L’interpretazione dei sogni affonda le sue radici sin nel mondo greco. Tale pratica era antichissima, ed era impiegata per prevedere il futuro sulla base della simbologia attribuibile ai sogni. L’interprete dei sogni in Grecia era una figura quasi “pubblica”: a metà tra un sacerdote e un messaggero, egli svolgeva il suo “lavoro” nelle piazze, ed era sempre circondato da una folla di persone, ansiosa di sottoporgli i propri sogni e ricavarne un avvertimento. L’unico interprete di sogni di cui ci sia giunta l’opera è Artemidoro, autore di epoca antonina vissuto a Daldis, in Lidia.
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I sogni in Omero
La conoscenza dei “meccanismi” del sogno andò perfezionandosi nel mondo greco lungo i secoli. Nei poemi omerici il sogno era visto come un “fantasma”, un’ombra che, a mo’ di oggetto tangibile, penetrava nella mente dell’individuo. Il sogno, dunque, era un qualcosa di esterno che entrava in ciascuno di noi e usciva alla fine della notte. L’ὄνειρος, inoltre, assumeva l’aspetto della persona che si sognava: nell’Iliade e nell’Odissea, così, abbiamo molte immagini di “fantasmi” che entrano nelle stanze da letto dei protagonisti per farli sognare.
Già Omero, per bocca di Penelope, distingueva però i sogni veritieri da quelli falsi, affermando che i primi uscivano da una porta d’avorio e i secondi da una porta di corno.
L’età classica
In età arcaica e classica, l’attenzione nei confronti dei sogni divenne maggiore. Il sogno, infatti, fu sempre più collegato all’esperienza del divino. Euripide stesso definisce i sogni come “figli di Gea, figli della Notte e fratelli del Sonno”. Nei secoli successivi, dunque, si creò quasi una personificazione dei sogni (Morfeo, Fobetore e Fantaso) e una loro “genealogia”.
In tempi classici, inoltre, i sogni furono riferiti ormai definitivamente alla sfera profetica. Sognare, cioè, voleva dire ricevere messaggi dal dio, che dovevano essere interpretati per conoscere il futuro. L’ὄνειρος, in conclusione, aveva in questo frangente un significato solo premonitore: non c’era spazio per l’interpretazione così come noi la intendiamo dopo Freud, volta cioè a “smascherare” i meccanismi dei sogni.
La novità di Artemidoro
È in quest’aspetto che Artemidoro si differenzia e risulta, perciò, così moderno ai nostri occhi. Artemidoro scrisse l’Ὀνειροκριτικά, una “Critica dei sogni”, volta a chiunque volesse interpretare le proprie immagini notturne. L’opera, dunque, era un libretto destinato all’uso pratico.
La novità più sorprendente introdotta da Artemidoro nella sua opera (che doveva riflettere, evidentemente, un indirizzo dato in epoca imperiale a questa pratica) consisteva nel focalizzarsi non solo sul “messaggio” profetico del sogno, ma anche sul suo meccanismo. L’interpretazione dei sogni di Artemidoro, dunque, assomigliava molto più a quella di Freud che non a quella di Omero. La pratica di leggere i sogni, quindi, non doveva più essere volta solo a ricavare il significato premonitore, ma ora aveva il compito anche di “smascherare” i meccanismi onirici.
Sogno manifesto e sogno latente
Come ben ha insegnato Freud, infatti, il sogno non è sincero, ma nasconde il suo vero significato attraverso dei meccanismi di mascheramento che lo psicoanalista definisce “censura onirica”. Ebbene, Artemidoro aveva già capito tutto ciò. L’autore insiste più volte sulla necessità di non fermarsi al significato manifesto del sogno, ma di indagare il latente: se, ad esempio, si sogna un dio, questo non vuol dire (alla vecchia maniera) che Zeus è entrato nella nostra mente per lasciare un messaggio divino, ma che dietro la sua figura si “cela” una persona per noi autorevole, come un padre.
L’opera di Artemidoro, dunque, lascia molto spazio alla descrizione e all’enumerazione dei meccanismi e dei simboli che si celano dietro alle nostre immagini. L’autore, inoltre, dedica l’opera a suo figlio, anch’egli interprete dei sogni, ed offre a lui e ai lettori una serie di esempi di sogni con relativo significato, quasi un vademecum.
Da Artemidoro a Freud
La modernità dell’opera di Artemidoro, unicum nel campo, fu riconosciuta anche successivamente. Ancora nel Medioevo e nel Rinascimento gli Ὀνειροκριτικά erano fruiti, ma fu in tempi più recenti che l’opera ricevette un’attenzione rinnovata. Lo stesso Freud, infatti, prima di pubblicare la sua Interpretazione dei Sogni nel 1900 lesse e apprezzò Artemidoro, riconoscendone la vicinanza ai suoi tempi e tenendo in considerazione le sue osservazioni sul fenomeno onirico.
Alessia Amante