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Antichi mestieri napoletani
Ancora adesso è possibile passeggiare per le strette stradine del centro storico della città di Napoli e riuscire a percepire l’atmosfera del passato, i suoni e i rumori caratteristici degli antichi mestieri napoletani. Tra storia e tradizione si colora di memoria il passato del ventre di Partenope, il cui popolo, che versava in condizioni di miseria e povertà, necessitava per sopravvivere soltanto di poche risorse: l’operosità e la determinazione. In tal modo si creavano dal nulla attività stravaganti e mestieri rionali che garantivano la sopravvivenza alla gente del popolo e che rappresentavano per i visitatori un particolare modus di fare arte.
L’Acquaiuolo
Tra gli antichi mestieri napoletani, che avevano come luogo di incontro la strada, si ricorda l’Acquaiuolo. Attività presente fin negli anni Ottanta, l’acquaiuolo era un venditore ambulante, che era solito incontrare tra le stradine della città durante i mesi estivi. Dedito alla vendita di acqua fresca, era solito annunciare ogni mattina l’inizio della propria attività nel quartiere, gridando “Acquaiuolo!”. A quel grido rionale diverse erano le casalinghe indaffarate nei lavori domestici che calavano dal balcone il “paniere” e qualche spicciolo in cambio di una piccola damigiana che serviva per l’acqua.
Inizialmente l’acquaiuolo era solito girare per le stradine della città trainando un piccolo carretto mediante l’aiuto di un asino mediamente giovane. Il venditore dell’acqua divenne poi proprietario di una piccola bottega fissa, oggi quasi del tutto estinta, e adornava il bancone in marmo scuro con limoni, aranci e altra frutta tipicamente estiva. La piccola bottega resiste ancora oggi soltanto in alcuni vicoletti del centro.
‘O Castagnaro
Un’altra simpatica e affascinante figura da ricordare tra gli antichi mestieri napoletani è certamente il Castagnaro, colui che in possesso di piccoli e modesti oggetti, quali un fornello, un pentolone con padella e un panno di lana per trattenere il calore delle caldarroste, riusciva, durante i mesi del primo grande freddo, ad allietare le giornate dei popolani e dei visitatori con un cartoccio di castagne solitamente arrostite, più raramente lessate e cotte in un brodino insaporito con alloro, finocchio e sale.
Tipicamente apprezzate erano le “castagne d’o prevete”, secche e dure da mangiare, che si trovavano sul mercato ortofrutticolo anche dopo i mesi invernali. Il Castagnaro fu un mestiere ambulante noto nella zona di Castellammare di Stabia, antichissima attività gastronomica che deve le sue origini alla vicinanza con Monte Faito, incantevole luogo ricchissimo di castagneti.
‘O Lutammaro
Gli antichi mestieri si distinguono anche per la creatività e l’originalità di quello che rappresentavano in passato. Un esempio concreto di mestieri oggi scomparso perché poco proponibile nell’assetto attuale del mercato napoletano è il Lutammaro. Questo mestiere era il caratteristico impiego simbolo dell’epoca rurale ed agricola. Si faceva largo uso di animali da traino come buoi, asini e cavalli per lavorare e arare vasti campi agricoli o animali affini impiegati abitualmente per il trasporto di persone e passanti nelle stradine della città.
Il Lutammaro, di solito, raccoglieva per strada, per stalle e fattorie escrementi degli animali. Da questa caratteristica deriva appunto il nome, in particolare la cosiddetta “Lutamma” (il termine sta ad indicare la paglia bagnata e mista ad urina e sterco degli “animali da stalla”). La lutamma veniva poi rivenduta a basso costo ai contadini del popolo come concime e fertilizzante naturale per le semine agricole. In seguito lo sviluppo e il progresso delle innovazioni nel campo delle tecniche agricole e, soprattutto l’utilizzo di concimi artificiali, hanno portato all’estinzione e alla scomparsa del Lutammaro, uno tra gli antichi mestieri più degradante e poco redditizio.
‘O Mellunaro
Più conosciuto come il venditore di angurie, meloni gialli e meloni verdi (rispettivamente mellune ‘eacqua, mellune ‘e pane e mellune cu ‘a rezza), il Mellunaro è uno degli antichi mestieri napoletani che ancora oggi traffica per le strade della città. In passato i meloni venivano conservati e appesi, dopo essere stati avvolti in un reticolo di paglia per essere consumati nel periodo natalizio. Durante i mesi estivi ancora oggi la città pullula di venditori di angurie. Da generazioni nel rione San Marco è noto per la perfetta maturazione e qualità dei suoi prodotti il Mellunaro chiamato l’inferno, venditore che presidia le strade con i suoi famosi “mellune ‘e acqua”.
La Napoli degli antichi mestieri
Venditori ambulanti, artigiani senza fissa dimora, popolani che trainano, oggi come allora, un carretto con prodotti da vendere rappresentano la forma più attiva degli antichi mestieri di Napoli. La strada, la piazza, il cortile di un palazzo signorile diventavano i luoghi in cui la gente del popolo trafficava con poche risorse e mediante un po’ di ingegno si rendeva inventore di queste attività.
Gli antichi mestieri napoletani, che oggi sono simbolo della tradizione popolare e secondo i più rappresentano una vera e propria forma d’arte di sopravvivenza per le strade, un tempo erano impieghi quotidiani che permettevano al popolo di non lasciarsi sopraffare dalla povertà e dalla miseria, dilaganti tra le stradine della Napoli del passato.
Mentre il popolo con operosità e continua industriosità si inventava l’arte del vivere modestamente, poco più in là l’alto baronaggio della Napoli nobile indicava e denigrava con disprezzo i mestieri del volgo. Alta e sempre coraggiosa fu la dignità del popolo napoletano, garante della sopravvivenza quotidiana e dell’umile bontà delle classi meno abbienti.
Valentina Labattaglia
Sitografia: