Nella mitologia greca, Zeus è il dio più temuto e rispettato dagli dei e dagli uomini, è colui che soprintende l’ordine cosmico, decide l’andamento delle battaglie a favore di uno o dell’altro schieramento, valuta i “destini” del Fato (sola ed unica divinità a lui superiore) con una bilancia a due braccia su un combattimento fra due o più armigeri e, non meno importante delle altre, adunator de’ nembi. La folgore è l’arma principale con la quale governa il mondo e lo pone in una condizione di assoluta superiorità rispetto agli altri dei con loro disappunto.
I suoi ausiliari sono Bia (forza e violenza), Cratos (potenza), Zelos (ardore) e Nike (la vittoria): costoro sono perlopiù entità astratte che non lasciano mai l’aurea di Zeus e che lo accompagnano in qualunque missione. Il dio è noto a tutti soprattutto per la sua volubilità in campo sentimentale, difatti è un illustre sciupafemmine; le sue relazioni sentimentali non si contano sulle dita: si unisce con dee, ninfe e donne mortali, da questo l’appellativo di padre degli dei e degli uomini. Ha la paternità di divinità come Apollo, Artemide, Atena, Hermes ecc., di semidei come Eracle, Dioniso, ecc., di eroi come Perseo, Anfione e Zeto, Castore e Polluce ecc.
La ribellione e la caduta dei titani
Prima della sua nascita, i fratelli Hera, Demetra, Estia, Ade e Poseidone furono tutti inghiottiti dal padre Crono, allora dominatore del mondo con la sua stirpe chiamata “titani” perché un oracolo ha previsto che uno dei suoi figli l’avrebbe detronizzato.
La moglie Rea, stanca di assistere alla straziante scena del cannibalismo di Crono, decise di salvare l’ultimo nato dando in pasto al marito una pietra, lo portò così a Creta sul monte Ida dov’è assistito dai Coribanti e cibato dalla capra Amaltea. Divenuto giovane e forte, Zeus, tramite la madre, venne assunto presso la corte del padre in qualità di coppiere. Un giorno, durante un simposio, il dio gli fece bere una bevanda speziata molto forte e concentrata in grado di rigurgitare tutti i fratelli.
Venuto allo scoperto, Zeus insieme ai fratelli dichiarò guerra ai titani, un combattimento aspro e duro lungo ben dieci grandi anni terrestri (equivalente a 130.000 anni) che culminò con la vittoria degli dei grazie soprattutto all’aiuto prezioso degli ecatonchiri che forgiarono per il dio le folgori con le quali piegarono i dominatori.
Il malessere degli umani ed il diluvio universale
Avvenuta la suddivisione del mondo, Zeus divenne il dio del Cielo e capo degli dei, però ben presto dovette affrontare la ribellione degli uomini; infatti nel periodo titanico, l’uomo godeva di tutti i “confort” che Crono ha messo a loro disposizione: lunghe giornate soleggiate senza alcuna goccia di pioggia, vita lunghissima e morte serena, terreni sempre fertili, frutteti sempre ricchi ed abbondanti, alberi sempreverdi, assenza di stagioni invernali ecc.
Tutto questo ora con Zeus non è più ammissibile perché madre Natura non è più in grado di soddisfare le abbondanti richieste della popolazione che nel frattempo è diventata sempre più numerosa sul pianeta. Inizia così “l’era d’argento” che chiude di fatto l’era dei titani, ovvero “l’età dell’oro”, dove ora le persone dovevano arare i campi per avere il cibo, allevare gli animali per la sopravvivenza, costruire case di legno per ripararsi dalle raffiche di vento ed improvvise glaciazioni; poi conobbero la morte violenta, le malattie, le carestie ecc. facendo così abbassare l’età media delle persone. Tutto questo provocò nell’uomo ira, rabbia, egoismo ed odio verso i nuovi governanti arrivando così a sfidarli.
Dopo il gesto di Licaone che diede i suoi figli in pasto a Zeus invitato ad un simposio, il dio ritornò disgustato sull’olimpo ed inviò sul pianeta il Diluvio Universale per estirpare l’uomo dal pianeta e ci sarebbe riuscito se Deucalione e Pirra, avvertiti in tempo da Prometeo, protettore degli umani, non avessero costruito un’arca e salvato tutte le specie animali del mondo. Finita la tempesta, i due approdarono sull’Etna dove gettarono delle pietre alle loro spalle per dare un’altra opportunità al genere umano, stavolta privato dei loro mali peggiori che furono rinchiusi dentro un vaso ed affidato a Pandora, moglie di Epimeteo e madre di Pirra. Anni dopo però, la curiosità di Pandora ebbe la meglio e così la donna permise a tutti i mali dell’umanità di ritornare nel mondo avvelenando anche il nuovo genere umano.
Le spose del dio Zeus: perché queste infedeltà?
Come già detto in precedenza, Zeus ha avute moltissime relazioni con le donne da cui ha avuto moltissimi figli di sangue divino e semidivino. Il mito però gli riconosce “soltanto” tre matrimoni: il primo con Metis, dea della prudenza e madre di Atena, il secondo con Memnosine, madre delle nove muse ed Hera, la consorte con la quale (attualmente) divide il trono sull’Olimpo.
Il primo matrimonio fallì perché Metis rimase incinta del dio però un oracolo aveva predetto che se il feto fosse stato maschio Zeus sarebbe stato subito detronizzato appena dopo il suo insediamento, così prese esempio dal padre, ovvero inghiottì Metis, ma il bambino venne lo stesso alla luce direttamente dalle meningi del padre ed era una femminuccia (Atena ndr).
Il secondo matrimonio fallì per colpa delle sue continue infedeltà, l’ultima sul monte Cuculo con la sua ultima moglie sotto le spoglie dell’uccello da cui il nome.
Il terzo, ed ovviamente l’ultimo, per il dio è molto tormentato, infatti si narrano di continui e quotidiani litigi con la moglie, dalle piccole questioni sino all’infedeltà costanti del marito, ma il vero nodo è: “Perché Zeus tradisce continuamente la propria consorte con donne occasionali?”
Se leggessimo bene tutte le storie del mito greco, notiamo come Zeus sia sempre in prima linea per mantenere l’ordine e soprattutto la quiete sull’Olimpo per via del comportamento degli dei, sempre attaccabrighe e litigiosi anche per le questioni più irrilevanti; non c’è insomma un momento di pace per il Sommo Dio, il che lo costringe così più volte a cercare la quiete altrove, lontano da quella combriccola; da questo si evince il carattere del dio: irascibile e vendicativo. Le donne per lui sono quindi l’unico passatempo per alleviare lo stress ed il peso di essere l’unico nume incaricato per il mantenimento dell’ordine cosmico. In poche parole, Zeus è il sovrano del mondo, ha tutto il potere concentrato nelle sue mani, ma è profondamente infelice.
Se notassimo anche gli uomini potenti del pianeta (il grande imprenditore, il manager di successo ecc.), li potremo sicuramente definire dei “novelli” o dei “piccoli” Zeus per via del grande peso che hanno sulle loro spalle (basti pensare ai lavoratori che hanno alle loro dipendenze, per fare un esempio, o anche alla sopravvivenza della loro azienda nel tempo ecc.) ed anche della loro mania di alleviare lo stress con donne o compagnie occasionali.
Quante di queste persone infatti hanno alle spalle matrimoni conclusi con divorzi anche costosissimi? Sicuramente parecchi, eppure avendo un grande potere, e quindi anche una grande responsabilità, dovrebbero essere felici e fortunati, soprattutto di questi tempi, eppure mostrano, nel loro inconscio, profonda inquietudine ed infelicità.
Forse i greci a quei tempi già capirono che il potere è inversamente proporzionale al grado di felicità?
Zeus trovò la sua anima gemella molto prima di conquistare l’Olimpo e dovette rinunciarvi altrimenti non avrebbe mai compiuto il suo destino, ovvero spodestare il padre Crono. E forse questo gesto che lo ha reso così infelice?
Marco Parisi
Bibliografia:
- Karoly Kerenyi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Il Saggiatore
- Robert Graves, I miti Grecia, Longanesi Edizione
- Marco Parisi, Hiperionidi, l’alba degli dei, MonteCovello Edizioni
- Ovidio, Le metamorfosi, I libro, 347-415, UTET