Chi di voi è mai stato a Londra avrà senz’altro notato i numerosi riferimenti a Vittoria e Alberto, regnanti che hanno segnato un intero secolo, l’Ottocento. Tra le vie dell’affollata capitale inglese, infatti, ci si imbatte nel Victoria and Albert Museum, nella Royal Albert Hall, nell’Albert Memorial, nella Victoria Station, solo per citare alcuni di questi riferimenti.
Il regno della regina Vittoria e del suo amato consorte Albert, infatti, non è solo stato tanto lungo da coprire quasi un secolo, ma è stato anche ricco di successi e innovazioni epocali, al punto da essere noto proprio con l’appellativo di Età Vittoriana.
Victoria: la serie TV
Ed è proprio la storia di questa regina iconica a essere l’argomento della serie TV Victoria. Composta da 8 episodi, è stata trasmessa dalla rete britannica ITV a partire da agosto 2016 e tornerà nel 2017. La serie è incentrata sulla figura della giovane regina Vittoria, che è interpretata dall’attrice britannica Jenna Coleman.
Victoria è una giovane ribelle e indipendente che, una volta incoronata, è determinata a prendere da sola le decisioni riguardanti il suo governo. In particolare, non ammette l’interferenza della madre, con la quale ha un rapporto conflittuale che oscilla tra l’insofferenza e il desiderio di un riavvicinamento.
Nel primo periodo del suo regno, l’unica persona di cui riesca a fidarsi è il primo ministro, Lord Melbourne (Rufus Sewell), da lei soprannominato Lord M. Il loro rapporto di amicizia particolare, però, rischia di incrinare la sua reputazione, nel periodo notoriamente perbenista che è stato quello vittoriano.
Tuttavia, quando finalmente il cugino Albert (Tom Hughes), principe tedesco di Sassonia, arriva a corte assieme al fratello Ernest, tutto per lei cambia. Lord M. non sembra più così essenziale e Victoria scopre finalmente l’amore, un amore che è stato solido anche nella realtà.
Il loro rapporto complice, infatti, è stato uno dei punti di forza dei due sovrani, che hanno portato l’Inghilterra e, più in generale, il Regno Unito, a dominare a fine Ottocento un impero immenso e incredibilmente robusto.
Ma soprattutto, Victoria e Albert sono riusciti a modernizzare il proprio Paese nonostante l’opposizione dei tanti tradizionalisti. Come appare evidente anche nella serie TV, infatti, i due hanno saputo intuire i vantaggi del progresso e hanno saputo abbracciarlo, rendendo l’Inghilterra pioniera della modernizzazione industriale.
Una serie di alta qualità
Politica e sentimenti, nella serie TV Victoria, si intrecciano continuamente, in un minuetto armonico e piacevole. Inoltre, ogni scena sembra un quadro e riporta fedelmente alla luce le atmosfere del periodo. La disposizione dei personaggi sullo schermo è sempre attenta e volta a creare equilibrio scenico. Scenografia, dialoghi, musica e abiti sono curati nei dettagli. Il linguaggio, la cortesia, i cerimoniali, la postura: niente sembra fuori posto.
L’interpretazione di Jenna Coleman, poi, riesce a sottolineare tutte le emozioni della protagonista. Vediamo così, in rapida successione, una Victoria fragile, che prova per la prima volta dei sentimenti forti e non sa come gestirli. Una Vittoria carismatica, che esercita il proprio potere con determinazione e mette a tacere i subdoli politici (tutti rigorosamente uomini) che la circondano. Una Victoria timorosa nel momento in cui scopre di essere incinta e teme le conseguenze del parto, che all’epoca portava spesso alla morte. E tante altre versioni di una delle regine più influenti della storia della Gran Bretagna.
Infine, è degno di nota il fatto che Victoria possa collocarsi sulla scia di Downton Abbey, altro telefilm British. Ambientati a circa un secolo di distanza, i due show hanno in comune atmosfere e bon ton. Vengono seguiti sia i protagonisti nobili che i membri della servitù, così da creare storyline per certi versi parallele e per altri intracciate.
Questa nuova serie, ispirata agli stessi diari della regina Vittoria, ha quindi tutte le carte in regola per proseguire in numerose altre stagioni. Unica pecca: otto puntate per stagione sono decisamente poche.
Chiara Martino