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Cenni storici
Il complesso monastico dei Santi Marcellino e Festo si sviluppa sull’altura di Monterone, attuale via Paladino (dove nacque la città di origine greca di Neapolis). Esso è nato dall’unione di due monasteri femminili (dei Santi Marcellino e Festo) basiliani risalenti all’VIII secolo: quello dei Santi Marcellino e Pietro – quello dei Santi Festo e Desiderio.
Esattamente è ubicato nel centro storico, presso il Largo San Marcellino, in prossimità del Decumano inferiore e nell’area del Sedile Nilo.
Lungo i secoli, le monache dei due monasteri (dei Santi Marcellino e Festo) vissero vicine, dedicandosi alla vita spirituale e alla cura dei rispettivi orti. Ma nel 1565, indebolito dalle scarse rendite e da un numero molto basso di vocazioni, il Monastero di San Festo ricevette il colpo di grazia dalle severe misure del Concilio di Trento, e fu accorpato al suo antico (e contiguo) vicino. La fusione tra i due conventi fu confermata dal Primo Sinodo Diocesano del 29 Dicembre del 1565 e fu ratificata il 26 Marzo del 1566.
Architettura
È possibile ammirare all’esterno della facciata della Chiesa la cupola realizzata da Giovann Giacomo di Conforto, rivestita con maioliche e ornata da un motivo geometrico a rombi, con una bicromia giallo-nera.
All’interno, la Chiesa si presenta con una pianta a croce latina, con una cupola e un’unica navata (che si apre con 6 cappelle laterali, 3 a lato).
Le decorazioni sono realizzate in marmi preziosi, talvolta abbinati a legno intagliato. Quelle principali delle pareti, interamente in marmi policromi, risalgono al XVIII secolo e furono progettate prima da Gioffredo e poi da Vanvitelli, per poi essere eseguite dai marmorari Antonio di Lucca e Domenico Tucci tra il 1759 e il 1767.
Arte
Sulla controfacciata si colloca la grande tela del ‘1700 di Giuseppe Simonelli, raffigurante Il Passaggio del Mar Rosso.
La particolarità dell’interno della Chiesa è data dal suo soffitto; infatti, mettendo a confronto alcuni scritti dediti allo studio del complesso di San Marcellino e Festo, come la celeberrima Napoli Sacra redatta tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 e Guida Touring redatta invece nel 2001, sono messi in luce alcuni dettagli che hanno caratterizzato il soffitto interno della Chiesa.
E’ possibile apprendere che il soffitto a cassettoni, che oggi possiamo ammirare nel suo straordinario cromatismo blu, in un primo momento (con molta probabilità almeno fino alla fine degli anni ’90) era costituito da legno chiaro organizzato in una stratificazione di pannelli, in maniera assai simile al comune “compensato”.
L’attribuzione del luminoso sfondo blu e delle tele deve necessariamente essere ricondotta ad un nuova e soprattutto recente fase di restauro, che l’ha riscoperto nella sua natura originaria, oscurata e ossidata dalle tracce del tempo.
Ben quattro tele, presenti sul soffitto, sono di Massimo Stanzione, due sono nella fascia centrale, la Sacra Famiglia e la Santissima Trinità, la prima più prossima all’ingresso e la seconda centrale, e due ritraenti la Natività e la Presentazione sul lato destro.
L’altra tela nella fascia centrale, di Bernardino Azzolino, ritrae la scena dell’Annunciazione. Sul lato sinistro altre due tele ritraenti la Visitazione e Purificazione sono rispettivamente una di Belisario Corenzio e l’altra (ampiamente danneggiata) di autore anonimo.
La religiosità del Barocco
Il rinnovato soffitto ligneo è caratteristico non solo per il suo cromatismo blu ma anche per la presenza delle tele, incorniciate dalla tonalità dorata che decora l’intero sfondo blu. La bicromia giallo oro-blu rimanda:
in primis inevitabilmente alla sacralità del luogo: volgere lo sguardo verso l’alto è volgere lo sguardo a Dio; si ha così un anello di congiunzione tra l’uomo raccolto nella sua concentrazione e nella sua contemplazione interiore e il divino, di cui tutto ciò che è esterno non è altro che una proiezione. Le tonalità del blu e del giallo sono indice dell’incommensurabilità di Dio e della sua luce che tutto salvano e beatificano;
in secondo luogo al gusto predominante nell’arte Barocca per la smisuratezza, per la magniloquenza e per il decoro; non sfociando in uno stile eccentrico e in un ridondante e ampolloso ricalcare aspetti esteriori che svuotano l’opera del suo originario senso interiore.
Chiostro dei Santi Marcellino e Festo
Il cortile, opera di Giovan Giacomo Della Monica, si presenta con la caratteristica apertura laterale per consentire la vista del panorama sul mare. In funzione della veduta appare studiata la disposizione di tutto l’edificio, come testimoniano i piani alti che sovrastano il porticato. Il chiostro è a pianta rettangolare su arcate pilastrate, le strutture sono ricoperte da decorazioni in piperno; al centro vi è un giardino decorato con varie fontane.
Bibliografia
Guida d’Italia, Napoli e dintorni, Touring Club Italiano, VI edizione, Milano, 2001.
Napoli Sacra, VI Itinerario, De Rosa Editore, Napoli, 2013.
Maria Molvetti