John Keats (1795 –1821) è stato un poeta britannico, tra i più significativi del Romanticismo. Il periodo che Keats dedica alla scrittura è drammaticamente breve; si tratta in realtà di soli tre anni: dall’abbandono degli studi di medicina nel 1816, al 1819, anno in cui l’incalzare della tubercolosi rende il lavoro faticoso se non addirittura impossibile. Spesso descritto dalla critica come uomo fragile sia fisicamente che psicologicamente, Keats sembrava incapace di sostenere il peso della non accettazione del suo genio poetico. Quando la critica stroncò ferocemente il suo poema di ispirazione greca “Endymion” pubblicato nel 1818, Keats scrisse al suo amico editore J.A. Hessey:
“La lode o il biasimo non hanno che un effetto momentaneo su colui che per amore della bellezza è già verso se stesso un critico feroce. Le mie obiezioni al mio stesso lavoro hanno sortito su di me un dolore maggiore di quello che la Blackwood o qualunque altra rivista avrebbe mai potuto esercitare e tuttavia sento di essere nel giusto, giacché nessun altra lode tranne la mia potrebbero gratificarmi.”
Anche se le sue poesie non sono state generalmente ben accolte dalla critica durante la sua vita, la sua reputazione è cresciuta dopo la sua morte, e alla fine del XIX secolo, era diventato uno dei più amati di tutti i poeti inglesi. Ha avuto una notevole influenza su una vasta gamma di poeti e scrittori. Jorge Luis Borges ha dichiarato che il suo primo incontro con l’opera di Keats è stata la più significativa esperienza letteraria della sua vita.
Keats e il mare
“On the sea” è un sonetto che Keats scrisse durante un suo soggiorno all’isola di Wight, pubblicato nel 1817. Questa poesia parla del conforto e della libertà che si possono trovare in natura tramite uno dei più ricorrenti topoi letterari: il mare. In questo testo tipicamente romantico trapela dai versi la lamentela comune dei poeti romantici che l’uomo abbia abbandonato la natura per la città, e qui è il mare l’incarnazione della natura che si presenta in grande contrasto con l’artificialità della vita urbana. Come romantico, John Keats era incline a rifiutare le nuove realtà della rivoluzione industriale e la fatica monotono della vita nelle città, preferendo cercare la solitudine per i suoi pensieri nella bellezza naturale del bosco, paesaggi remoti.
“In eterno sussurra intorno a lidi
Solitari, e con l’ansito possente
Dieci e dieci migliaia di caverne
Sazia, finché di Ecate l’incanto
Lascia in loro il suo antico oscuro rimbombo.
Spesso così soave lo ritrovi
Che appena la più piccola conchiglia
Viene smossa per giorni di là dove
Cadde una volta all’ultima nel cielo
Furia di venti. O voi che le pupille
Avete afflitte e stanche, fate loro
Pascolo della vastità del mare;
Voi cui stordì gli orecchi aspro frastuono
O sazievole musica, sedete
Di un’antica caverna sulla soglia
In voi raccolti e balzerete
Come ninfe udendo del mar
Cantare in coro!”
Il paesaggio marino facilita la contemplazione e il raccoglimento per Keats, che sceglie con precisione ed efficacia i termini che descrivono il mare, creando continue contrapposizioni. Le immagini che dominano la prima quartina, forti e possenti, si oppongono all’armonia espressa nella seconda quartina. Il verso d’esordio “in eterno sussurra intorno ai lidi solitari” si contrappone all’ultimo verso della seconda quartina “cadde una volta all’ultima nel cielo furia di venti”. L’acqua è prima simbolo di rigenerazione; attraverso il suono melodioso del mare l’uomo risolleva la propria anima. Ma il mare incute anche timore perché è un elemento naturale instabile e incontrollabile. Keats esprime il suo spirito romantico anche nel disprezzo per i suoni volgari della società urbana moderna. La natura è il rimedio per chi è stanco della modernità. I poeti romantici che hanno preceduto Keats pure avevano denunciato i mali dell’età moderna e dell’industria, esaltando le virtù della natura come suo opposto.
Risvegliare l’immaginazione
Keats vuole che la natura ci risvegli, come se la società moderna fosse troppo apatica: la ricerca dell’uomo del profitto lo ha apparentemente disumanizzato, lasciandolo morto ed indifferente a molte cose come la bellezza della natura. Il riferimento di Keats ad Ecate incoraggia l’idea della natura transitoria di dei e religioni, così come negli ultimi versi, il riferimento alle ninfe del mare porta con sé una nozione del soprannaturale e mitica che rappresenta un disperato tentativo del poeta di risvegliare l’immaginazione dei lettori. Il mare, questa grande energia in natura, con i suoi eterni sussurri dà l’impressione qui di qualcosa di spirituale, come un “Dio della natura”che protegge le coste, altro tema tipico del romanticismo.
Maurizio Marchese
Fonti:
John Keats, Poesie, Mondadori, 2004.
Jorge Luis Borges (2000). This Craft of Verse. Harvard University Press