Sanija Falisevac, è una scultrice che ho conosciuto per caso navigando nel web. Questa è una premessa per sottolineare che certamente non è molto nota al grande pubblico in generale e forse poco ai più esperti, ma merita, a mio parere, di essere conosciuta.
Affetta da cecità, Sanija Falisevac (qui un approfondimento) realizza sculture di dimensioni molto varie ma dalle caratteristiche e dalla spiccata precisione di dettagli che lascerebbero di stucco un qualsiasi spettatore o estimatore. Ciò che colpisce, ma che ormai non dovrebbe essere così stupefacente, è la capacità realizzativa e la manualità esperta che questa artista dimostra nella sua attività pratica. È risaputo che le persone affette da cecità riescono a compensare questo tipo di disabilità mediante l’utilizzo di tutti gli altri sensi, e vivendo una vita normalissima, ugualmente alle persone normovedenti: Sanija Falisevac ne è la dimostrazione evidente.
Con la sua capacità tattile la scultrice riesce a realizzare manufatti in ceramica e terracotta, principalmente, dotati di finiture estremamente realistiche che rendono ancor più piacevoli da ammirare queste opere. Il rapporto empatico che in questo caso si viene a creare, rapporto tra artista ed opera, è ancor più accentuato data la sensoriale partecipazione creativa che l’artista imprime in una maniera esponenziali pari o maggiore a quella dei comuni artisti che forse sono privi di un privilegio che contraddistingue questa scultrice, un diverso punto di “vista” dell’opera che viene concepita, creata e lavorata a tutto tondo soprattutto tramite la eccelsa manualità.
Sottolineare le particolari doti di questa giovane scultrice non vuole togliere onori al merito giusto e legittimo che la caratterizza, e dedicarle uno spazio, speranzoso che possa renderla più nota in generale, è stata una volontà sentita ma anche un dovere legittimo nei confronti di questa particolarmente dotata scultrice, che è giusto venga conosciuta. Il suggerimento allora che ricorre in questo caso è di imparare a guardare e non solo vedere, magari anche mediante l’uso delle restanti possibilità che ci concede il nostro corpo.
Vincenzo Morrone
fonti: youtube, www.tifloloskimuzej.hr,