Nel cuore della Francia, ad Ornans, nasce nel 1819 Gustave Courbet uno dei massimi esponenti del realismo in pittura.
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La giovinezza
Courbet nasce da una famiglia benestante di proprietari terrieri, per la quale egli prova grande affetto, come testimoniano i suoi numerosi ritratti di suoi familiari. Egli ha anche un profondo legame con il paesaggio natale che costituisce molti sfondi delle sue opere.
A 20 anni egli si reca a Parigi per frequentare la facoltà di diritto ma abbandona ben presto gli studi indirizzandosi alla pittura e frequentando alcune botteghe celebri dell’epoca. All’inizio della sua attività imita i grandi maestri presenti al Louvre come Rembrandt e Caravaggio.
In questo periodo, Courbet è in una ricerca continua e profonda di sé stesso, come testimoniano “Il disperato” (in copertina) del 1841 e“L’uomo ferito”.
“L’uomo ferito” fu iniziato nel 1844 e poi fu ripreso dall’artista nel 1854. Quest’opera all’inizio rappresentava oltre all’uomo ferito anche una donna appoggiata alla sua spalla, ma quando fu lasciato dalla moglie eliminò la figura femminile sostituendola con una spada. Questo quadro rappresenta perfettamente la sua capacità di raccontare di sé e dei suoi tormenti nelle sue opere.
Courbet ed il realismo
Nel 1848, anno in cui si conviene fissare la nascita del realismo, ha l’occasione di esporre una decina di opere al Salon.
Alcune opere dell’artista generarono scandalo e incomprensione. Questo perché egli non riserva l’opera pittorica a soggetti storici o biblici, come voleva la tradizione accademica, ma ritraeva su grandi tele scene familiari e domestiche. Simbolo di questo periodo artistico è Funerale ad Ornans,
nel quale si nota come l’artista abbia voluto, soprattutto con l’espressione dei personaggi, sottolineare la sua visione della realtà attraverso faccende quotidiane.
Momento chiave per la carriera dell’artista è l’acquisto de “Le Bagnanti” da parte di Bruyas, collezionista di Montpellier, che diventerà il mecenate di Courbet. Questo periodo raggiunge il massimo splendore con La Bottega del pittore vero e proprio manifesto artistico del pittore, tant’è che nel sottotitolo, il quadro è descritto come un’allegoria di una sua fase di 7 anni artistica e morale.
Nel 1855 la giuria del Salon rifiuta questa sua grande opera a causa delle dimensioni e così decide di aprire una sua mostra personale in un edificio che chiamerà “Padiglione del realismo.”
Dal 1856 al 1870, gli anni dello splendore
Nel 1857 intorno all’artista francese si crea un circolo di ammiratori che gli permette di frequentare regolarmente al Salon. Questa grande stima crea molte nuove commesse, ma Courbet ,che ha sempre praticato un’arte ribelle, attira di nuovo lo scandalo a sé. Infatti con Il ritorno dall’assemblea (1863, opera distrutta) che ritraeva un gruppo di ecclesiastici che si aggiravano in una strada di campagna ubriachi. Questo quadro scatenò un simile scandalo tale da non essere, nel 1863, accettato né dal Salon né dal Salon de Refuses (salone che accoglieva le opere rifiutate dal Salon) per oltraggio alla morale religiosa.
In questo periodo egli dipinge, su commissione, la sua opera più provocatoria: L’origine del mondo. Questa rimane per molto tempo allo scuro della scena artistica contemporanea.
Nel triennio dal 1867 al 1870 tiene due importanti mostre, nel 1867 c’è quella dell’Esposizione universale dove ci furono ben 9 delle sue tele. Successivamente nello stesso anno egli espone 140 opere in una mostra personale. Nel Salon del 1870 la fama dell’artista si consolidò con due quadri accolti con grandi lodi, Il mare in burrasca e La falesia di Eterat.
La Comune
Nel biennio 1870-71 la vita privata e politica di Courbet è interessata da grandi sconvolgimenti.
Eletto dal consiglio della Comune, egli non entra in battaglia contro l’esercito prussiano in difesa della città dall’assedio. Arrestato dai soldati il 7 giugno, nel settembre è condannato a 6 mesi di prigione. Tutto ciò segna l’inizio di una lunga serie di guai giudiziari.
La fuga in Svizzera e la morte
Nel settembre del 1870, lanciò una petizione chiedendo al governo della Difesa l’autorizzazione per “sbullonare” la colonna Vendôme fatta erigere da Napoleone I. L’abbattimento della colonna avvenne il 16 maggio 1871.
Nel 1873, in un processo, fu condannato a sborsare 323 091 franchi per le spese di ricostruzione della colonna, così perde una parte importante della sua fortuna.
Successivamente egli si affretta a rifugiarsi in Svizzera, per la paura di essere di nuovo rinchiuso in
prigione. Durante il suo esilio lo stato gli confisca i beni e tiene sotto controllo i suoi intimi ed egli rifiuta di ritornare in madre patria.
Sebbene la Svizzera gli riservi un’ottima accoglienza egli è molto sconfortato dalla questione dell’esilio e si dedica all’alcol. In questo periodo realizza raramente opere degne del suo talento e i problemi di denaro diventeranno sempre più gravi.
Egli muore il 31 dicembre 1877 a La Tour-de-Peilz.
Le sue influenze nel mondo dell’arte
Courbet ha lasciato una grande influenza verso i suoi posteri, soprattutto nei dipinti che ritraggono paesaggi. Grande ammirazione è stata espressa da Cezanne, il quale poi adotterà anche la tecnica della spatola introdotta da Courbet e ricorre ai colori scuri e all’impasto denso.
Manet e Monet, i due grandi pilastri dell’impressionismo, subiscono grandi influenze da Courbet:
Manet con le sue La colazione sull’erba e Olympia che scatenò le violente critiche del pubblico;
Monet, nella sua La colazione sull’erba, ritrae un uomo corpulento molto simile a Courbet. Il realista, in effetti, aveva conosciuto Monet proprio mentre dipingeva questo quadro nella bottega che l’impressionista condivideva con Bazille.
Ciro Gifuni
Fonti:
http://www.musee-orsay.fr/it/collezioni/scheda-courbet/biografia.html