Agostino ha davvero negato il libero arbitrio in favore di una predestinazione assoluta? Quali sono le differenze col pensiero di Lutero?
Fin dalle origini la Chiesa ha professato il libero arbitrio come una verità di fede, in contrapposizione al fato pagano che legava ciascun individuo ad un destino predeterminato. Solo a partire dallo scisma protestante, il libero arbitrio è stato fatto oggetto di sistematici attacchi, con l’elaborazione di una predestinazione assoluta che non lascia spazio alla scelta umana. Questa operazione teologica si è basata non solo su una rivoluzionaria interpretazione della Sacra Scrittura (in particolare delle lettere paoline), ma anche del pensiero di uno dei più grandi Padri della Chiesa: Agostino di Ippona.
Indice dell'articolo
Le Ritrattazioni
Secondo una certa vulgata, Agostino avrebbe creduto nel libero arbitrio solo nel periodo immediatamente successivo alla conversione al Cattolicesimo, anche per reazione contro il determinismo manicheo, per poi giungere – durante la controversia pelagiana – alla fede in una predestinazione assoluta.
Il pensiero teologico e filosofico di Agostino è vasto e complesso, ma nel caso specifico possediamo uno strumento sicuro per dirimere la secolare polemica sul libero arbitrio. Lo stesso Ipponense, infatti, compose negli ultimi anni della sua vita un’opera intitolata Retractationes, dove ci viene dato conto di tutti i suoi mutamenti d’opinione. Ebbene, il libero arbitrio non compare tra gli argomenti sui quali il grande pensatore ci avverte di aver cambiato idea. Anzi, Agostino volle riaffermare questa verità in una delle sue ultime opere.
De gratia et libero arbitrio
Come si arguisce già dal titolo, si tratta di un’opera specifica sull’argomento e rappresenta la parola definitiva di Agostino. Essa risale infatti al 426 (il Nostro è morto nel 430) ed è quindi posteriore alla controversia pelagiana.
È un’opera fondamentale perché, in un certo senso, Agostino interpreta se stesso e chiarisce il suo pensiero in maniera definitiva. Come si legge nel prologo, l’opera è indirizzata proprio a chi non riesce a conciliare l’azione della Grazia col libero arbitrio, finendo per negare una delle due verità di fede.
Per Agostino, infatti, il libero arbitrio è chiaramente insegnato nella Scrittura, anche perché altrimenti i peccati non sarebbero imputabili all’individuo. Inoltre esso appare evidente dall’espressione stessa dei precetti divini che insistono sempre sulla volontà dell’uomo: “non voler respingere i consigli”; “non voler dimenticare la legge”; “chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso” ecc…per cui
…certamente quando si dice: Non volere questo o non volere quello, e quando negli ammonimenti divini a fare o a non fare qualcosa si richiede l’opera della volontà, il libero arbitrio risulta sufficientemente dimostrato. Nessuno dunque, quando pecca, accusi Dio nel suo cuore, ma ciascuno incolpi se stesso; e quando compie un atto secondo Dio, non ne escluda la propria volontà. Quando infatti uno agisce di proprio volere, è allora che bisogna parlare di opera buona ed è allora che per quest’opera buona bisogna sperare la ricompensa da Colui del quale è detto: Renderà a ciascuno secondo le sue opere (De gratia et libero arbitrio, 2.4).
Libero arbitrio e servo arbitrio
Detto questo, però, non bisogna esagerare. Agostino ricorda infatti che “il libero arbitrio richiede il soccorso della Grazia” perché – come diceva san Paolo – l’uomo ha la facoltà di scegliere il bene ma separandosi da Dio ha perso la capacità di attuarlo (Rom 7, 14, 24).
Niente a che fare, quindi, col servo arbitrio di Lutero che voleva l’uomo come una bestia destinata ad essere montata da Dio o da Satana, senza possibilità di scelta tra i due. Come se il peccato originale avesse completamente e irrimediabilmente distrutto la natura umana, e non semplicemente ferita (secondo l’interpretazione tradizionale).
Grazia e libertà: una misteriosa interazione
La Grazia e il libero arbitrio non sono quindi in contraddizione nel pensiero di Agostino, perché esse interagiscono nell’uomo allo stesso tempo. Per quanto la prima abbia un ruolo evidentemente prioritario: la Grazia spinge la volontà al bene, ma non la forza né l’annulla. Le modalità esatte di questa interazione sono un mistero che Agostino attribuisce all’imperscrutabilità divina.
Ettore Barra