“Scandalo”- testo inedito di Arthur Schnitzler
Scandalo. Forse nasce prima il concetto di “scandalo”, inteso come disobbedienza, come distacco, come comportamento “diverso” (e il diverso si sa, per antonomasia fa paura) e poi le stesse convenzioni sociali che non andrebbero per così dire, “sconvolte”, dal suddetto scandalo.
Comunque, la sua definizione e la sua entità sono relative alle diverse società ed epoche che poi urlano allo “scandalo”.
Nel caso dello “Scandalo” di Arthur Schnitzle, in scena al Mercadante fino al 29 gennaio 2017, ci troviamo in un Vienna di inizio novecento, incastrata perfettamente in tutti gli stereotipi sociali del suo periodo. La trama è semplice: un amore clandestino fra il rampollo di una famiglia da bene e una ragazza di rango inferiore e condizione economica più esigua; in parole povere, un’ “emarginata”, dove per “emarginazione” si intende il mettere all’angolo tutto quanto è nuovo o non convenzionale. Ma a prescindere dalla vicenda specifica analizzata, diciamo che tale struttura è trasponibile a qualsiasi condizione antecedente o contemporanea, in cui ciò che non rientra negli standard viene recluso ed isolato. Interessante notare, sulla base di tali osservazioni, le reazioni dei diversi personaggi al canovaccio della società: c’è chi tende verso un principio di umanità e cerca di discostarsi dall’imposizione di regole vuote e sterili, ma poi non vi riesce, vittima della propria stessa remissività (la matriarca Betty), c’è anche chi, paladina della giustizia e di animo buono, si batte per cause altrui tendendo ad imporre la propria volontà (Francy), ma lasciandosi a tratti soggiogare da chi, invece, assume posizioni rigide che celano motivazioni ben più profonde di un semplice ed inutile rispetto da portare ad una casta stantia, ovvero il rifuggire ciò che rappresenta il prossimo laddove ci si vede il fantasma di ciò che si è stati e che si vorrebbe gettare nel dimenticatoio (Ferdinand), c’è chi oscilla tra l’una e l’altra posizione (professor Losatti), e c’è invece chi la propria posizione l’ha stabilita ed è decisa a non tradirla (zia Emma), in un continuo smascheramento di quegli ipocriti perbenismi che non servono davvero a nessuno, ma che purtroppo è trascinata suo malgrado dal vortice di un’abitudine radicata e più forte dello spirito di solidarietà e dell’acuta intelligenza del singolo. Nel complesso le cose vanno come devono andare … ma nel dettaglio è elemento primario la variegatura delle sfumature e dei tratti caratteriali che si scontrano e si incontrano con le condizioni societarie fino ad istituire vicende che se cambiamo i nomi e gli abiti ai protagonisti, non smettono di stupire per la loro attualità.
Per la regia di Franco Però, lo spettacolo in due atti vede in scena attori del calibro di Stefania Rocca, da ricordare per il personaggio di Emma, che è uno dei pochi che si pone nella posizione di scardinare quello che poi è il vero fulcro della società arida che la circonda, incarnando forse lo spirito arguto dell’autore stesso, che in questo testo mette tutta la sua accanita critica verso la borghesia, e Franco Castellano, che nel contesto serioso e quasi tragico delle situazioni che si susseguono, riesce ad inserire qualche accento di leggerezza grazie al tono dato al suo personaggio, il capofamiglia, un uomo d’altri tempi che vorrebbe ma non può, che capisce, ma poi dimentica, che viene trascinato a destra e poi a sinistra.
Idonea e pulita la scenografia di Antonio Fiorentino, adatti i costumi di Andrea Viotti, caratteristiche le musiche di Antonio Di Pofi.
La piecè, in coproduzione con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Artisti Riuniti e Mittelfest 2015, viene per la prima volta presentata alla scena italiana, figlia inedita dell’autore austriaco. All’apparenza scritta con crudeltà, cela un mare di piccole e grandi crudeltà.
Letizia Laezza
Teatro Mercadante- Scandalo- Sito ufficiale