L’infanzia riproposta sotto forma di scultura, questo raccontano le opere di Jurga Martin (qui un riferimento). Giovane scultrice lituana, molto apprezzata e vivacemente riconosciuta negli ultimi tempi, Jurga Martin tramite le sue opere riesce a far rivivere un momento bello a ciascun osservatore.
Chiunque quando pensa alla propria infanzia prova emozioni che lo fanno stare bene e proprio con la speranza e la volontà di riuscire in questo intento Jurga Martin crea i suoi bambini di terracotta. Realistici ma non troppo, espressivi quanto basta e vivaci ma anche angosciati o in pose alternative, tutti i soggetti dell’artista lituana hanno un loro perchè ed una loro consonanza soprattutto rispetto all’ambiente ed al contesto in cui vengono inseriti.
Jurga Martin: bambini di terracotta
La scelta di questi soggetti e della tematica che abbraccia l’intero ciclo può risultare in qualche modo lungimirante e contemporaneamente interessante, dato che non è impossibile ma nemmeno troppo comune analizzare un intero corpus di opere unicamente dedicate alla fase bambinesca dell’esistenza dell’uomo. L’atteggiamento cosmopolita di di Jurga Martin, che oggi vive a Rouen in Francia ha influito nella formazione ed evoluzione della maturità artistica della giovane scultrice.
La dinamica fisica in queste sculture è presente ma evidente solo in chi riesce a leggerla perché seppure i corpi siano atteggiati in pose varie non sempre è semplice farsi coinvolgere dal dialogo con lo spazio che le circonda. Invece coinvolgenti sono le espressioni facciali o meglio lo sguardo penetrante che racconta per ciascuna opera una storia diversa.
Nessuno guarda a questi infanti come si guarda ad un soggetto adulto e nessuno prova a immaginare chi potrebbero essere questi bambini, se realmente fossero esistiti, un giorno. Il legame stretto che la Martin esprime con il mondo dell’infanzia non vuol dire che il suo catalogo non comprenda anche opere di genere vario, infatti una finestra molto ampia inquadra una serie di opere di carattere religioso dotati di una particolare carica espressiva in grado di creare un contatto diretto con l’osservatore, non solo il devoto ma anche il personaggio comune.
Vincenzo Morrone
Fonti: artdoyssey.com, zest.today