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Inferno di Dan Brown: recensione del film
Inferno è l’ultimo libro realizzato nel 2013 dallo scrittore americano Dan Brown con protagonista il professore Robert Langdon dell’università di Howard, massimo studioso nel campo della simbologia religiosa. Tre anni più tardi è uscito nelle sale cinematografiche il film che vede protagonista, ancora una volta, Tom Hanks nei panni dell’illustre professore dalla memoria eidetica.
Stavolta lo ritroviamo a Firenze in un ospedale con una sospetta commozione cerebrale, dove viene nuovamente aggredito da una donna vestita da carabiniere. Viene così costretto alla fuga in compagnia di Sienna Brooks, la dottoressa che lo cura in terapia intensiva.
Raggiunta l’abitazione della dottoressa, il professore consulta la posta elettronica e trova una mail dell’amico Ignazio Busoni, il quale cita il prof. Zobrist e “Paradiso 25”, luogo dove trovare un manufatto che avevano rubato. Il professore si trova in difficoltà soprattutto per via dell’amnesia temporanea che ha subito a seguito della botta ricevuta, quindi, non sapendo cosa fare, fruga tra le proprie vesti e si accorge di possedere una bio-capsula al cui interno c’è un microproiettore che proietta alla parete un quadro del Botticelli rappresentante l’Inferno di Dante Alighieri.
Il segreto della maschera di Dante per Dan Brown
Langdon sì accorge che c’è una lettera dell’alfabeto su ognuna delle dieci bolge dell’ottavo cerchio di Malebolge, riesce a ricavarne così una parola: “cerca-trova”, una famosa scritta presente nella “battaglia di Marciano” di Giorgio Vasari esposta nel Salone del Cinquecento a Palazzo Vecchio.
Recatisi a Firenze, il prof. e la dottoressa apprendono che manca nelle sale di Palazzo Vecchio la maschera mortuaria di Dante Alighieri; viene svelato che i due protagonisti hanno scoperto in precedenza nel dipinto di Botticelli un’altra scritta in inglese: “la verità è visibile solo attraverso gli occhi dei morti”, citazione del bioingegnere e transumanista Zobrist, nonché proprietario della maschera di Dante.
Fanno così una ricerca su internet e scoprono che lui è uno “scienziato pazzo”, attribuisce tutti i mali della terra alla sovra-popolazione mondiale che porterà, tra 40 anni, a circa 32 miliardi di persone che lotteranno tra loro per la sopravvivenza sul pianeta: l’unica soluzione possibile è quindi un controllo delle nascite, ma non sarà possibile attuarlo per via delle proteste che potrebbero generarsi in ogni famiglia, bollata così come “scandaloso”, “violazione dei miei diritti”, “invasione della mia privacy”, “non ditemi che devo fare”; conclude infine il discorso asserendo che se non si prendono provvedimenti adeguati l’umanità sarà prossima all’estinzione.
Alla fine del video, la dottoressa Brooks comunica a Langdon che il suicida bioingegnere ha progettato in laboratorio una nuova “peste” simile a quella che colpì l’Europa nel milletrecento, così il professore intuisce che l’inferno del Botticelli altri non è che un indizio per arrivare al virus prima che si propaghi nel mondo,
Per questa ragione si recano a Palazzo Vecchio dove i due deducono che la maschera di Dante potrebbe contenere un nuovo indizio per potarli al “focolare” (essendo un’effigie che rappresenta il “Sommo Poeta” al momento della morte, quindi verità visibile solo agli occhi del defunto).
Leggendo sul cellulare il XXV canto del Paradiso, il professor Langdon intuisce la maschera di Dante si trova nel battistero di Piazza della Repubblica a Firenze dove appunto il poeta è stato battezzato, la trovano e così leggono un messaggio nel retro che li condurranno a Venezia.
Il messaggio ai lettori e le teorie malthusiane
Seppur in tono decisamente minore rispetto al suo libro di maggior successo (“Il codice Da Vinci”), Dan Brown proietta l’immaginazione del lettore nel futuro. Cosa potrebbe succedere nel mondo se la popolazione del pianeta arrivasse a 32 miliardi di persone?
L’antagonista principale del suo romanzo, ovvero il prof. Zobrist, sottolinea questa peculiarità che, direttamente o indirettamente, ha sempre caratterizzato la storia dell’uomo.
Sin dai tempi antichi, l’uomo si riuniva in tribù e si spostava in luoghi che garantivano la sopravvivenza e la moltiplicazione della sua specie: questo è il principale problema dell’umanità, schiava dell’egoismo e del potere.
La moltiplicazione delle persone, nel corso delle generazioni a venire, ha fatto in modo che una specie dominante avesse la meglio sulle altre, il cui fine era quello di requisirne cibo ed alimenti vari per garantire così la sopravvivenza di una sola parte della popolazione.
Solo così si spiegano le invasioni, le dichiarazioni di guerra, le politiche coloniali: approvvigionamento di derrate alimentari, o surrogati, sufficienti per sfamare un certo numero di persone per garantire quindi la sopravvivenza della stessa.
Andando avanti nel corso della storia, ci sono state pestilenze, carestie che hanno messo in ginocchio la popolazione mondiale, soprattutto quella europea (pensiamo al 1300 ed al 1600, nonché a ben due guerre mondiali), e poi ci sono stati momenti d’impennata (come il boom economico negli anni ’60 oppure una grande crescita economica tra il 1500 ed il 1630) nell’economia mondiale.
Nel film Inferno compaiono queste citazioni storiche e gli antagonisti principali del film (non solo il dott. Zobrist) si autocelebrano come degli “eroi”, “salvatori della razza umana”, uccidere miliardi di persone attraverso un virus creato in laboratorio simile a quello della peste del milletrecento solo per salvarne alcune decine di migliaia onde risolvere la crisi e salvare così le prossime generazioni; diminuire così la popolazione per un futuro prospero, proprio come accadde dopo il 1300.
Folle illazione o valida teoria?
Dan Brown implicitamente cita la teoria del reverendo Thomas Robert Malthus, il quale attraverso un suo saggio del 1798 (“An essay of the principle of the population as it affects the future improvement of society”) spiega che l’incremento della popolazione nel tempo è di tipo geometrico di progressione due (1,2,4,8,16,32,64,128 ecc.), mentre quello delle derrate alimentari è di tipo aritmetico di progressione due (1,2,4,6,8,10,12,14…).
Questo sta a significare uno squilibrio tra la percentuale di popolazione presente sul pianeta e le derrate alimentari sufficienti per nutrirlo e che quindi l’unico modo per riequilibrare tale rapporto, è una diminuzione del numero delle persone con due possibili soluzioni: di tipo repressivo (guerre, carestie, genocidi, pulizie di massa) o di tipo preventivo (castità).
L’alternativa è quindi la povertà assoluta, la mancanza di cibo sufficiente per sfamare interi popoli e che avrebbe colpito il mondo intero, quindi la conseguenza più grave: eliminare gente dal mondo per garantire la sopravvivenza di alcuni.
Il dott. Zobrist quindi conferma implicitamente la validità di questo malthusianesimo radicale e bisogna agire subito per fermare quest’incremento demografico per evitare di generare qualcosa di veramente catastrofico che possa portare l’umanità alla sua estinzione permanente sul pianeta: uccidere milioni di persone attraverso questo virus chiamato “Inferno” per salvarne alcune centinaia, questa è la cura? Esiste una cura alternativa per uscire da questo inferno di crisi economica?
Se l’umanità è la malattia, l’Inferno è la cura?
Marco Parisi