“Paura del Buio” di Daniele Acerra
Lo scenario suggestivo della basilica inferiore dei Santi Severino e Sossio , situata nel contesto del centro storico di Napoli, ha fatto da palcoscenico all’associazione “Respiriamo arte”,che, in collaborazione e grazie alla produzione del “Demiurgo”, nei giorni 28 e 29 aprile 2017, ha inscenato lo spettacolo Paura del buio, allo scopo di raccogliere fondi che verranno devoluti in beneficenza per la restaurazione della chiesa di “Santa Luciella ai Librai” (impegno che l’associazione si è assunta dopo quello della riapertura della stessa basilica dove si è tenuto l’evento in questione).
Doveroso spendere due parole al riguardo dell’associazione sovracitata, nata per iniziativa di giovani napoletani impegnati a diffondere e a difendere la bellezza del proprio patrimonio storico-artistico e a fare il possibile per raccogliere fondi da impegnare nella valorizzazione di questo; nel rispetto dei culti, delle curiosità e delle leggende che da sempre intessono la trama della cultura napoletana e campana.
Nella fattispecie, lo spettacolo rappresentato venerdì 28 e sabato 29 aprile, dal titolo “Paura del buio”, risulta essere un’interessante carrellata di storie di guerra: non di grandi storie, non di imprese di chi la guerra la fa; bensì dettagli, scorci, squarci di vita di chi la guerra la subisce. E nel mezzo della guerra, c’è chi muore, e chi resta attaccato alla vita, ad ogni costo, ad ogni prezzo pur di non abbandonarla: allora si impara ad ammazzare per non farsi ammazzare, a vendersi e svendersi per sopravvivere, forse ad amare, di certo a soffrire e poi a resistere al dolore, a rubare , a chiudere gli occhi, a sopportare la fame, il freddo, gli stenti, le umiliazioni, a dimenticare come si pensa perché un solo pensiero razionale renderebbe impossibile reggere tutto quanto detto e fatto. E quando le esigenze di sopravvivenza più meschine e concrete schiacciano le paure accantonandole in un angolo dell’animo, ci si dimentica di essere uomini, e donne; per ritrovare i propri fantasmi un giorno, all’improvviso, quando bussano alla porta per ricordarci che mai ci abbandoneranno. Questa la trama molto semplice e profondamente complicata di “Paura del buio”; una storia di presenze e di timori. Una storia di storie di guerra e di spettri che popolano case e vite. Case, vite e paure del popolo napoletano nell’immediato dopoguerra, reduce di quell’esperienza atroce che non smette di mettere le persone le une contro le altre neanche dopo la sua fine.
Una guerra che ha frammentato le anime , le coppie, le famiglie, i popoli; ma che sembra riunire ogni cosa sotto l’egida delle sue brutture.
Dal punto di vista tecnico, ha funzionato bene l’espediente di recitare nel mezzo del pubblico, riunito a cerchio come intorno ad un falò, in religioso silenzio per permettere agli attori di issare un perimetro di pareti invisibili ed intoccabili.
Originale la figura di un settimo attore al di fuori dei sei protagonisti, che ha vestito i panni di una regia volutamente invadente, ma anche di un tedesco, di una voce fuori campo, di una leggenda, dello spettro di un ricordo, di una guerra ed insieme di un amore e di una pace; un personaggio etereo e simbolico, fra finzione e realtà scenica.
Non sono state indispensabili complicate scenografie (vista l’imponenza della basilica stessa) o impianti audio e luce troppo complessi per convalidare la valenza suggestiva della rappresentazione, che si è giustificata in sé stessa.
Simbolica la differenza cromatica degli abiti degli attori (chiari e poi scuri), nel passaggio da una sorta di primo atto ad un secondo, scissi da una breve pausa.
Diretti da Daniele Acerra, gli attori che, insieme a lui, hanno dato vita ai fantasmi della guerra a scopo benefico, sono: Daria D’amore, Chiara Di Bernardo, Ferdinando e Franco Nappi, Giovanna Landolfi.
“Paura del buio”- Il Demiurgo (pagina fb ufficiale) /Ass. Respiriamo arte (pagina fb ufficiale)
Letizia Laezza