Negli Stati Uniti il Plavix, uno dei più famosi anticoagulanti di sempre, è al centro di nuovo scandalo per via della sua presunta pericolosità. Altrimenti conosciuto con il nome generico di clopidogrel, questo antiaggregante piastrinico è ampiamente in uso anche in Europa da quasi vent’anni, sin dalla sua originale approvazione nel 1998. Milioni di persone in tutto il mondo ne hanno fatto e ne fanno correntemente uso, infatti, essendo il Plavix uno dei farmaci d’elezione per il trattamento e la prevenzione di numerose malattie cardiovascolari, dell’ictus e di altre patologie legate all’eccessiva coagulazione del sangue. Da sempre considerato come sicuro ed efficace, l’antitrombotico della Bristol-Myers Squibb (BMS) è però stato di recente attenzionato dalla Corte Suprema della California dopo che ben 678 ricorrenti hanno deciso di querelare la casa farmaceutica.
Secondo l’accusa, la BMS insieme al partner Sanofi-Aventis, avrebbe infatti ampiamente sottovalutato la pericolosità del farmaco, nascondendo pubblicamente i rischi associati all’uso dell’anticoagulante per massimizzarne il profitto. Prima che il suo brevetto scadesse nel 2010 infatti, il clopidogrel brandizzato aveva raggiunto vette di vendita inaudite diventando il secondo farmaco più venduto del mondo, con proventi che superavano i 9 miliardi di dollari l’anno. Oltre ai casi già accettati dalla corte Californiana, stime recenti valutano che siano già pronte almeno altre 5,000 querele contro il Plavix nelle varie corti del resto degli Stati Uniti.
Un primo studio clinico pubblicato sul New England Journal of Medicine ha infatti posto l’accento sul fatto che l’antiaggregante piastrinico non solo non sarebbe affatto superiore all’aspirina come da sempre sostenuto dalle ditte produttrici, ma che anzi il suo uso sarebbe associato a numerosi rischi. Fra gli effetti collaterali potenziali del farmaco, si annovera infatti un rischio non indifferente di emorragie gastrointestinali potenzialmente mortali, oltre che di altre patologie gravi come la letale Porpora trombotica trombocitopenica (PTT). Da allora, numerosi altri studi hanno portato alla luce rischi finora ignorati dei quali, secondo le carte processuali, le case farmaceutiche sarebbero state al corrente, ma che avrebbero comunque scelto di occultare soffermandosi unicamente sull’efficacia presunta.
Già nel 2014, le autorità dello Stato delle Hawaii avevano querelato la BMS, accusando la compagnia di non aver rivelato pubblicamente i dati in suo possesso riguardanti l’eventuale inefficacia del Plavix su alcuni soggetti. Secondo un’inchiesta pubblicata da Bloomberg, i trial clinici che avevano portato all’immisione del commercio del prodotto avevano esposto un problema piuttosto grave. Almeno il 30 percento della popolazione non sarebbe infatti in grado di metabolizzare adeguatamente il farmaco a causa di un’anomalia genetica. Secondo il procuratore generale, sia la Sanofi-Aventis che la Bristol-Myers avrebbero ignorato questo dato volontariamente, e avrebbero indefessamente continuato a millantare la superiorità dell’efficacia del loro antitrombotico orale.
Lo scorso Giugno 2016, un giudice federale del New Jersey ha inoltre deciso di reintegrare il caso esposto un’informatrice scientifica della Sanofi-Aventis, Elisa Dickson. La donna aveva infatti deciso di diventare una cosiddetta whistleblower, rivelando alla corte tutti i dettagli su come la casa farmaceutica avesse istruito tutti i suoi rappresentanti a spingere il farmaco sul mercato a tutti i costi, promuovendolo fraudolentemente come un’alternativa a tutti gli effetti superiore all’acido acetilsalicilico.