Matrioska è un termine di derivazione russa матрёшка, che ha origine dal latino “mater”, madre.
Rappresenta la colorata, tipica e tradizionale bambola di legno “scomponibile”, contenente al suo interno altre bamboline sempre più piccole, fino alla miniatura più estrema. Il numero di bambole contenute in una matrioska può oscillare da un minimo di tre ad un massimo di sessanta.
Simbolo di maternità, di fertilità e di generosità incondizionata, rappresenta e racchiude l’essenza folkloristica della Grande Madre Russia e di quasi tutti i Paesi dell’Est.
Souvenir locale per eccellenza, esempio di arte ed artigianato legato alla tradizione popolare sovietica, la matrioska, spesso oggetto di collezione, vanta una storia alquanto recente che si arricchisce di aneddoti e racconti.
Nella sua unitarietà apparente, ci introduce in un mondo molteplice fatto di dimensioni sempre più ristrette e profonde; si pone quasi come metafora dell’animo umano che è fulcro e centro intorno al quale ruotano gli infiniti aspetti della personalità.
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Matrioska: le origini della “Matriona”
La tradizione della matrioska, anche chiamata dai russi “Matriona”, fa riferimento a questa tenera “mammina”, “signora rispettabile”, “madre di famiglia” che porta dentro sè altre “figlie”. La sua storia ha inizio intorno al XIX secolo. La sua corpulenta figura ci riporterebbe, secondo alcuni, alle statuette delle veneri del paleolitico, per altri, ad alcuni giocattoli cinesi, giapponesi ed indiani.
Il primo prototipo di matrioska sarebbe stato realizzato dal monaco buddhista Bodhidharma, fondatore del monastero Shaolin, che in Giappone è chiamato Daruma, da cui deriverebbe il nome del giochino famoso di cartapesta. Altre analogie si colgono nelle bambole kokeshi giapponesi ma, con più probabilità, la nostra bambola russa che racchiude il mistero ed il fascino del vento dell’Est, è del tutto riconducibile ad una tradizione pienamente autoctona, la quale vedeva, nel passato, la presenza in ogni casa contadina di una bambola di paglia, fatta a mano.
Secondo fonti più attendibili, la matrioska sarebbe apparsa in Russia, in una regione rurale non molto lontano dalla capitale Mosca, e qui introdotta dalla moglie del famoso collezionista d’arte Savva I. Mamontov.
Intorno al 1880, periodo in cui l’economia russa attraversava una fase positiva, Momontov radunò un gruppo di intellettuali, tra cui vi era Sergej Maljutin che disegnò l’icona di una contadina dal viso tondo e paffuto e dagli occhi brillanti. Questa donna indossava il “sarafan” (vestito tipico, abito lungo fino ai piedi con spalline e grembiule bianco); aveva capelli lisci che fuoriuscivano da un fazzoletto a fiori molto decorato ed acceso e, reggeva in mano un gallo nero. L’idea di questa immagine piacque molto agli artigiani, i quali accolsero ben volentieri tale simbolo e, da qui, cominciò un’ampia produzione attenta e raffinata di matrioske.
Questa bambola al suo interno ne conteneva altre più piccole e ottenne un riconoscimento internazionale a Parigi. Oggi la si può ammirare presso il Museo dei Giocattoli di Mosca, nella sezione “Matrioski”.
Matrioska: tra simbologia e molteplicità dell’Essere
Matrioska come madre
Ogni singola matrioska può contenere figure di ogni genere: donne, uomini, bimbi, animali, soggetti di varia natura; emozioni come il bene ed il male, la paura, la gioia etc; anche se, quelle tradizionali partono con la figura materna, seguita dalla ragazza, poi l’uomo e così via, fino ad arrivare alla bimba: il seme, il principio di ogni cosa.
La matrioska mostra al mondo l’infinito che è in Sè, i suoi innumerevoli “strati” di interiorità che cela nel suo Essere.
Incarna tipicamente il femminile, il grembo, il ventre gravido, la donna che partorisce se stessa in un andamento rigenerativo, portando alla luce le numerose “figlie” che ha dentro.
E’ la madre che accoglie, che protegge, che dà la vita conciliando aspetti contrastanti, i quali entrano in contatto e convivono in un continuo alternarsi di Inizio e Fine, Vita e Morte. Allo schiudersi dell’una segue l’inizio dell’altra. Un pò come l’andamento dell’umano vivere.
Essa simboleggia la famiglia, la bontà, la prosperità. E’ emblema della vita stessa, in cui sono raccolte storie, esperienze, relazioni e ricordi.
Matrioska come metafora dell’Io
La matrioska incarna il passaggio da una realtà “macro” ad un cosmo più ristretto e, non per questo, meno rilevante, anzi, questa bambolina richiama la concentricità dell’Universo, nell’ alternarsi di cicli che si aprono e si chiudono.
Ci insegna che più cose possono convivere in una; quasi a sottolineare pirandellianamente la molteplicità dell’Io sino a raggiungere il centro dell’anima: la parte più nascosta, più pura ed autentica.
Una metafora che ci accompagna in un andamento che va dal “generale” al “particolare” e viceversa.
Dall’insieme si passa alla singolarità dell’individuo, in cui possono interagire più aspetti, come le interconnesse bamboline russe chiusa l’una dentro l’altra.
Rilevante è anche la simbologia racchiusa nel materiale con cui sono realizzate: il legno. Simbolo di resistenza, durevolezza, flessibilità e amore, elemento naturale riconducibile alla nascita e alla primavera, stagione in cui tutto si risveglia. Solitamente, si predilige il legno di tiglio che sta a significare la longevità, oppure quello di betulla che in Russia porta fortuna. Ed è proprio questo che vuole essere il regalo di una matriska: semplicemente l’augurio di una Buona Vita!
Pasqualina Giusto