La persecuzione dei cristiani non è una novità. Perchè la Roma pagana li temeva così tanto? Furono davvero i Cristani a segnare la fine dell’Impero?
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Pax romana e tolleranza religiosa
Quello romano è stato uno dei più longevi imperi della storia, resistendo alle pressioni interne ed esterne per molti secoli. Ciò fu possibile soprattutto grazie ad una accorta politica che sapeva trasformare gli sconfitti in “alleati”. In questo processo, la raffinata cultura greco-romana – unitamente ad una politica del terrore – giocava un ruolo fondamentale per l’integrazione nel sistema romano, che non mancava di argomenti convincenti sotto l’aspetto economico.
L’integrazione avveniva però anche a livello religioso, i Romani riconoscevano le divinità delle popolazioni assoggettate e le facevano proprie. Perché nel multireligioso Pantheon romano non c’era posto per il Nazareno? Cosa aveva il Cristianesimo di diverso?
La specificità giudeo-cristiana
In realtà, Roma era tollerante solo fino a un certo punto. Le popolazioni soggette erano comunque costrette all’adorazione del genio dell’imperatore e a riconoscere la divinità di Roma. Il culto monoteista giudeo e quello cristiano avevano invece un carattere più esclusivo. La richiesta di adorare l’imperatore o la sua effige era inconcepibile. Così il Cristianesimo cominciò ad essere visto come un pericolo per il sospetto di sovversione.
Tertulliano e altri vietavano espressamente la partecipazione alle manifestazioni pubbliche, perché queste presupponevanosempre sacrifici a dei pagani o giochi cruenti. Questi ed altri comportamenti venivano interpretati come un’inaccettabile – seppur tacita – critica. I Cristiani divennero così il capro espiatorio di ogni sciagura: accusati di ogni nefandezza, erano considerati anche come degli “anarchici”. La persecuzione aveva quindi l’appoggio popolare.
Cristianesimo e crollo dell’Impero
I Romani avevano effettivamente ragione di temere la nuova religione? Per lungo tempo si è creduto di sì. La storiografia ha però abbandonato da tempo la teoria che voleva il Cristianesimo come una delle cause – se non la principale – della caduta dell’Impero Romano. Per il semplice motivo che quest’ultimo presentava, già nei primi secoli della nuova era, tutte quelle cause di decadenza (etiche, politiche, amministrative, economiche, demografiche ecc…) che si trascineranno fino alla simbolica deposizione di Romolo Augustolo del 476 d. C. E già l’apostolo Paolo aveva invitato i fedeli ad accettare le autorità terrene, anche se non cristiane (Rom 13).
D’altro canto, i cristiani non erano affatto contenti della decadenza romana. Agostino di Ippona guardava con orrore alla fine dell’Impero, e molti temevano fosse il preludio della fine del mondo. Anche perché l’Impero si era ormai cristianizzato. Probabilmente, anzi, senza il collante della nuova religione, l’Impero sarebbe finito molti anni prima.
Nerone e la prima persecuzione romana
Nel lungo arco di tempo che va dai primi secoli della nuova era fino al IV d. C., persecuzioni imperiali di carattere generale si alternarono a quelle locali. Non mancarono però diversi periodi di relativa tranquillità, i quali erano però spesso seguiti da improvvise vampate di furore anticristiano. Sulla prima persecuzione del 64, quella di Nerone. È particolarmente significativa la testimonianza di Tacito, secondo il quale l’imperatore avrebbe perseguitato i cristiani per allontanare il sospetto di essere stato lui il responsabile dell’incendio che aveva devastato l’Urbe.
Perciò, per far cessare tale diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l’impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; […,] fu condannata una ingente moltitudine, non tanto per l’accusa dell’incendio, quanto per odio del genere umano. […] Perciò, benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di pietà, in quanto venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo (Tacito, Annales, Libro XV, 44).
L’obiettività di queste parole è confermata dal fatto che lo storico ritenga i cristiani meritevoli di morte a prescindere, non avrebbe avuto quindi nessun interesse a presentarli come vittime di un tiranno. Un’altra fonte importante ci parla della vicenda:
…furono inviati al supplizio i Cristiani, genere di uomini dediti a una nuova e malefica superstizione… (Svetonio, De
vita Caesarum, Nero,16).
Anche Svetonio, come Tacito, ha un giudizio negativo del principato di Nerone, ma entrambi sono più anticristiani che antineroniani. Inoltre, Svetonio inserisce l’episodio dei Cristiani non fra le cose negative del principato neroniano, ma fra quelle positive, a confermare ulteriormente il pregiudizio romano di parte pagana.
Ettore Barra