Tacito è stato uno dei più grandi storici dell’antichità. Quali criteri seguiva la sua ricerca? Perchè fu così poco apprezzato fino all’Umanesimo?
Chi legge le opere storiche di Tacito (I-II sec. d. C.), si trova di fronte ad un autore incredibilmente moderno. Per lo storico, nonostante gli inevitabili errori e le imprecisioni, è una fonte molto attendibile. La serietà della sua ricerca storica è comprovata da molti elementi, come l’ammettere, senza riserve, incertezza e ignoranza su argomenti che non era stato possibile indagare oltre. Per questo è da molti è considerato, insieme a Tucidide, il più grande storico dell’antichità.
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Tacito e la ricerca del vero
C’è un passo delle Annales che forse rende bene l’idea di quanto lo storico romano fosse consapevole dei rischi che si corrono nell’indagine storica:
Tanta ambiguità portano con sé i fatti più importanti, perché alcuni accettano come verità provata ciò che hanno in qualsivoglia modo sentito, altri alla verità cambiano il volto: e tanto le une che le altre notizie, con i passar del tempo acquistano consistenza (Annales, Libro III-19).
Tacito quindi mostra di avere un metodo avanzato che non si esaurisce nelle dicerie. Grazie al ruolo politico ricoperto, egli aveva la possibilità di andare oltre dicerie e tradizioni, avendo a disposizione gli archivi. Il Nostro inoltre presenta una grande onestà nei confronti dei lettori riportando i diversi punti di vista degli eventi, e prendendo posizione nelle questioni controverse.
Il metodo storiografico
Per verificare l’attendibilità di Tacito è necessario considerare, prima di tutto, l’uso che fa delle fonti. Ad esempio, Tacito riporta il discorso di Claudio per la concessione della cittadinanza ai maggiorenti della Gallia Comata.
A lungo ci si è interrogati sulla veridicità di questi resoconti, finchè non è arrivata – come in altri casi – la conferma archeologica dalla Tabula Lugdunensis. Le aggiunte di carattere letterario da parte dell’autore sono presenti, ma la sostanza dei discorsi riportati è veritiera.
L’onestà nei confronti dei lettori si vede anche nel modo in cui lo storico riporta i discorsi. Ad esempio nelle Historiae, introducendo il discorso di Galba, usa la parola fertur. Si tratta di una spia metodologica importantissima, perchè lo storico ammette di riportare il tono complessivo del discorso, e non una trascrizione letterale.
Lo storico e la politica
Alcuni hanno voluto vedere in Tacito un repubblicano nostalgico che per questo tende a parlare male, sempre e comunque, degli imperatori e soprattutto della dinastia giulio-claudia. In realtà lo storico mostra in più passi di ritenere anacronistico ogni tentativo di ritorno al passato repubblicano.
Quindi Tacito non era un oppositore dell’Impero, semplicemente criticava i metodi di gestione e trasmissione del potere in età imperiale. Lo sguardo al passato non aveva carattere nostalgico, doveva essere correttivo di un presente corrotto.
Tacito dà senza dubbio un giudizio negativo di Nerone e di Tiberio ma non bisogna credere che lo storico sia sempre pronto a dare sfogo al suo livore. Proprio su Tiberio e su Nerone si possono riportare degli esempi che sono illuminanti. Riguardo la morte di Germanico, Tacito fa capire che la notizia non dovette dispiacere a Tiberio, il dissimulatore per eccellenza.
Tuttavia lo storico, non avendone le prove, evita di accusare l’imperatore di essere coinvolto nell’assassinio. Così come, negli Annales, Tacito avrebbe potuto dare spazio sola alla versione che voleva Nerone colpevole dell’incendio di Roma, che resta invece una delle possibilità.
La rivincita di Tacito
Curiosamente, lo storico romano non trovò mai un grande successo tra i contemporanei. Probabilmente ciò avvenne soprattutto per motivi ideologici. Prima di tutto fu ostracizzato per le critiche ai vari imperatori e alla gestione del potere in età imperiale. In seguito giocò un ruolo il tagliente giudizio negativo di Tertulliano, che definì Tacito un mendaciorum loquacissimum. Lo scrittore cristiano non perdonava allo storico il quadro a tinte fosche del popolo giudeo contenuto nel V libro delle Historiae, dove venivano definite abominevoli le loro usanze.
Lo storico per eccellenza fu quindi, per secoli, Sallustio. Tacito fu quindi poco conosciuto nel Medioevo e molti libri delle sue opere caddero in oblio. Solo a partire dall’Umanesimo, con la possibilità di un giudizio più sereno, Sallustio venne scalzato da Tacito come modello.
Ettore Barra