Non me la racconti giusta: esperienza nelle carceri della Campania

“Non me la racconti giusta”: frase che un genitore può rivolgere al figlio, piccolo o grande che sia, presupponendo un comportamento errato, ma in realtà è anche il nome di un progetto di rivalutazione dell’ambiente carcerario e dei detenuti.

I membri del Collettivo Fx e Nemo’s tutti artisti, con la collaborazione del magazine di arte contemporanea Ziguline hanno dato vita a questa esperienza nuova e formativa in due carceri della Campania, quello di Ariano Irpino e di Sant’Angelo dei Lombardi. Il fine ultimo di questo progetto è quello di riaccendere i riflettori su quelli che sono gli ambienti riformativi per coloro che commettono violazioni delle leggi ma anche quello di modificare la monotonia e l’omologazione che contraddistinguono la vita di un carcerato.

"Non me la racconti giusta" nelle carceri
“Non me la racconti giusta” nelle carceri

I detenuti secondo la gran parte delle regole carcerarie non hanno la possibilità di possedere quasi nulla che gli appartenga e dunque possa essere proprio e personale, rendere dunque ciascun residente di questi luoghi di detenzione padroni e autori di un’opera d’arte, realizzata tra l’altro con le proprie mani può essere gratificante sotto alcuni punti di vista.

D’altro canto un obiettivo che si è cercato di perseguire con questo progetto è quello della promozione del lavoro collettivo nonché della condivisione di idee e progetti che se organizzati in maniera comunitaria conducono alla collaborazione non forzata ma volontaria anche nell’atto pratico realizzativo. Le opere realizzate in queste due case circondariali sono entrambe dei murales di dimensioni particolarmente grandi che hanno visto la partecipazione in maniera alternata dei detenuti per completare totalmente il lavoro, anche in breve tempo.

"Non me la racconti giusta" nelle carceri
“Non me la racconti giusta” nelle carceri

Nel carcere di Ariano Irpino i detenuti con la collaborazione e l’affiancamento degli artisti del Collettivo Fx e Nemo’s hanno realizzato un murales che ritrae il volto di Ulisse allegoricamente decorato con simboli di vario genere. Il soggetto non è stato scelto casualmente ma con una ponderata riflessione derivata da riunioni a tavolino ulteriore dimostrazione della collaborazione tra tutti i detenuti. Le mura del carcere di Sant’Angelo dei Lombardi sono stati invece tela per un murales raffigurante il volto di Totò simbolo della tradizione napoletana che accomunava la maggior parte dei detenuti.

Il progetto “Non me la racconti giusta”, che ha visto il suo compimento solo in Campania, si auspica che possa diventare d’esempio per tutte le strutture carcerarie nazionali, così da modificare anche in qualche modo la vita di coloro che risiedono in questi ambienti.

Vincenzo Morrone

fonti: art-vibes.com