Nel 2016, grazie ad una serie di eventi organizzati sia in Italia che in Germania, si è celebrato un anniversario molto particolare: i 200 anni dalla pubblicazione della prima parte di Viaggio in Italia di Goethe. Si tratta di un resoconto dettagliato del Grand Tour che il celebre autore tedesco compì in Italia e che durò ben due anni, dal 1786 al 1788.
La fuga da Weimar di Goethe
L’Italia di Goethe è la patria dell’arte, della storia e della cultura. Sin dalla sua giovinezza, lo scrittore di Francoforte sul Meno è affascinato dal “Bel paese”, dai suoi paesaggi e dalle sue ricchezze.
Nonostante ciò, egli deciderà di intraprendere il suo viaggio verso l’Italia molti anni dopo, all’età di 37 anni. Gli ultimi dieci anni della sua vita li ha trascorsi a Weimar, dove ha adoperato tutte le sue forze non solo per risanare la disastrosa situazione economica del ducato tedesco, ma anche per attuare un’importante riforma culturale.
Gli sforzi di quegli anni però affaticano Goethe nel corpo e nello spirito: il poeta si sente vuoto, privo di qualsiasi identità, passione e desiderio. Inoltre, la difficile relazione con Charlotte von Stein, già sposata e con una famiglia, rende la sua permanenza a Weimar ancora più complicata. Il 3 settembre 1786 Goethe decide di lasciare il ducato e di iniziare il suo viaggio verso l’Italia. Le lettere che invierà ai suoi amici saranno tutte senza indirizzo: l’intento di Goethe è sparire e non farsi rintracciare facilmente.
Un viaggio pericoloso ma entusiasmante
Compiere un viaggio come quello di Goethe alla fine del XIII secolo non era semplice. A settembre, infatti, le condizioni atmosferiche potevano rivelarsi poco favorevoli al valico delle Alpi e con il tempo avverso giungere in Italia dalla Germania poteva essere molto pericoloso. Goethe viaggiò per tutta la penisola: da Verona a Venezia, da Ferrara a Roma, da Napoli a Palermo.
Il “Bel paese” era caro all’intellettuale tedesco anche perché sin dalla sua infanzia aveva nutrito il desiderio di dedicarsi alla pittura. L’Italia, dunque, è la meta migliore in quanto patria dell’arte, in particolare quella del Rinascimento. Non solo: osservando la natura e i giardini circostanti, Goethe ha la possibilità di sviluppare la sua teoria sull’Urpflanze, ossia “la pianta originaria e primigenia”.
Gli effetti del “toccasana Italia”
Una volta ritornato in Germania, Goethe decide di raccogliere le sue lettere e i suoi appunti sull’esperienza italiana e di pubblicarli in momenti diversi, realizzando con la sua opera Viaggio in Italia un vero e proprio manifesto antiromantico e ponendo le basi del classicismo di Weimar.
Contemporaneamente, si dedica alla scrittura e alla composizione di alcune delle sue opere più importanti, tra le quali Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister. Proprio in quest’ultimo lavoro di Goethe e nel componimento al suo interno Mignon (musicata da compositori del calibro di Schumann) è possibile leggere l’amore del poeta tedesco per il nostro paese. Nella poesia individuiamo numerosi riferimenti all’Italia: dai primi versi, infatti, leggiamo della flora tipica del Sud Italia:
Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?
Brillano tra le foglie cupe le arance d’oro,
Una brezza lieve dal cielo azzurro spira,
Il mirto è immobile, alto è l’alloro!
Lo conosci tu?
Laggiù! Laggiù!
O amato mio, con te vorrei andare!
e anche dell’architettura di alcune ville del Nord, con le bianche colonne e “le marmoree effigi“. Infine, ciò che si può leggere nell’ultima strofa è il desiderio di uscire fuori dalla nebbia e l’invito a prendere quella strada che non può non portare in Italia:
Conosci tu il monte e l’impervio sentiero?
Il mulo nella nebbia cerca la sua strada,
Nelle grotte s’annida l’antica stirpe dei draghi,
La roccia precipita e sopra lei l’ondata:
Lo conosci?
Laggiù! Laggiù,
Porta la nostra strada, andiamo o padre mio!
Pia C. Lombardi
Note
Immagine in evidenza: Andy Warhol, Johann Wolfgang von Goethe, 1982
Bibliografia
Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia, Oscar Mondadori
Per saperne di più sull’Urpflanze: http://www.goldrootherbs.com/2010/09/27/the-urpflanze-or-goethes-archetypal-plant/