Mauro Astolfi rivisita i Carmina Burana
O Sorte, come la luna mutevole, sempre cresci o decresci
Questo è l’incipit di uno dei Carmina Burana più conosciuto e probabilmente suggestivo fra i 228 componimenti che ci sono pervenuti.
Tutti e 228 nascono come destinati al canto, ma solo 47 di questi sono stati ricopiati con corredo di musica, per cui non tutti gli andamenti melodici dei suddetti si possono ricostruire.
Parliamo di un corpus di testi poetici risalenti al periodo fra l’anno 1000 e il 1100, scritti prevalentemente in latino, e tramandati in un manoscritto contenuto nel Codex Latinus Monacensis (Codex Buranus), ovvero un codice miniato del 1200, originario del convento di Benediktbeuern, in Baviera, territorio che ne è detentore ancora oggi, infatti il manoscritto è conservato presso il Bayerische Staatsbibliotechek di Monaco.
Un piccolo excursus sulla materia era doveroso per procedere al commento del balletto di danza moderna, che prende la titolazione proprio dai testi musicati medioevali, eseguito dal corpo di ballo “Spellbound contemporary ballet”, il 28 marzo 2017, presso il teatro Bellini di Napoli, dove resterà in scena fino al 2 aprile 2017.
Per le coreografie di Mauro Astolfi, direttore artistico della compagnia e fondatore di questa nel 1994, oltre che artista di fama internazionale, un cast di nove straordinari ballerini è riuscito a rendere per l’appunto, contemporaneo, un balletto strutturato su musiche adattate a testi risalenti al pieno Medioevo.
Un abbinamento di composizioni di Carl Off, Vivaldi e Sasha Karlic che si accordano nel complesso senza stonare, benché i citati maestri possano sembrare molto lontani (se non altro, perché nati a distanza di secoli l’uno dall’altro).
Le loro musiche, fuse al punto giusto dall’ amalgama del balletto che le accorpa in un unico iter suggestivo, capace di sposare la goliardia dei Carmina Burana, i quali argomenti vanno a dispetto dell’imperiosità delle musiche e dei canti in latino, centralizzandosi invece nell’ambito di un’irriverente satira alla corruzione clericale e ai falsi valori della chiesa; ma lasciando la possibilità al coreografo di trovare punti di contatto con la giovialità e la spensieratezza dei momenti musicali del Vivaldi, perfetto sfondo di amori, tradimenti, orge, giochetti maliziosi e vizietti vari.
Con tale prefazione è più semplice comprendere il senso dei pochi ma caratterizzanti elementi che hanno composto la scenografia di Stefano Mazzola.
Per iniziare, un tavolo di legno e due panche. Un tavolaccio semplice, ma molto imponente, che passa dall’essere barriera, balcone, appoggio, talamo di intrecci carnali dove si perde quasi la percezione della fine di un corpo e l’inizio di un altro, all’ospitare banchetti festosi e abbondanti che quasi ricordano i riti bacchici.
Lussuria e Gola, due dei peggiori vizi capitali; specialmente nel Medioevo.
Che siamo nel Medioevo, lo si può evincere da una serie di fattori indicativi quali, ad esempio, un impianto luci che richiama un’atmosfera molto cupa o i costumi delle ballerine con tanto di croce rossa in petto.
Ma che si destruttura e si ironizza il Medioevo nei suoi valori portanti, agli spettatori che non conoscono tutte le traduzioni dei Carmina Burana, viene palesato nella coreografia del balletto stesso; nelle movenze, nella gestualità, nell’alternanza con compositori risalenti a periodi storici lontani rispetto a quello degli anonimi autori dei vari carmi, nell’idea stessa del balletto che se nasce con tale intenzione, la realizza anche in pieno.
Efficace soluzione anche quella del secondo elemento scenografico: l’armadio; una gigantesca credenza che si apre e si chiude a ritmo di musica e all’interno della quale questi funambolici esecutori sono riusciti a muoversi, contorcersi, distorcersi, spostarsi, ballare, dare concretezza e senso compiuto alle note.
Questa danza ironica, scanzonata, irriverente rispetto al periodo, alle circostanze e agli spazi, ha ottenuto favorevoli riscontri del pubblico, tanto che dal 2006, anno del suo debutto, continua a mantenere un vittorioso record d’incassi e dopo circa 250 repliche in diversi paesi del mondo, continua a ricevere entusiasti applausi.
Complici una confluenza di fattori che nel complesso, fanno grande una rappresentazione: idea originale, musiche ben assortite, disegni scene e luci lineari e funzionali, precisa esecuzione, magistrale direzione e coreografia.
Letizia Laezza
Carmina Burana- Teatro Bellini- (sito ufficiale)