Nelle tragedie analizzate per il ciclo sulle forme della sessualità in Shakespeare (Romeo e Giulietta, Otello, Antonio e Cleopatra), l’Eros è legato indissolubilmente alla sua controparte, Thanatos. Quello di Eros e Thanatos è infatti il paradigma dicotomico su cui si fonda il meccanismo tragico dei drammi sopracitati. La stessa intensità con cui i protagonisti si erano gettati nelle braccia della passione si trasferisce ai moventi e alle modalità della loro morte, che sempre corrisponde a un suicidio o a un omicidio (caso riguardante solamente Desdemona tra le opere analizzate).
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Eros e Thanatos: due principi freudiani
Eros e Thanatos come principi dell’esistenza e motori della vita sono teorizzati dal padre della psicoanalisi Sigmund Freud, avendo una grande risonanza nell’arte e nella cultura del Novecento. Nel saggio Al di là del principio del piacere, Freud giunge a esporre il suo pensiero sul rapporto tra Eros e Thanatos partendo dalla considerazione della pulsione, che nella terminologia psicoanalitica non è l’istinto, relativa ad un bisogno specifico, ma una forza psichica e fisica d’origine interna all’individuo, che lo anima perennemente ed è il motore del suo apparato psichico.
Le due pulsioni teorizzate da Freud sono appunto quella di vita, che dà origine ad organizzazioni armoniose sempre più complesse, e quella di morte, che ostacola perennemente il tentativo e l’operato della sua rivale cercando di riportare il vivente ad una forma di esistenza inorganica.
L’unione tra le due pulsioni
Le due pulsioni, che in tedesco corrispondono a Lebenstrieb e Todestrieb (laddove Trieb è appunto
“spinta”), combattono una battaglia all’ultimo sangue in seno allo psichismo. Nonostante questa opposizione, nell’arte e nella filosofia i due principi sono spesso associati l’uno all’altro, diventando l’Eros l’altra faccia di Thanatos e Thanatos l’altra faccia di Eros. E Shakespeare mostra piena consapevolezza della dicotomia tra le due pulsioni, adoperata ripetutamente nella sua opera drammatica.
Eros e Thanatos in Romeo e Giulietta
Ben risaputo è che Romeo e Giulietta sono due adolescenti che si innamorano in maniera fulminea a una festa in maschera a casa Capuleti, che in pochi giorni gli eventi si precipiteranno loro contro costringendoli a incontrarsi e a sposarsi di nascosto. Che la forza del sentimento che li aveva spinti a rischiare la vita pur di consumare pochi momenti di passione insieme li spingerà – privati per sempre della speranza di amare l’altro – al suicidio. Il loro amore si trasforma così in morte. La dicotomia tra Eros e Thanatos è sancita da una delle scene più celebri e tragiche dell’opera, in cui Giulietta, uccidendosi col pugnale di Romeo, recita:
O happy dagger! / This is thy sheath; then rust, and let me die.
(O pugnale benedetto! / Questo è il tuo fodero. Questa sia la tua ruggine e la mia morte)
Sarebbe dissacrante rintracciare un riferimento sessuale nella tragica battuta della giovane innamorata?
Spade e guaine
Eppure, in Shakespeare, la sessualità è spesso nascosta tra le righe e le battute dei personaggi, insinuandosi anche nelle scene più tragiche e liriche. Infatti, le armi, come nei doppi sensi e nei giochi di parole di Sansone e di Mercuzio, sono spesso usate per riferirsi all’organo genitale maschile; allo stesso modo, guaine e foderi rappresentano l’organo sessuale femminile.
Ma l’ambiguità è presente anche nell’ultima parola pronunciata da Giulietta, “die”, in quanto, come ci suggerisce l’Oxford English Dictionary, il verbo poteva assumere il significato letterale sia di ‘andare all’altro mondo’ sia di ‘avere un orgasmo’. Con un sottile ed elegante gioco metaforico, il drammaturgo inglese ha così rappresentato in un’immagine emblematica l’unità inscindibile dei due principi di vita e morte, di Eros e Thanatos.
Eros e Thanatos in Otello
Anche nella scena finale di Otello amore e morte si fondono nell’immagine del Moro che muore baciando la sua amata. “I kissed thee ere I killed thee: no way but this, / Killing myself, to die upon a kiss” (“Io prima ti ho baciata, poi ti ho uccisa. / Altro non mi restava / che uccidermi, e morire su un tuo bacio”) sono i due versi pronunciati da Otello prima di morire, in cui le azioni contrastanti di “kiss” e “kill” sono poste in relazione tra di loro, unite dallo stesso suono della lingua (l’allitterazione ki). Ma la stessa didascalia di Shakespeare, “[Kisses Desdemona, and] dies” (“[Bascia Desdemona, e] muore”), confermano questa immagine.
Lenzuola d’amore e lenzuola di morte
Nella tragedia del Moro, l’amore puro e innocente di Otello viene trasformato in gelosia assassina dal piano malvagio messo in azione da Iago. Un ruolo importante assumono le lenzuola del letto di Otello e Desdemona: le lenzuola su cui hanno dormito i due sposi (e non si sa se mai abbiano consumato sessualmente il loro matrimonio) diventano alla fine del dramma lenzuola di morte.
E un legame particolare si instaura con il fazzoletto sporco di fragola, movente principale della gelosia assassina di Otello, poiché, secondo molti critici, rappresenterebbe il riflesso della verginità sottratta alla donna.
Eros e Thanatos in Antonio e Cleopatra
Fondamentale è il legame tra Eros e Thanatos anche in Antonio e Cleopatra, la tragedia che narra le vicende del famoso condottiero romano e della sensuale sovrana egizia. I personaggi romani sottolineano la distruzione verso cui è stato condotto Antonio dal fascino sensuale di Cleopatra. La relazione amorosa tra i due personaggi si rivela infatti distruttiva per entrambi, che si vedranno costretti a uccidersi, l’uno con un pugnale, l’altra con un serpente velenoso, alla fine della vicenda.
Nell’analisi della sessualità in Antonio e Cleopatra, si è constatato il riferimento al mondo animale nella definizione della natura sessuale di Cleopatra, paragonata a una “giumenta” e a una “vacca”. Ma l’animale che meglio rappresenta la sovrana d’Egitto è il serpente, a cui viene costantemente paragonata nella tragedia.
“Serpente del vecchio Nilo”
Nella quinta scena del primo atto lei stessa, riportando le parole di Antonio, si definisce “Serpente del vecchio Nilo”. E il serpente è un animale legato a un’arcaica e ricca simbolicità, da sempre associato alla sessualità. Per Freud, nell’ambito dell’interpretazione dei sogni il serpente è legato alla forza sessuale e creativa e al potere del maschile.
Non a caso, alcuni critici hanno rintracciato uno scambio dei generi tradizionali nella relazione amorosa (e sessuale) tra Antonio e Cleopatra, la quale sembra svariate volte assoggettare e piegare l’uomo romano alla propria volontà. Nella quinta scena del secondo atto, la sovrana racconta dell’episodio in cui i due amanti si erano scambiati gli abiti in un vero e proprio scambio di ruoli sessuali:
ed al mattino dopo
prima dell’ora nona,
lo feci ubriacare nel suo letto,
gli misi addosso le mie acconciature
e il mio mantello, mentre mi cingevo
al fianco la sua spada di Filippi.
Non sorprende, dunque, che Cleopatra adoperi un serpente velenoso per abbandonarsi alla morte: nella ricca simbologia dell’animale sembrano infatti annidarsi riferimenti al maschile, alla sessualità e ai pericoli in essa contenuti.
Salvatore Cammisa
Fonti:
William Shakespeare, Tutte le Opere, a cura di Agostino Lombardo, Newton Compton editori, Roma, 2012