In periodo pasquale può essere interessante recuperare un mito pagano, che tuttavia associa, esattamente come il pensiero cristiano, l’idea di nascita all’uovo: parliamo della nascita di Elena.
La discendenza di Elena è molto dibattuta, e assomiglia per certi versi a quella di Eracle: sono coinvolti due genitori mortali e un dio. I genitori coinvolti sono Leda, donna mortale, Tindaro, uomo mortale, e (ovviamente) Zeus. I fratelli di Elena, invece, sono i Dioscuri (Castore e Polluce) e Clitennestra, la moglie di Agamennone.
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Il mito omerico
Sin dall’Iliade si discute se i quattro fratelli siano nati tutti insieme, dunque concepiti nella stessa notte. Secondo il poema omerico, Leda si unì con Zeus e concepì Castore, Polluce ed Elena; poco dopo giacque col marito e concepì Clitennestra, l’unica figlia mortale.
La particolarità del racconto, sin dalle sue origini, è legata al fatto che sia coinvolto un uovo nella nascita di Elena: qualsiasi variante considereremo, l’uovo è un elemento sempre presente. Nella versione omerica Leda fu sedotta da Zeus sotto forma di cigno, e per questo depose un uovo, da cui nacquero i divini Elena, Castore e Polluce.
Pindaro: Elena divina
Secondo il mito canonico di Pindaro (Nemea X), ben più recente di Omero, i quattro figli di Leda dovevano essere distinti in due “gruppi”: due, Elena e Polluce, erano divini; gli altri, Castore e Clitennestra, erano i figli mortali. Per spiegare la diversa natura dei quattro nati, Pindaro tramanda che Leda depose ben due uova. Dal primo uscì la coppia mortale, Castore (destinato alla morte e alla “resurrezione” grazie a Polluce) e Clitennestra, figli di Tindaro; dal secondo spuntarono i due figli di Zeus, i divini Elena e Polluce.
La variante tarda
Secondo una versione più rara, invece, l’uovo non sarebbe stato deposto da Leda, ma semplicemente appoggiato tra le sue gambe dopo che Nemesi l’ebbe concepito unendosi a Zeus. In tal modo, Leda fu considerata solo per convenzione madre dei quattro figli. Quando Zeus vide per la prima volta i suoi figli divini, decise di imprimere nel cielo l’evento, creando la costellazione del Cigno e dell’Aquila.
L’uovo e il mondo divino
La lettura del mito è molto vicina alla nostra tradizione. Secondo alcuni, Leda era la raffigurazione di una dea, forse Latona, madre di Apollo e Artemide. L’attribuzione di un uovo ad una dea è comune a molte civiltà, non soltanto a quella greca. Anche i Druidi, infatti, durante una festività simile a quella pasquale, cercavano sulle sponde della Gallia l’uovo deposto da una dea sotto forma di serpente.
È dunque chiaro che l’uovo quale segno di vita appartenga tanto al mondo pagano quanto a quello cristiano, e tale pensiero si sia perpetrato grazie all’intima connessione tra le due civiltà. La nostra tradizione affonda le sue radici sin dalla letteratura greca, in cui l’uovo è sempre prerogativa del mondo divino, e dunque della sua immortalità.
Alessia Amante