Morra De Sanctis è un piccolo e grazioso borgo irpino in provincia di Avellino.
Sorge lungo il fiume Ofanto ed offre un magnifico panorama di grande effetto da ogni punto del paese. Fino al 1934 era denominato “Morra Irpino”, solo successivamente divenne “Morra De Sanctis”, in onore dell’illustre personaggio storico, sommo critico letterario, uomo politico Francesco De Sanctis, che qui ebbe i suoi natali. Egli stesso descrive ed introduce la sua terra dicendo:
“Dunque una costa in pendio avvallata è Morra. Ed è tutto un bel vedere, posto tra due valloni. […] Non c’ è quasi casa, che non abbia il suo bello sguardo, e non c’è quasi alcun morrese che non possa dire: io posseggo con l’occhio vasti spazi di terra.”
Lo scorso 28 marzo 2017, Morra si è vista protagonista dell’Irpinia nella celebrazione del Bicentenario dedicato proprio al De Sanctis, con l’inaugurazione di Casa e Largo Molinari e l’apertura del Castello Morra-Biondi che, insieme alle varie chiese e musei, sono il vanto della cittadina.
Il paese ha origini antiche risalenti tra il IX e VI secolo a.C. di cui ci sovvengono molti reperti, i quali, inoltre, testimoniano anche la presenza di un insediamento sannitico, poi divenuto sito strategico in epoca romana sulla cui tratta si sviluppò il feudo-castello di Castiglione di Morra, scomparso nel XIII secolo. Nel IX secolo fu presidio fortificato tra i due principati longobardi di Salerno e Benevento e, per via della sua posizione, fu coinvolto nelle guerre tra Longobardi, Bizantini e Saraceni. Fino al 1385, fu feudo della famiglia baronale dei Morra, per poi passare agli Zurlo e ai Caracciolo e tornare ai Morra dal 1618 fino al 1806. Durante i moti rivoluzionari del 1820-21, tra i patrioti morresi esiliati dal re Ferdinando, vi erano anche due zii di F. De Sanctis e, nel 1837 e nel 1854, il paese fu investito dal colera oltre che colpito da vari terremoti nel corso della storia (1456, 1694 e 1980).
Morra ed il suo illustre cittadino Francesco De Sanctis
Letterato, storiografo e politico italiano dell’800, Francesco De Sanctis nasce a Morra il 28 marzo 1817, destinato a diventare una delle figure storiche per eccellenza inerenti l’Unità d’Italia, momento a cui diede il suo forte contributo culturale. Egli, rivolgendosi ai giovani, attesta, così come possiamo vedere riportato sul basamento della statua a lui innalzata nei pressi di Casa De Sanctis:
“Giovani, studiate, educatevi, siate intelligenti e buoni. L’Italia sarà quello che sarete voi.”
Percorrendo le stradine di Morra, in un vicolo seminascosto, è ancora possibile visitare la dimora in cui nacque il critico letterario e che, oggi, appartiene ai discendenti della famiglia De Sanctis.
Giovanissimo, Francesco si trasferì a Napoli dove le sue doti di fine letterato si imposero all’attenzione della società del tempo che lo volle nel Governo provvisorio di Garibaldi come Ministro Dell’Istruzione nell’Italia post-unitaria. Lottò contro l’ingiustizia e la corruzione, senza mai perdere di vista l’interesse verso la sua terra e la sua fervente attività di critico letterario. Massimo esponente italiano della critica romantica, annovera tra le sue opere la “Storia della Letteratura Italiana” che è anche storia della coscienza nazionale. Morì a Napoli il 29 dicembre 1883, dopo aver politicamente dato il suo contributo all’Unità in ambito culturale, insieme al Mancini che invece contribuì dal punto di vista giuridico.
Morra: alla scoperta di edifici e monumenti
A pochi passi da Casa De Sanctis, a Morra, sorge la Chiesa a croce latina dei Santi Pietro e Paolo, risalente al 1700 che conserva al suo interno il coro ligneo originale, oltre al quadro rappresentante l’Assunta con i rispettivi Santi.
Da questo punto, fino a salire verso il castello, si gode di un’eccezionale vista mozzafiato che domina su tutta la Valle sottostante e da cui è possibile scorgere anche la Diga di Conza (oasi naturale del WWF che contiene al suo interno numerose specie ittiche e aviarie).
In alto, troviamo la roccaforte, edificata in età longobarda, rifatta in epoca normanna ed ampliata durante la dominazione Sveva. Il maniero all’inizio del XVII secolo venne trasformato dai Caracciolo in residenza gentilizia. In seguito, altri interventi si sono resi necessari per ristrutturare il fortilizio e renderlo accessibile al pubblico, seppur poco resta della costruzione originaria.
Tale Castello Morra-Biondi ha un fortissimo legame con Isabella Morra, poetessa del ‘500, lontana parente dei Morra Irpini, la cui storia è avvolta in misfatti di amore, vendetta, sangue e politica. Siamo all’epoca di Francesco I e Carlo V, l’età della guerra tra Francia e Spagna, periodo in cui Isabella viveva con i suoi fratelli nel castello lucano di Favale. Di animo sensibile, la poetessa si formò sugli scritti di Petrarca e dall’incontro con un poeta spagnolo, cominciò ad intrattenere un’amicizia epistolare con l’intellettuale che, però, la condusse alla morte. Fu infatti uccisa dai fratelli per motivi di onore e politica.
Tra le perle di Morra inoltre, va ricordato anche Palazzo Molinari, il più bel palazzo signorile del luogo con giardino pensile, abbellito da affreschi spettacolari e dove sono allestiti parte dei cimeli garibaldini messi in mostra durante l’itinerario culturale tenutosi lo scorso mese.
Troviamo infine: l’Antiquarium; il Museo comunale allestito nell’ambito dell’iniziativa del Parco Letterario che ospita parte delle memorie desanctisiane; la Chiesa e l’obelisco di S. Rocco e la Chiesa di Montecastello.
Morra è dunque: storia, cultura e tradizione che va ad arricchire lo scenario della verde Irpinia e non manca anche di sorprenderci in tavola, dove a farla da padrone è il “culto” del baccalà.
Non a caso, curiosità particolare di gastronomia è il cd. “baccalà alla ualanegna” ovvero dal dialetto morrese “ualano” che indicava il contadino alla guida dell’aratro trainato da buoi.
Pasqualina Giusto