell’antica Grecia e di Roma antica, Demetra editrice, Verona 1998
Fonte Poesia: