Il culto del divertimento secondo Kracauer

Tra gli anni ’20 e ’30 del XX secolo la Germania e Berlino conoscono una capillare diffusione de «i cinematografi» e un periodo estremamente fiorente per lo sviluppo di qualsiasi tipo di svago. Molti autori e filosofi hanno indagato e studiato il successo di questi «templi del divertimento» e non possiamo certamente dimenticare il saggista e critico cinematografico Siegfried Kracauer che nella sua raccolta di saggi “La massa come ornamento” (Das Ornament der Masse, 1963) riflette sul concetto di società di massa e sul nuovo culto del divertimento legato alla diffusione dei cinema.

Il cinema, ossia una residenza di lusso

Kracauer
Alexanderplatz negli anni ’30

Sin dalle prime pagine del suo saggio, Siegfried Kracauer opera una distinzione tra la capitale tedesca e la provincia in rapporto alla popolarità dei cinematografi. Infatti, osserva il critico tedesco, esiste una grande differenza tra quei cinema “di provincia” che «provvedono a un pubblico modesto; e il loro numero va diminuendo» e i veri templi del divertimento (il Capitol, il Marmorhaus, il Gloria-Palast) che stanno popolando sempre di più Berlino e che «registrano ogni giorno il tutto esaurito». La nascente società metropolitana, dunque, apprezza tutti quegli spettacoli cinematografici ospitati in locali sfarzosi, curati nei minimi dettagli nell’architettura e atmosfera. Tale «sfarzo della loro esteriorità» non costituisce però un ritorno ad un passato guglielmino, ma è «frutto di un’alleanza con la fantasia di un artigianato d’arte altamente selezionato». Questi luoghi, quindi, rappresentano «una degna residenza» per la società di massa che trova qui riparo dall’alienazione prodotta dalla quotidianità lavorativa.

Gli effetti che catturano i sensi

Non solo il cinema, ma anche gli spettacoli messi in scena si distinguono per una certa straordinarietà e grandiosità. Mentre in passato si offriva la semplice visione, ora «il film si inserisce come parte di un tutto più ampio». Al film, dunque, si accompagnano altri tipi di esibizioni e di effetti in grado di colpire tutti i sensi degli spettatori: i riflettori, l’orchestra, i suoni («un caleidoscopio ottico e acustico»), la pantomima e il balletto («il gioco dei corpi»). Tutto ciò non è solo spettacolare, ma rappresenta la cultura, la cultura di massa. Il meccanismo individuato da Kracauer sembrerebbe essere sintomo di una società disagiata che tenta di dimenticare la presenza del proprio intelletto attraverso il bombardamento dei cinematografi.

La cultura di massa senza distinzioni

Mentre in provincia, sia nei centri industriali che nelle città più grandi, si può osservare un certo scarto fra i divertimenti delle masse operaie e quelli della classe dominante che si illude ancora di essere custode «di una cultura superiore», a Berlino tutti gli individui («quattro milioni di abitanti») si percepiscono come massa e, di conseguenza, per le «cosiddette classi colte lo spazio che resta è poco. Devono sedere alla stessa tavola o tenersi snobisticamente in disparte». Da questa massa nasce quella che Kracauer chiama l’omogeneo pubblico metropolitano.

Berlino, la capitale dei divertimenti

Kracauer
Potsdamer Platz nel 1930

Berlino è vista come la capitale dei divertimenti e i suoi cittadini come i più disposti a concedersi agli svaghi. Ciò, secondo lo scrittore tedesco, si può spiegare col fatto che il tempo trascorso al cinematografo venga percepito come momento di rivalsa dallo «sforzo delle masse lavoratrici, uno sforzo […] che occupa la giornata senza riempirla». Per Kracauer, dunque, la massa sente la necessità di recuperare quanto ha perduto durante la giornata lavorativa nella stessa sfera superficiale: «alla forma dell’attività lavorativa corrisponde necessariamente la forma della “baldoria”». Il cinema, dunque, nega qualsiasi riflessione e tende all’esteriorità. Tutto ciò non è altro che riflesso di una società che non è più in grado di riconoscere valori «oramai privi di realtà» e finisce per rifiutarli. La realtà è frammentata e tale frammentazione trova il suo tramite nel culto del divertimento:

Il divertimento, che ha senso solo come improvvisazione, come immagine dell’incontrollata confusione del nostro mondo, viene avvolto in drappeggi e ricacciato a forza in un’unità che oramai non esiste più. Invece di riconoscere la disgregazione che spetterebbe a loro rappresentare, questi spettacoli incollano insieme i pezzi in un secondo tempo e li offrono come creazione spontanea.

L’augurio di Kracauer

Il divertimento offerto dai cinema non conduce, quindi, a nessuna totalità. Al contrario, quest’ultima è destinata a restare irrisolta. La riflessione di Kracauer sul culto del divertimento termina con la speranza che ci possano essere in futuro spettacoli che mirino a un divertimento che riveli la disgregazione della realtà e che non tenti invece di celarla. Ciò, per il critico tedesco, potrebbe avvenire proprio a Berlino, «dove vivono le masse che si lasciano stordire tanto facilmente solo perché sono vicine alla verità».

Pia C. Lombardi

Bibliografia

S. Kracauer, La massa come ornamento, Napoli, Prismi, 1982.