Un racconto per oggetti ed immagini: Edicola Radetzky e altri progetti
Il percorso espositivo, caratterizzato da un allestimento multiforme ed evocativo, inizia con il progetto Cantieri Radetzky, pensato da Andrea Lacarpia e Mirko Canesi. L’idea è nata proprio durante il restauro dell’edicola Radetzky, quando ai talentuosi artisti già coinvolti è stato chiesto di realizzare una serie di opere che richiamassero il tema del lavoro, insieme ad alcuni oggetti e strumenti effettivamente utilizzati in corso d’opera, riproposti in mostra, accostati gli uni agli altri, a pavimento e a parete, per ripercorrere e documentare tutte le fasi del restauro, a dimostrazione di come l’opera d’arte o d’architettura finita non è altro che il frutto di un lungo processo di lavorazione, fatto di step tutti cruciali, di uno sforzo fisico ed intellettuale insieme, di sapienza tecnica e manuale e di fantasia creativa. L’allestimento è ulteriormente arricchito da documentazione video, realizzata da Roberto Rup Paolini, e fotografica, a cura di Liligutt studio.
L’artista Daniele Carpi ha elaborato ampi tessuti, posti verticalmente a parete, che si incontrano procedendo lungo il percorso. I Textil Display assumono l’importante funzione di contestualizzare l’edicola, descrivendo il quartiere della Darsena attraverso la rappresentazione grafica delle sue emergenze architettoniche e dei suoi elementi naturali, come il nuovo Mercato Comunale, l’Arco di Porta Ticinese, la quercia secolare nella piazza, il ponte della Scaletta, l’antenna di Palazzo Sip.
L’ampia sala successiva è dedicata propriamente alla descrizione dell’edicola Radetzky, attraverso specifiche installazioni ed immagini video che scorrono su un display. Due strutture contrapposte, composte da elementi ortogonali, a richiamare le impalcature di un cantiere, lo scheletro di un edificio, un più generico work in progress, accolgono le riproduzioni scultoree delle parti architettoniche salienti di Edicola Radetzky, quali il tetto a pagoda, una specchiatura e la caratteristica guglia. C’è però una differenza: una delle strutture è in legno non trattato con colore, l’altra è invece tinta di verde e accoglie, oltre agli elementi architettonici, anche fluttuanti forme organiche. La loro contrapposizione spaziale coincide con la contrapposizione semantica tra una chiave di lettura più razionale dell’edicola ed un’altra sicuramente più libera e naturale, due punti di vista che non si escludono a vicenda, ma sono complementari e sanciscono la coesistenza, non per forza distruttiva, di componenti eterogenee nei progetti artistici.
Nel medesimo ambiente sono illustrati anche gli altri progetti milanesi che documentano le incursioni urbane degli artisti di Progetto Città Ideale, promotori della rinascita e valorizzazione di ambienti cittadini.
Negli spazi di un’altra struttura in legno ad elementi ortogonali sono raccontati dei format, i quali costituiscono specifici casi-studio su luoghi come atrii di edifici pubblici e residenziali, nicchie e basamenti vuoti e un parco, presentati come incompleti ed in attesa dell’intervento dell’artista che li faccia rivivere, anche in una veste diversa da quella originaria. Un esempio è BASE, progetto sviluppato da alcuni artisti per restituire alla sua funzione primaria un basamento vuoto, sito all’interno dell’Arco di Porta Garibaldi a Milano. La fase successiva, SORRISO ARCAICO, ha sviluppato l’idea in senso inverso, affidando il compito di realizzare un basamento per un oggetto e promuovendo così una sperimentazione a tutto tondo, anche se dilatata in momenti distinti e successivi.
Tuttavia non sempre è facile operare, poiché sono numerosi gli ostacoli che si possono incontrare lungo il sentiero. L’artista che vuole concretizzare la sua intuizione deve fare i conti con vincoli di varia natura, con l’impraticabilità o la limitata accessibilità di certi luoghi, e deve confrontarsi con i materiali, ognuno con particolari caratteristiche. Site Specific Impossibili rappresenta materialmente, con un castello sospeso in aria ed adagiato su un’amaca, proprio la difficoltà di realizzare interventi site-specific e quegli inconvenienti a cui anche Progetto Città Ideale ha dovuto, deve e dovrà far fronte perché ha scelto di porsi in dialogo con spazi dotati di funzioni altre da quelle artistiche.
Tra i progetti site-specific illustrati, vi è anche Gradient, un esperimento di mostra all’aria aperta nel Parco Sempione a Milano, con opere appositamente realizzate da Mirko Canesi, Fiorella Fontana e Stefano Serusi che il visitatore scopre gradualmente seguendo una mappa, in una vera e propria caccia al tesoro, simile all’appassionata ricerca da parte dei fondatori di Progetto Città Ideale di spazi da riqualificare e che possano a loro volta diventare trampolini di lancio per l’arte contemporanea.
Emanuela Ingenito