Cerbero è il noto e famoso cane a tre teste che ritroviamo nella mitologia classica, conosciuto soprattutto grazie alla “Divina Commedia” di Dante Alighieri, dove è protagonista nel Girone dei golosi, nel III Cerchio, al VI Canto dell’Inferno.
Figlio di Echidna e Tifone, il mostruoso canide è stato da sempre considerato il custode e il guardiano dell’Averno, con la variante, a seconda dei racconti, di avere dalle due alle cinquanta, e addirittura alle cento, teste.
Spesso raffigurato come una fiera selvaggia, gigantesca ed imponente, Cerbero, nelle rappresentazioni più tradizionali, è descritto con una coda di drago e una criniera fatta di serpenti.
Il suo compito era quello d’impedire alle anime defunte il ritorno nel mondo dei vivi e il solo modo per ammansirlo era quello di offrirgli del miele riposto accanto al morto durante la sepoltura.
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Cerbero dopo i Greci
Avvicinato al peccato di gola per la sua fame rabbiosa ed alla ferocia, questo animale soggetto a “mostrificazione” nei secoli, è stato ampiamente utilizzato in molti contesti che, prendendo spunto dal mito classico, hanno portato Cerbero a diventare una delle icone più ricorrenti in ambiti contemporanei come racconti fantastici moderni e di cinematografia.
Basti pensare al cane tri-fronte Fuffy, messo a guardia della pietra filosofale nel primo episodio della Saga di “Harry Potter” o, ai tanti videogiochi che ne hanno sfruttato l’immagine.
La figura di Cerbero ha un peculiare rilievo all’interno della Storia, tanto a livello di simbologia attraverso miti e leggende, quanto nell’ambito del folklore dove, in particolar modo, il cane nero assume un significato allegorico ben preciso.
Insomma, quello che solitamente è definito il “migliore e più fedele amico dell’uomo” ha subìto nel corso dei tempi interpretazioni svariate e differenti che lo hanno visto anche come un essere perfido capace delle più efferate crudeltà.
La figura di Cerbero nella letteratura classica
Anticamente la parola “Cerbero” stava ad indicare il “suolo”, ovvero la terra desolata da cui non si fa più ritorno e che racchiude già in sé il concetto tenebroso ed oscuro della Morte.
Le tre teste della belva indicano la distruzione del passato, del presente e del futuro, mettendo in risalto appunto l’annullamento di un tempo che si vanifica per lasciare spazio ad una dimensione sospesa.
Fratello della Chimera, di Idra e di Ortro, il Cerbero greco è visto come un grosso mastino nero, dai denti affilati ed aguzzi, dai latrati che rimbombano come tuoni mentre è a guardia dell’Ade.
Presente anche nell’ ”Eneide” di Virgilio dove si oppone alla discesa agli Inferi di Enea e placato dalla Sibilla che gli lancia delle focacce al miele con effetto soporifero, e nell’ “Iliade” di Omero, il termine “Cerbero” in definitiva è stato applicato in via più generica per far riferimento all’idea assoluta del guardiano severo ed arcigno.
Il “cane” nell’Inferno di Dante
Dante ce lo descrive come strumento divino di punizione, al quale è affidato il compito di graffiare e scuoiare le anime dei golosi con i suoi artigli. Un cane idrofobo, dagli occhi insanguinati, dal ventre largo e dal muso putrido e nero che emette latrati sui dannati per accentuare la loro pena.
Esso viene, successivamente, citato anche nel IX Canto da Dante, dove si narra della fatica di Ercole che fu l’unico, insieme ad Orfeo ed Enea, capace di sconfiggere il mostro crudele.
Tra religione e folklore
L’effige del cane a più teste che spesso ritroviamo anche su vetusti vasi e dipinti, torna anche nella Bibbia ma, in maniera incisiva, nella Mitologia Norrena dove assume il nome di Garmr e, come Cerbero sullo Stige, è a guardia del passaggio del regno dei morti.
Nel mondo celtico, invece, la notte di Ognissanti, vige la credenza secondo cui a capo della processione degli spiriti tornati sulla terra ci sia proprio un cane.
Nel folklore britannico si parla, poi, di “Black Dog”, ponendo l’accento più che sul cane a tre teste, sul suo colore buio: è un cane spettrale che scorazzerebbe tra il Galles e la Scozia, simbolo di sventura e cattivo augurio per chi in esso vi si imbatte.
La particolarità del pelo nero ed irsuto è una caratteristica simbolica che rinvierebbe alla superstizione tipica del Medioevo, quando la Chiesa bandì molti animali come il gatto, il lupo, il caprone etc per il loro colore scuro collegato alle forze demoniache, a cui lo stesso Cerbero viene ricongiunto.
Cerbero: la modernità di un mostro antico
Nell’attualità corrente, il fedele compagno dell’Oltretomba, in quanto creatura letale, è spesso presente in film dell’horror, come ad esempio il cane “Cujo” di Stephen King o ne “Il cane Infernale” del 1978.
Compare anche in videogames e in films di animazione come “Hercules” della Disney.
E’ una delle icone massime in tante carte del gioco odierno “Yu-Gi-Oh”, personaggio del cartone animato “I cavalieri dello Zodiaco”; lo ritroviamo nel film di “Wonder Woman”, nella Saga di “Percy Jackson e gli Dei Dell’Olimpo”, nel film “Hercules il guerriero” del 2014, nella serie televisiva “Teen Wolf” e anche in “Resident Evil”, dove ha le sembianze di un cane zombie di nome Cerberus.
Inoltre, non possiamo tralasciare di citare l’enorme cane bizzarro del film “Ghostbusters”.
Si potrebbe continuare l’elenco all’infinito per dimostrare come Cerbero, la dantesca “fiera crudele e diversa” che “con tre gole caninamente latra sovra la gente che quivi è sommersa”, abbia riscosso un gran successo nel passare degli anni, divenendo un simbolo emblematico che ha sfidato il tempo e lo spazio.
Pasqualina Giusto
Bibliografia:
- “Divina Commedia”, Dante Alighieri.
Sitografia: