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Robinson Crusoe: il contesto sociale
Scrittore poliedrico e giornalista attivista, Daniel Defoe (1659-61/1730) è noto per la sua produzione letteraria attiva e copiosa. Romanziere dalle innumerevoli risorse e autore di scritti riguardanti tematiche di attivismo politico, si dedica alla stesura abbozzata del suo romanzo più famoso, The Life and Strange Adventures of Robinson Crusoe, of York Mariner, che appare il 25 aprile 1719 a Londra.
La storia: vicende e peregrinazioni del naufrago
La vicenda senza tempo del giovanissimo marinaio di York si colloca in un particolare contesto storico e socio-economico, periodo di ascesa e affermazione della nuova middle class, la borghesia dirigente inglese in cerca di un’identità culturale e di un riconoscimento letterario. Il Robinson Crusoe si erge a promotore e simbolo dei valori e degli ideali della nuova società economica del Settecento europeo.
Le vicende di Robinson sono legate alla sua inclinazione nei confronti dell’avventura e dell’irrequietezza tipica dell’età giovanile. Il padre del protagonista, un ricco mercante tedesco, si stabilisce a York e trascorre un’agiata vita nel benessere della sua condizione economica borghese. Il terzo figlio di Kreutznaer, Robinson, non condivide interamente gli ideali dell’autoritario uomo e frequenti sono i dissapori tra i due.
Alla richiesta di Robinson di voler andare per mare, il padre risponde con grande eloquenza, sostenendo che l’eccessiva curiosità spesso viene ripagata con errori ed insuccessi. Nonostante i tentativi di dissuasione dalla missione e le parole del vecchio genitore sull’importanza di accontentarsi della condizione di vita raggiunta, Robinson segue le sue scellerate inclinazioni e commette quello che poi definirà come il suo peccato originale, imbarcandosi a Hull il 1° settembre 1651.
Il naufragio: il viaggio e l’odissea in mare
Nel corso dei suoi viaggi, il giovane affronta momenti davvero terribili, imbattendosi in spaventose tempeste e nemici pericolosi. Crusoe attraversa angoscia, pentimento e smarrimento e, sebbene la voce della ragione gli intimi di ritornare a casa dal padre, una forza occulta e invisibile lo spinge a continuare i suoi viaggi senza meta. Robisnon ancora una volta sceglie il mare come compagno di vita e avventure, luogo reale e pericolo, che simboleggia l’ingovernabilità e l’imprevedibilità, specchio letterario dell’indomita e ribelle indole del marinaio inglese.
Dopo essere fuggito dall’Africa e dai pirati, l’inesperto giovane salpa per l’America e sbarca in Brasile, selvaggia terra dall’altro lato del mondo, in cui investe i suoi averi e coltiva piantagioni di zucchero e tabacco. Dopo alcuni anni di duro lavoro, raggiunta la modesta condizione di vita tanto decantata dal vecchio padre, Robinson capisce di essere insoddisfatto e si imbarca nuovamente per l’Africa con l’intento di importare schiavi per le sue piantagioni in Sud America.
Durante il viaggio, la nave affronta una nuova e pericolosa sfida, imbattendosi in un uragano e naufragando a largo del Venezuela, su di una piccola isola disabitata alla foce del fiume Orinoco. Robinson è l’unico superstite quando approda sulla spiaggia isolata: è il 1° settembre 1659.
Robinson Crusoe: irrequietezza, intensità ed errore
Con l’arrivo di Crusoe sull’isola e il naufragio, evento complicante ma necessario per imprimere una svolta alla vita del giovane inglese, le tematiche principali del romanzo diventano il vagabondaggio, il senso di colpa per aver disobbedito alle raccomandazioni del padre, il senso di pentimento e le sofferenze patite in seguito alle continue promesse fatte Dio e puntualmente infrante, per seguire il suo spirito d’avventura.
Così, Robinson diventa l’individuo ideale che rappresenta l’irrequietezza (rambling thoughts), condizione che rende l’uomo troppo errabondo, slegato e sradicato dal suo ambiente di provenienza, rappresenta anche l’intensità, che spinge l’uomo a vedere un eccesso di senso in quello che lo circonda e, infine, è l’errore, che induce in direzioni a causa di un’inclinazione irrazionale, alimentata e fomentata dall’immaginazione, dunque non soggetta al controllo della ragione.
Il naufragio rappresenta la prova da superare e, nella solitudine dell’isola deserta, incomincia davvero la sua storia.
La fuga dall’isola e il ritorno alla civiltà
Durante la lunghissima permanenza sull’isola, esperienza vissuta come segregazione forzata e condizione in cui si consuma l’angoscia e la crisi interiore dell’individuo del Settecento, Robinson tenta diverse volte di lasciare la solitaria spiaggia, per raggiungere il continente e far ritorno alla civiltà. I suoi tentativi di fuga incominciano quando, dopo diversi anni di esilio, decide di provare a costruire una canoa scavata e intagliata nel legno con l’intento di effettuare la circumnavigazione dell’isola.
Il progetto pratico si rivela molto più complesso e diversi sono i tentativi per adempiere al suo compito. Tuttavia, qualcosa cambia nella vita nel naufrago quando, durante una delle sue escursioni per mare, Robinson scopre un’insenatura nascosta, oltre la sua collina: su quelle spiagge mai esplorate prima si imbatte per la prima volta in rituali umani, compiuti dagli indigeni del luogo.
Intimorito dai cannibali, il naufrago abbandona per qualche tempo l’idea di fuggire e decide di rinforzare le sue proprietà e le sue coltivazioni per proteggerle da quelli che vede come nemici. L’avventura prende poi siti inimmaginabili e avviene il salvataggio e l’addomesticamento del selvaggio catturato, il fedele Venerdì, che si dimostra amico leale e perfetto servitore.
La vita solitaria dell’isolano cambia notevolmente e si Robinson si concentra sulla civilizzazione di Venerdì, trasformandolo nel proprio allievo e trasmettendogli la conoscenza, la fede cristiana e la cultura europea. Venerdì è esperto e pratico nelle arti manuali, così aiuta il suo padrone a costruire una nuova canoa, adatta a prendere il mare e a spingersi a largo.
Il duro lavoro e le numerose difficoltà incontrate nella lotta ai cannibali sono ripagate dalla possibilità di mettere in atto il piano originario. Una nave inglese getta l’ancora a poche miglia dalla sua isola e Robinson, aiutato da Venerdì e dagli altri isolani che ha accolto nel so regno, cattura la ciurma sbarcata sull’isola. Piccoli attacchi di guerriglia e azioni a sorpresa sono sufficienti per sconfiggere gli uomini di vedetta sull’imbarcazione e impossessarsi dell’intera nave: Robinson diventa il nuovo capitano e può finalmente prepararsi per la partenza.
Improvvisamente tutto cambia e il naufrago può lasciare la sua isola e fare ritorno a casa.
“When I took leave of this Island, I carried on boards, for relics, the great goat-skin cap I had made, my umbrella, and one of my parrots; also, I forgot not to take the money I found […]. And thus I left the Island, the 19th of December, as I found by the ship’s account, in the year 1686, after I had been upon it eight-and-twenty years, two months, and nineteen days. In this vessel, after a long voyage, I arrived in England the 11th of June, in the year 1687, having been thirty-five years absent”.
Nelle pagine finali della prima parte del suo romanzo, Defoe rende il suo personaggio definitivamente consapevole di non potersi sottrarre più alla sua natura e di non poter più tenere a freno i suoi impulsi.
“And thus I have given the first part of a life of fortune and adventure – a life of Providence’s chequer-work, and of a variety which the world will seldom be able to show the like of. […] I could not keep that country out of my head, and had a great mind to be upon the wing again; especially, I could not resist the strong inclination I had to see my Island, and to know if the poor Spaniards were in being there”.*
Giunto di nuovo sulla sua isola nel 1694, il vecchio naufrago rifornisce gli abitanti di provviste e di tutto l’occorrente che serve, poi parte di nuovo, salpando per i mari dell’Ovest. La prima sezione del romanzo di Daniel Defoe si conclude con la promessa, da parte dell’autore, di raccontare con un ulteriore resoconto gli altri straordinari viaggi di cui è protagonista il suo Robinson, nei dieci anni successivi alla fuga dall’isola, degli incontri e delle avventure in cui si imbatte durante il ritorno alla civiltà.
Valentina Labattaglia
BiBliografia:
- *D. DEFOE, The Life and Strange Surprising Adventures of Robinson Crusoe, of York, Mariner, L.B. TANCHNITZ – Collection of British Autors, London, 1845, Vol. LXXIV.
- D. DEFOE, Robinson Crusoe, Garzanti, Milano, 2014 [Introduzione a cura di Antonio Ricci].