Cos’è il tempo? È possibile misurarlo? Queste sono solo alcune delle questioni sulle quali la filosofia dagli albori ad oggi si è sempre interrogata. A riprova di ciò il fatto che siamo soliti associare ai nomi dei più grandi filosofi alcune loro affermazioni inerenti proprio alla concezione del tempo. Ma quali prospettive apre oggi la filosofia del tempo e con quali problemi si deve confrontare? Cercheremo di capirlo a partire dalle teorie attualmente più accreditate e dalla difficoltà di attestarne la correttezza con i metodi che abbiamo a disposizione.
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La filosofia del tempo da ieri ad oggi
Se nessuno me lo chiede, so cos’è il tempo, ma se mi si chiede di spiegarlo, non so cosa dire.
Questa l’opinione di Agostino, che già secoli addietro manifestava la difficoltà di dare una definizione adeguata e coerente del tempo.
Alla sua celebre affermazione potremmo affiancare quella di Nietzsche relativa all’eterno ritorno dell’uguale e così quella di tanti altri, filosofi e non, che nel corso dei secoli hanno cercato di incasellare il tempo nell’una o nell’altra categoria.
Sarebbero dunque diverse le questioni da sviscerare, anche se in questo frangente ci limiteremo a considerarne solo alcune. Al centro dell’attuale filosofia del tempo vi è innanzitutto lo scontro tra gli assolutisti e i relazionisti: i primi ritengono che il tempo esista a prescindere dagli eventi, poiché se così non fosse, con il ripetersi di un evento, dovremmo ammettere che il tempo è tornato ad uno stato precedente; per i relazionisti invece il tempo è afferrabile solo grazie alla presenza degli eventi che, in quanto tali, sono sempre irripetibili.
Il contributo di McTaggart: teoria A e teoria B
La disputa è stata però superata dal contributo che Ellis McTaggart ha dato alla filosofia del tempo, definendo quest’ultimo come un sistema di elementi, i momenti, che sono tra loro in relazione (di prima e dopo) e che presentano delle proprietà (passato, presente, futuro). Così facendo, egli ha fissato la distinzione tra A-proprietà e B-relazioni e posto la base per lo sviluppo delle due teorie più accreditate degli ultimi anni nella filosofia del tempo: la teoria della A-serie, che segue l’ordine delle A-proprietà, e quella della B-serie, che segue l’ordine delle B-relazioni. I sostenitori della teoria A guardano al tempo come ad una un insieme di eventi che si susseguono e, privilegiando il presente, ammettono l’esistenza di eventi effettivi. La teoria A considerata in generale include in sé l’eternalismo, secondo il quale tutti gli eventi effettivi esistono, sebbene solo alcuni siano presenti.
Ci sono però altre versioni della stessa teoria come il presentismo, che considera solo l’esistenza del presente, e il passatismo, che considera solo quella del passato. Nell’altra fetta della filosofia del tempo rientrano invece i sostenitori della teoria B che, rinunciando alle A-proprietà e all’idea di una presentezza oggettiva, riconducono la realtà del tempo all’esistenza di fatti B-relazionali. Al riguardo Orilia scrive:
La teoria B ammette però fatti B-relazionali atensionali, ossia che gli elementi temporali siano oggettivamente e immutabilmente connessi da B-relazioni quali la simultaneità e la precedenza temporale.
Anche la teoria B, non distinguendo oggettivamente tra passato, presente e futuro, ammette l’eternalismo che è diverso da quello della teoria A, perché nega che gli eventi presentino oggettivamente delle A-proprietà.
Il principio metodologico del credito iniziale
Da ciò emerge che sia la teoria A e che la teoria B possono avere diverse declinazioni, che includono questioni di ampio respiro, riguardanti la differenza tra il tempo dell’enunciato e quello dell’evento così come quella tra eventi virtuali ed effettivi e ancora l’adesione al tensionalismo ontologico o all’atensionalismo ontologico. Per approfondire tali questioni rimandiamo al testo di Francesco Orilia, Filosofia del tempo, anche se già da questi primi accenni possiamo renderci conto delle complessità tangibili che ancora interessano la nozione di tempo.
Al profilarsi di uno svariato numero di teorie, che comporta lo schierarsi dei filosofi a favore dell’una o dell’altra fazione, si aggiunge la fallacità degli approcci e dei metodi utilizzati nella filosofia del tempo per attestarne la validità. Tra questi spicca il Principio metodologico del credito iniziale, secondo il quale si valuta la teoria più vicina al senso comune almeno fino a quando scienza e filosofia non saranno riusciti a smentirla. Ovviamente neanche questo basta, giacché in un primo momento la teoria A sembra quella più credibile, rimandando alla percezione alquanto condivisibile dello scorrere del tempo; ciononostante non tutte le sue varianti soddisfano il senso comune.
L’esempio del presentismo
A riprova di ciò, possiamo prendere a modello il presentismo, che è tra le teorie più rinomate della filosofia del tempo. Orilia infatti annovera dapprima i punti che ci portano a pensare che il presentismo rientri nel senso comune e successivamente quelli che ci portano a pensare che ciò non accada. Tra i primi punti rientrano:
- il risparmio ontologico che ritiene esistente solo ciò che esiste;
- il tridimensionalismo, secondo il quale l’oggetto che esiste nel momento presente non è diviso in fasi temporali, ma è presente interamente a differenza di quanto accade per l’eternalismo;
- il divenire assoluto che emerge dall’assenza di passato ed è conforme a quella di un futuro aperto in cui a dominare è il libero arbitrio.
La filosofia del tempo deve considerare anche il mancato approdo del presentismo al senso comune, dovuto ai seguenti punti:
- il problema dei fattori di verità, ovvero esistono proposizioni vere che riguardano il tempo passato o futuro;
- l’impossibilità di negare l’esistenza di momenti passati o futuri ai quali facciamo continuamente ricorso anche linguisticamente;
- il principio dell’esistenza dei relata, secondo il quale il sussistere di un evento richiede l’esistenza di altri elementi che magari esistono in tempi diversi. Es: Napolitano è più alto di quanto lo era Berlinguer.
Conclusioni
In sintesi molti sono ancora i dilemmi che la filosofia del tempo è chiamata a risolvere, giacché lo stesso presentismo non può essere valutato positivamente solo in relazione al principio del credito iniziale, perché come tutte le altre sottocategorie presenta delle incongruenze. La teoria B invece è molto più statica perché, non privilegiando alcun momento, si richiama semplicemente alla successione dei fatti, anche se proprio per questo non si conforma con il divenire assoluto.
Dunque che sia considerato circolare o lineare, oggettivo o personale, la sfida filosofica che riguarda il tempo è oggi più che mai aperta. La filosofia del tempo è chiamata non solo a porre nuove domande, ma anche a confrontarsi con altri campi di studio che diventano via via sempre più rilevanti. Tra questi rientra lo studio della semantica e anche quello della fisica, che attraverso alcune figure, come quella di Carlo Rovelli, mette in dubbio l’esistenza del tempo. È dunque ancora ardua la strada da percorrere se si vuole davvero smentire l’opinione di Albert Einstein, che considerava il tempo una pura illusione.
Giuseppina Di Luna
Bibliografia
Francesco Orilia, Filosofia del tempo: il dibattito contemporaneo, Carocci editore, Roma 2012.