Il grande storico Giuseppe Flavio ha parlato di Gesù di Nazareth? Nelle sue opere, cosa ci viene detto sulle origini della fede cristiana?
Giuseppe Flavio, storico ebreo-romano, è una fonte importante per gli studi di storia del Cristianesimo. Nelle Antichità giudaiche, infatti, troviamo raccontati personaggi e avvenimenti presenti anche nel Nuovo Testamento. La straordinarietà di questo personaggio si evince già dal suo nome,con un prenomen tipicamente ebreo (Giuseppe) e un nomen romano.
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Giuseppe Flavio: uno storico romano d’adozione
Quella di Giuseppe Flavio, vissuto fra il 37 e il 100 d.C., è una particolare vicenda biografica. Inizialmente coinvolto nella disastrosa rivolta antiromana che portò poi alla distruzione di Gerusalemme (70 d.C.), si consegnò ai Romani in seguito alla sconfitta della sua guarnigione. Nacque così un intenso rapporto di collaborazione con gli ex nemici, tanto da diventare un cliente di Tito e un grande ammiratore di suo padre, l’imperatore Vespasiano. Infatti si integrò così bene nella famiglia imperiale che, anche per riconoscenza, ne assunse il patronimico (Flavio).
Può quindi essere considerato uno storico e uno scrittore romano, ma la sua origine ebrea gli conferisce delle caratteristiche del tutto particolari nel panorama letterario latino. È uno storico molto importante anche perché dedica grande spazio alle vicende della Giudea e ai suoi difficili rapporti con l’Impero.
Il Testimonium Flavianum
Giuseppe Flavio, quindi, era molto informato delle vicende del suo popolo, avendole vissute in prima persona. In questo contesto troviamo il famoso – quanto controverso – passo su Gesù di Nazareth, il cosiddetto Testimonium Flavianum delle Antichità giudaiche. Esso, nella forma in cui ci è pervenuto, sembra essere interpolato a causa di alcune espressioni di fede che non potevano appartenere allo storico. Con ogni probabilità, esse vennero aggiunte da un copista cristiano su un preesistente e quindi originale passo su Gesù di Nazareth.
Giacomo e la Chiesa di Gerusalemme
Nelle Antichità però, ci sono altri due passi riguardanti le origini del Cristianesimo, successivi al Testimonium Flavianum. Lo storico, infatti, ci parla dell’apostolo Giacomo:
Anano […] convocò il sinedrio a giudizio e vi condusse il fratello di Gesù, detto il Cristo, di nome Giacomo, e alcuni altri, accusandoli di trasgressione della legge e condannandoli alla lapidazione (Ant. XX, 200).
La prima cosa da notare è la strana identificazione che lo storico fa di Giacomo. Nelle società antiche, come in quella ebraica, l’identificazione avveniva sempre tramite il padre. Invece qui il punto di riferimento è Gesù Cristo. Segno che forse lo storico ritiene questo riferimento più significativo, almeno per i suoi lettori, di quello del padre di Giacomo. Forse proprio perché di quel “Gesù, detto il Cristo”, Giuseppe Flavio ha già parlato prima e, essendo ormai noto ai lettori, lo usa come valido riferimento per Giacomo.
Questo spiega anche perché lo storico non si soffermi su un personaggio che non poteva non suscitargli curiosità, vista l’intensità dell’attesa messianica del tempo. Da notare, inoltre, che qui, verosimilmente e quindi a differenza del Testimonium Flavianum, non si afferma che Gesù è il Cristo, ma che era detto Cristo.
La morte di Giovanni Battista
Ad alcuni dei Giudei parve che l’esercito di Erode fosse stato annientato da Dio, il quale giustamente aveva vendicato l’uccisione di Giovanni soprannominato il Battista. Erode infatti mise a morte quel buon uomo…temendo Erode la sua grandissima capacità di persuadere la gente, che non portasse a qualche sedizione […] ritenne molto meglio […] sbarazzarsene prendendo l’iniziativa per primo… (Ant. XVIII, 116-119).
La narrazione della vicenda del Battista è simile, negli aspetti fondamentali, a quella evangelica di Matteo (14, 1-12). Le due narrazioni (pur senza escludersi a vicenda) divergono abbastanza, soprattutto nelle motivazioni della condanna. Tanto da far ritenere altamente improbabile una qualche influenza fra le due. Infatti l’originalità di questi ultimi due passi, quello di Giacomo e quello del Battista, non è mai stata ragionevolmente messa in dubbio.
Ettore Barra