La maglia di ferro era una parte fondamentale dell’armatura dei più valorosi e benestanti cavalieri medievali, eppure oggi un giovane artista trentenne, Edoardo Tresoldi, ha reso questo intrigo metallico un’opera d’arte.
Le sculture ma anche le architetture come scopriremo in seguito, realizzate dall’ormai pluripremiato e corteggiatissimo artista lombardo sono unicamente costituite di filo di ferro intrecciato direttamente ed unicamente dalle mani dello stesso Tresoldi. In barba alle forme più complesse e alle altezze più spaventose l’artista continua ad arrampicarsi e a forgiare questo materiale freddo ma molto duttile. L’effetto che viene riprodotto dall’intreccio metallico che genera soprattutto figure umane, è quello corrispondente ad una sensazione di invisibilità e contemporanea omogeneizzazione con l’ambiente circostante.
Le forature della maglia di ferro dei soggetti di Edoardo Tresoldi (qui un approfondimento), permettono all’osservatore di avere una proiezione delle sguardo più profonda che non si ferma solo al corpo scultoreo ma riesce ad inglobare nella sua visione totalizzante anche l’ambiente circostante con il quale l’opera dialoga. Il fine che si prefigge l’artista è quello di includere la scenografia retrostante e non di creare una delimitazione palese ed evidente tra il corpo lì esposto e lo spazio che funge da sfondo.
Oggi Edoardo Tresoldi è membro di una delle più importanti classifiche redatte dal rinomato tabloid Forbes, che lo ha definito uno dei trenta influencer under ’30 più importanti al mondo. Certamente ciò che ha fatto decollare la sua carriera e ha reso il suo lavoro noto in tutto il mondo è stato un esperimento architettonico ed artistico realizzato qualche tempo fa a Siponto. In questa location l’artista ha realizzato un progetto che guardava principalmente all’archeologia, infatti con la sua grande dote artistica è riuscito a riproporre lo schema architettonico, perfettamente corrispondete, di una basilica paleocristiana preesistente in quel sito.
Tale impresa ha visto non solo la collaborazione di un team di esperti di alto livello, ma soprattutto la volontà di studiare ed approfondire il lato storico che caratterizzava sia l’area interessata sia lo stesso edificio sul quale si voleva operare. Edoardo Tresoldi non ha guardato in maniera estremamente fedele a quella che era la struttura originaria, poiché ciò sarebbe risultato un semplice esempio di copia ed incolla ma ha cercato di riproporre in maniera intelligente l’esempio architettonico prima esistito, all’interno del paesaggio contemporaneo oggi esistente. Questo aveva un significato molto importante perché è riuscito a creare in maniera apparentemente semplice, un serrato dialogo tra il passato ed il presente, o meglio tra l’antico ed il moderno.
Questo risultato ha portato con sé un altro importante primato, se così può definirsi, l’avvicinamento diretto e senza preconcetti di carattere culturale, da parte di un pubblico comune e meno esperto all’ambito archeologico, dato che dopo la sua installazione il parco archeologico ivi collocato ha visto un notevole incremento di visitatori. Dalla Puglia Edoardo Tresoldi ha poi spiccato il volo, in senso metaforico ma anche in modo più realistico, le commissioni sono arrivate da ogni parte del mondo. Baroque è stata realizzata in Winsconsin per l’evento Eaux Claires, uno dei più noti festival di musica Indie al mondo.
In questa occasione è stata la musica a fungere da fonte ispirativa per l’artista e non l’archeologia come accaduto in Italia. Un guscio architettonico è stato costruito intorno ad un organo che sarebbe stato poi suonato da James McVinnie, Ancora una volta l’artista aveva la volontà di creare un ponte mediante la sua arte, in questo caso un ponte che potesse collegare gli spettatori con la musica dei noti artisti che si sarebbero lì esibiti, in primis con McVinnie.
Lo stesso Edoardo Tresoldi ha tenuto ha precisare la sua continua volontà di sperimentare ed innovare, la sua voglia di farsi contaminare da ciò che lo circonda, dallo spazio dal quale trae ispirazione e del quale diventare parte integrante, anche mediante l’inserimento dei suoi lavori. Questi infatti non vogliono diventare un pugno in un occhio, anzi essere invece visti come parti integranti dello spazio nel quale vengono inclusi.
Lo scorso 21 luglio è stata inaugurata una delle sue ultime installazioni temporanee, che hanno collaborato alla visibilità del festival Derive di Sapri, vedendo tra l’altro il ritorno in Italia dell’artista dopo una costruttiva esperienza anche negli Emirati Arabi.
Fonti: Artv-ibes.com, statoquotidiano.it,
Vincenzo Morrone