Al Napoli Comicon 2017 alcuni redattori de LaCooltura hanno avuto modo di intervistare Ruben Curto, autore di Storie e Merd, che ha svelato alcuni retroscena del suo fumetto e dato qualche considerazione sul webomic negli ultimi tempi.
Ma scopriamo insieme chi è Ruben Curto e le sue Storie e merd
Ruben Curto ha esordito nel mondo del fumetto, lavorando per la casa editrice napoletana GGstudio (come colorista sui progetti One ed Extinction Seed). Successivamente ha debuttato nel mercato americano, dapprima come copertinista per la casa editrice Zenescope e poi come colorista per l’Aspen Comics e per altre case editrici emergenti .
Da tre anni a questa parte è entrato nel mondo dell’autoproduzione creando “Storie ‘e merd!“,la sua prima serie autoprodotta in qualità di autore completo.
Contemporaneamente, è entrato a far parte del collettivo di artisti Artsteady col quale ha collaborato fino ad oggi su tutti i loro progetti e autoproduzioni. Ha co-creato (insieme a Claudio Avella ) il fumetto “Le disagevoli avventure di Cisko” e ha collaborato nella colorazione di Demon’s daughter.
Di recente, Ruben Curto ha lavorato sulla trasposizione a fumetti del videogioco Hotline Miami della Devolver Digital in collaborazione col collettivo Dayjob Studio.
Attualmente si sta occupando della lavorazione di vari progetti nel mercato italiano ufficiale ed indipendente, alternando collaborazioni con case editrici estere (principalmente USA) .
L’Intervista: il webcomic e Storie ‘e Merd
Ciao Ruben, iniziamo!
Com’è stato concepito “Storie e’ merd”?
“Storie e merd è nato un po’ per caso, una roba imprevedibile persino per me che l’ho creata. Sono ormai quattro anni che faccio uscire un volumetto autoprodotto ed autoconlcusivo all’anno. Il primo numero nacque come una sorta di esperimento/improvvisazione. Persino sul retro scrissi che è un progetto nato “cazzeggiando”. Poi diciamo che mi è piaciuto lavorarci, mi ha divertito, ha divertito pure un po’ di persone e nel giro di un anno ho accresciuto il numero di gente che mi segue, avevo deciso così di prenderla più seriamente e di usarlo in maniera molto modesta come pretesto per imparare a fare fumetti”.
Il nome come l’hai pensato?
“Anche il nome è nato in maniera completamente improvvisata, ho un amico, di nome Gabriele Cecere, un bravissimo calligrafo di un certo spessore, che ha lavorato con molti marchi importanti, al tempo gli chiesi di scrivermi un titolo, il titolo della prima storia della serie (che all’epoca pensavo fosse solo una roba autoconclusiva di 15 pagine fine a se stessa e non una futura serie). Prima di contattare Gabriele lasciai dello spazio bianco sulla prima tavola dove ci avrei inserito poi il titolo, solo che ancora non avevo deciso quale sarebbe stato.
Cazzeggiammo insieme su ipotetici titoli da dare finché non cacciai fuori quello di “Storie e’ merd” . Ci fece ridere come due scemi e optammo per quello. Che sarebbe poi diventato il titolo di tutta una serie di storie ambientate in uno stesso universo non potevo immaginarlo. Sta di fatto che questo nome mi ha portato fortuna, dato che alle fiere la gente quando lo vede per la prima volta sorride e si incuriosisce.”
Come sei riuscito a coniugare il dialetto napoletano con l’ambientazione fantascientifica?
“Il dialetto napoletano mi venne facile perché il metodo di scrittura iniziale fu tutto un canovaccio di improvvisazione ambientata però in una provincia postapocalittica. Un po’ come faceva talvolta Pazienza in alcune delle sue storie brevi, usava questi linguaggi che erano un mix di vari dialetti,linguaggi di strada, terminologie inventate, sul piano narrativo per quel genere fumetto era tutta roba che suonava una bomba!
Col dialetto napoletano ho giocato in casa, c’è da dire poi che la trovo una lingua che suona molto “cartoonesca”.
Termini come “Ti faccio o’ strascino” mi suonano proprio come una scena in stile Tom e Gerry. Col tempo credo pure di aver affinato un po’ il linguaggio rendendolo comprensibile a chi non è delle mie parti, pur lasciando il dialetto puro.
Un critico disse che non è fantascienza, bensì sfasciascienza e secondo me ci sta bene”.
Da un certo punto di vista ci hai detto anche un tuo punto di riferimento, che è Andrea Pazienza.
“Si, Andrea Pazienza è un punto di riferimento ed è anche uno degli autori che più mi hanno spronato a fare questo lavoro. Leggevo già altri fumetti prima, ma Pazienza quando avevo 17 anni accese in me la scintilla, la voglia di volerli fare anch’io.”
Oltre Andrea Pazienza c’è qualche altro autore che ti ha in qualche modo segnato?
“ In realtà sono molti gli autori che mi hanno segnato, doverne dire alcuni mi dispiace perché dovrei escluderne altri, ce ne sono tantissimi, però su due piedi ti direi, oltre il già citato Pazienza, Toriyama, Moebius, Magnus, Mignola ma ne sono veramente troppi, e poi sono continuamente influenzato pure da cose che escono adesso, ci sono artisti come Lorenzo Ceccotti o Gipi che per me rasentano il genio, questi sono solo i primi che mi vengono in mente, ma potremmo stare tutta la giornata ad elencarne altri.
Quali sono, invece, le influenze mediatiche per Storie e Merd?
“Più che influenze mediatiche direi che le vere influenze di storie e merd vengono dalla strada, prendo queste storie che a volte possono essere capitate a me, ad amici che mi raccontano cose assurde o semplicemente invento cose plausibilissime (ovviamente esagerandole) che possono accadere in determinati luoghi del napoletano.
Approcciandomi poi ad un medium che è molto pop come quello del fumetto, mi viene naturale inserirci pure tantissime citazioni all’interno che possono andare da David Lynch a Star Wars. Il risultato finale credo che sia una roba molto stratificata. Racchiude un po’ tutte quelle che sono le mie influenze dato che mi nutro quotidianamente di storie reali e non. E’ pure una cosa facile di questi tempi accedere a una mole infinita di informazioni e storie grazie ad internet”.
Cosa ne pensi del webcomic attuale? Secondo te certi autori contemporanei meritano di essere considerati come fumettisti o sono solo pagine a sé stanti?
“Io credo che il webcomic sia una piattaforma interessante, ma per quanto riguarda le pagine facebook c’è un approccio diverso rispetto a quello cartaceo, i tempi di fruizione sono diversi. Il discorso però è complesso, le cose che fanno ad esempio Mattia Labadessa o Sio, sono molto valide e intelligenti,ma sono plasmate tramite un media che è nuovo rispetto a quello della carta stampata.
Questi autori sono cresciuti in tutti i sensi tramite il web,sono abituati a tempi di lettura e fruizione più rapidi. Così come pure i loro innumerevoli fan. I tempi di una vignetta su internet, sono molto minori rispetto a quelle del fumetto cartaceo vero e proprio. Invece con il fumetto in mano bisogna in qualche modo soffermarsi. Le storie hanno una trama, che può esser di 50, 100 pagine o anche più. Su facebook ci si sofferma a guardare un immagine per non più di 2 secondi.
Quando io stesso posto intere storie su internet, queste possono avere pure un discreto numero di visualizzazioni, ma mai quanto il seguito che posso avere postando una vignetta. Lì c’è l’immediatezza! E’ una cosa che ho testato personalmente.
Bisogna essere molto bravi in realtà a cogliere la sintesi giusta di ogni cosa continuamente ma se dovessi dire che il webcomic come lo intendiamo ora e il fumetto sono la stessa cosa direi che non è così. Come paragonare una serie di sagacissimi sketch ad un film vero e proprio.
Certo è palese che ed è stato ampiamente sperimentato e dimostrato che un webcomic può finire su carta e fare pure vendite esorbitanti”.
A presto, Ruben!
Sotto vi riportiamo alcune tavole di Storie e Merd
Simone Capuano
con la collaborazione di
Carlo Carpio
Foto: Giusy Esposito