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Un sorprendente primo turno
La scelta da parte degli elettori del centro destra francese di preferire, largamente, nell’ambito del primo turno delle primarie un candidato come François Fillon, ha sorpreso quanti hanno seguito la votazione del 20 Novembre. Il distacco fra sondaggi ed elettorato sembra essere un po’ il leitmotiv di questo 2016, anche se stavolta si è dimostrato imprevedibile non per una scelta populista ma per una, almeno apparentemente, come vedremo, molto meno shock: difatti, per la prima volta quest’anno, a prevalere non è stata la scelta più populista e in continuità con quei valori da “closed”, volendo riprendere il felice articolo dell’Economist.
Nicolas Sarkozy e Alain Juppé
Secondo le Monde, e altri, infatti, questa scelta era Nicolas Sarkozy: l’ex inquilino dell’Eliseo si è presentato con un programma tutto incentrato sulla sicurezza, facendo leva soprattutto sul senso di vulnerabilità che i recenti attentati terroristici hanno risvegliato nell’opinione pubblica d’oltralpe. Con la prospettiva di dedicare alla difesa, ritenuta “priorité absolue“, almeno il 2% del budget entro il 2025, di sospendere il regroupement familial (la possibilità a dei membri di una famiglia separata in più paesi di ricongiungersi, prevista dall’ordinamento francese), limitare la presenza di stranieri e di porre gli imam sotto il diretto controllo del ministero degli Interni, quello di Sarkozy si prefigurava come un tentativo di sottrarre elettori al Front National, l’inevitabile sfidante al ballottaggio. Per i più moderati, invece, è parso, piuttosto, un rischioso appiattimento sulle posizioni di Marine Le Pen: questi elettori di centro hanno trovato in Alain Juppé, primo ministro con Chirac (1995-1997) e attuale sindaco di Bordeaux, il loro rappresentante. La piattaforma di Juppé non rinuncia ai controlli ministeriali sulla predicazione nelle moschee e alla richiesta di trasparenza sul finanziamento delle stesse, meccanismi destinati ad intervenire non preventivamente, ma solo lì dove c’è una radicalizzazione e, soprattutto, attraverso la stipulazione di un accordo con le organizzazioni e associazioni islamiche francesi in seguito ad una mediazione; anche sul problema immigrazione, Juppé si presenta come un moderato, che non è disposto a tenere fuori dalle coperture dell’AME (Aide Médicale d’État, contributo sociale alle spese mediche per gli stranieri irregolari in territorio francese) i casi d’urgenza e a rinunciare al già citato regroupement.
Tertium datur?
Nonostante la sfida si configurasse quindi come uno scontro fra la destra-estrema e il centro-destra, non è stato né il timore di una fuga di voti verso il Front né quello di una retorica troppo frontista a guidare i votanti delle primarie dei Républicains, che hanno preferito al 44,1% François Fillon (ex ministro nel governo Juppé, ed ex primo ministro con Sarkozy), con Juppé che ha invece ottenuto il 28,2%. Invertendo la tendenza che lo vedeva in terza posizione, con un’aspettativa di circa il 10% dei consensi, il candidato si trova, con una simile percentuale, già in netto vantaggio anche al secondo turno. Un’attenta analisi delle promesse elettorali, tuttavia, ci potrebbe indurre a ritenere che forse non c’è molto da sorprendersi: Fillon appare proprio come la perfetta sintesi- e, quindi, superamento- dei due sconfitti, caratteristica che egli stesso ha enfatizzato, presentandosi fin da subito come l’unica valida alternativa alle loro due visioni.
François Fillon e l’economia
Difatti, François Fillon unisce l’aspetto tranquillo e rassicurante di Alain Juppé con l’attenzione al tema sicurezza, e al suo legame con due tematiche incandescenti per il popolo francese, Islam e immigrazione, di Nicolas Sarkozy, il tutto evitando però i due estremi dei candidati: rinuncia, da una parte, alla ricerca di un consenso troppo vasto che, a suo avviso, caratterizza il primo, e all’inseguimento del Front National del secondo, che, sempre per Fillon, ha confuso le elezioni francesi con la scelta per un “super-ministro degli Interni“. Il riassunto di questa alternativa sta innanzitutto nel programma economico, di impronta liberista, che vuole superare sia i difetti, “già noti” per Fillon, di quello dell’ex presidente, sia le timidezze dell’ex primo ministro. Fillon propone una ripensamento della spesa pubblica di almeno 110 miliardi in cinque anni, laddove Juppé si attesta fra gli 85 e i 100; l’abolizione delle trentacinque ore settimanali come tetto massimo nel privato (ritornare al precedente europeo di quarantotto, mentre Juppé lo fisserebbe a trentanove), aumento dell’età pensionabile a sessantacinque anni, proposta che condivide con Juppé; diminuzione di almeno del 10% del numero di dipendenti pubblici. Congiuntamente al programma più nettamente “thatcheriano”, tanto da valergli la definizione di “liberista impenitente” sulle pagine del Foglio, Fillon ha posizioni più forti di Juppé anche sui temi sociali: principalmente, riformulazione della loi Taubira, ossia la legge sui matrimoni omosessuali, per impedire ogni apertura all’adozione per coppie dello stesso sesso.
Francia ed Islam
La grande differenza, dove si riconosce l’autore di “Vaincre le totalitarisme islamique“, e, probabilmente, la ragione del forte distacco da Juppé, è sul rapporto fra République Française e Islam: Fillon vorrebbe porre sotto sorveglianza statale l’ordinamento degli imam, facendo riferimento ad una simile prerogativa sui vescovi, e obbligare ad un controllo amministrativo chiunque abbia intenzione di prendere la parola nelle moschee, almeno “per la durata del periodo necessario affinché l’islam si modernizzi”. Infine, impedire ogni finanziamento da parte di nazioni straniere e mettere fuori legge le associazioni legate ad organizzazioni internazionali di salafiti, ai Fratelli Musulmani, o che inneggiano, o non ripudiano, la jihad. Finché non si riuscirà ad integrare i concittadini musulmani, sostiene Fillon, è opportuno vietare la predicazione in lingua araba. Indubbiamente una simile virulenza e determinazione, che subordina le associazioni islamiche allo Stato, piuttosto che ricercarvi un compromesso come abbiamo visto vorrebbe Juppé, potrebbe essere l’elemento di maggiore vantaggio per François Fillon nella sfida con Marine Le Pen, ai cui appelli per un’Europa dei Popoli può contrapporre la visione più classicamente gaullista, e non meno euroscettica, di Europa delle Nazioni.
Alfredo Galdi
Fonte media e immagini: I, II, III