Cosa sono le crociate? A prima vista furono un sanguinoso conflitto tra Cristiani e Musulmani, per alcuni una semplice guerra di conquista mascherata da impresa dai contorni religiosi: fu davvero così? La Chanson de Jérusalem racconta la Prima Crociata in un modo del tutto inaspettato per la logica borghese contemporanea.
La Chanson de Jérusalem: racconto di un pellegrinaggio
Si sbaglia ad attribuire al Medioevo la nostra mentalità. La società medievale europea era sinceramente religiosa. Le Crociate erano sentite davvero come un’esperienza di fede. La spedizione verso Gerusalemme non era solamente una guerra, ma un vero e proprio pellegrinaggio.
La Chanson de Jérusalem, l’antecedente della Gerusalemme liberata di Tasso, dà alla Crociata ogni tratto possibile di una tradizionale peregrinazione verso un luogo santo: i Crociati prendono parte ad un cammino di penitenza, dove le sofferenze che patiscono, come la fame e la sete, sono visti come un modo per avvicinarsi a Dio.
Il Signore onnipotente, nella logica della Jérusalem, è colui che bandisce la Crociata, apparendo in una visione a Pietro l’Eremita per invitarlo a predicare la Crociata e ottenere la vendetta contro gli Ebrei deicidi.
Guerrieri che cantano
I Crociati all’arrivo a Gerusalemme cantano litanie e pregano. Da lontano, sulla valle di Josaphat, osservano i Luoghi Santi calpestati da Gesù Cristo e si commuovono.
Le difficoltà che gli si parano davanti sono molte e le mura di Gerusalemme avrebbero spaventato qualsiasi assediante: ma nessun pericolo può fermare la prospettiva della Salvezza eterna in Paradiso.
Raggiungono Monjoie e cadono in ginocchio:
Con trasporto s’inchinano verso Gerusalemme.
Proprio in cima a Monjoie i baroni arrivarono,
I vescovi e gli abati dalla profonda fede.
Di alte litanie le note avreste udito,
Cantavano: «Alleluia! Laudamus te Deum!».
Bavaresi e alemanni al modo lor cantavano
Le altre litanie: in ciel si udiva il suono.
Dio, tanti gran baroni avreste visto allora
mordere e baciare terra, pietre e sabbione!
Diceva e ricordava l’un cavaliere all’altro:
«Di qui passò Gesù che patì la Passione,
Con i suoi santi apostoli e tutti i suoi discepoli.
Bene è stato patire tante calamità,
E tanta fame e sete e tante sofferenze,
Il vento e le tempeste, la neve con il gelo,
Ché or della Passione di Dio vediamo il luogo,
Dove fu messo a morte per nostra redenzione».(vv. 946-963)
L’Imitatio Christi
Tutta la narrazione della Prima Crociata nella Chanson de Jérusalem è un atto di Imitatio Christi, di imitazione di Cristo. I Crociati devono replicare la sua vita vedendo gli stessi luoghi che vide il Figlio di Dio. La presa di Gerusalemme avviene di venerdì, all’ora della crocifissione.
Presa la città, i Crociati si dirigono immediatamente ai luoghi della Passione: è il Sepolcro che li ha attratti a Gerusalemme, non le ricchezze, non l’oro, ma l’adorazione della tomba del Signore.
Con Cristo condividono le sofferenze, da lui prendono esempio: i Crociati della Jérusalem sono caritatevoli, dividono il bottino con i poveri, non per larghezza signorile, ma perchè gli ultimi, in tale atmosfera religiosa, possono essere al centro di una chanson de geste, solitamente tesa ad esaltare l’aristocrazia.
Anche le donne, solitamente messe da parte in una chanson de geste, sono al centro della scena, portando conforto, incoraggiamento e approvigionamento.
Un popolo in marcia
Questa è la spedizione di un popolo devoto a Cristo, non di un’armata; i Crociati in marcia sono come Mosè che attraversa il deserto d’Egitto. Essi seguono il vescovo di Mautran, loro guida spirituale, che domanda a tutti di digiunare, pregare e vegliare.
«Restiamo ora in veglia, e che ci aiuti Iddio.
Ognuno porti un cero da una libbra e mezza;
non ne sia acceso alcuno – che l’Eterno ci salvi –
se non per sacra luce inviata dal Signore.»(vv. 5225-5228)
I crociati si impongono penitenze, si confessano, si comunicano, ascoltano messa. Dormono sulla terra dura, senza mantelli, mangiano quello che trovano, bevono acqua salmastra: non vi è più ideologia cortese, ma è il modello di Bernardo di Chiaravalle ad essere seguito. I cavalieri devono essere asceti, dei monaci guerrieri. Sono incorruttibili e ispirati al Cristo.
L’Apocalisse: Goffredo contro l’Anticristo
Se la presa effettiva di Gerusalemme copre solamente metà della Chanson de Jérusalem, l’altra metà narra lo scontro finale contro l’Islam.
Una volta che il Santo Sepolcro è sotto il controllo dei Cristiani, molti cristiani prendono palme dal giardino di Abramo, per poter portare a casa, in Francia, un segno tangibile dell’avvenuto pellegrinaggio.
Ma Goffredo li ferma: non possono tornare a casa a ritrovare mogli e figli, perchè i Musulmani possono tornare e occorre sconfiggerli definitivamente.
Iddio dà loro il segnale: mentre tutti i Crociati sono radunati in preghiera, la candela spenta di Goffredo si accende per miracolo; è lui il prescelto, il re di Gerusalemme.
Goffredo dovrà guidare l’armata crociata contro i Musulmani ma sarà costantemente aiutato da Dio, che invierà i suoi angeli e i santi a combattere al fianco dei Crociati contro le armate demoniache musulmane, nello scontro finale, dal sapore apocalittico, che si terrà a Ramleh. Infatti è l’Islam l’Anticristo annunciato dall’evangelista Giovanni, e sono i Crociati ad assumere il compito di spazzare via, definitivamente, le truppe di Lucifero.
L’originalità della Chanson de Jérusalem
Il presunto autore della Chanson de Jérusalem, Graindor de Douai, recupera l’idea tradizionale della chanson de geste di lotta contro i Saraceni, ma la riformula in modo molto diverso, accentuando al massimo la componente religiosa, motivando la Crociata come pellegrinaggio, seppur in armi, e spedizione per vendicare Dio. La marcia dei Crociati è una nuova marcia verso la Terra Promessa, in cui le sofferenze sono un arricchimento, perché significano compartecipazione a ciò che patì il Cristo sulla Croce.
Davide Esposito
Bibliografia sulla Chanson de Jérusalem
- Davide Esposito, “La Chanson de Jérusalem: l’epopea dei Crociati cannibali. La storia dei «fanatici dell’Apocalisse»”, Carocci, 2023.