I Saggi di Michel de Montaigne: la filosofia del relativismo

La riflessione di Michel Eyquem de Montaigne ( 1533-1592 ) segna l’inizio del declino della cultura rinascimentale.

I tentativi dei pensatori umanisti di descrivere il mondo in termini antropocentrici sono giudicati ridicoli dal filosofo francese. Con la conquista del Nuovo Mondo e la fine del geocentrismo si rende necessario un ridimensionamento della fiducia nelle capacità conoscitive dell’uomo. Montaigne condivide con gli umanisti l’ammirazione per la tradizione classica. Tuttavia  egli eredita  dalla classicità l’idea di saggezza come senso del limite della natura umana.

Gli Essais o ‘assaggi’ della condizione umana

Lo scopo della filosofia, secondo Montaigne, non è il raggiungimento della verità, ma la sua infinita ricerca. Seguendo la lezione dello Scetticismo, egli ritiene che soltanto l’esercizio continuo del dubbio possa liberare l’uomo dalla presunzione del sapere. Il fondamento di ogni conoscenza è allora, per il filosofo, la conoscenza di se stessi.

Come Socrate, il pensatore francese assume su di sé il compito di indagare e descrivere la condizione umana. Persuaso  che ogni singolo uomo porti in sé la forma dell’essenza umana, Montaigne traduce la domanda ‘’che cos’è l’uomo?’’  in ‘’che cosa sono io?’ ‘ Negli Essais, la sua opera più importante, l’autore pone se stesso al centro dello studio sull’uomo:

L’uomo è invero un soggetto meravigliosamente vano, vario e ondeggiante. […]
Non c’è descrizione tanto difficile come la descrizione di se stessi, né certo altrettanto utile. […] Gil altri formano l’uomo, io lo descrivo, e ne presento un esemplare assai mal formato, e tale che se dovessi modellarlo di nuovo lo farei in verità molto diverso da quel che è… Ora i segni della mia pittura sono sempre fedeli, benché cambino e varino. Il mondo non è che una continua altalena.

L’esercizio all’auto-osservazione cui l’autore si condanna nella sua autobiografia è anche un esercizio di sincerità. Montaigne adotta in queste pagine il metodo dell’ironia, strumento indispensabile per rappresentare il carattere paradossale della natura umana.

Montaigne e ”l’imperio della consuetudine”

Il filosofo è convinto dell’universalità della natura umana. Una comune condizione di precarietà e fragilità si specifica in forma diversa in ogni essere umano. Pertanto, egli sostiene l’uguaglianza di tutti gli uomini e la pari dignità delle culture.

Il filosofo riconosce l’origine sociale della stessa coscienza morale, secondo cui ‘’quello che è fuori dai cardini della consuetudine, lo si giudica fuori dai cardini della ragione’’. Montaigne è anche il primo filosofo moderno a difendere le ragioni del relativismo culturale. Egli, infatti, rileva la tendenza ”umana, troppo umana”, per dirla con Nietzsche, di giudicare ‘’barbarie’’ quello che non è negli usi e nei costumi della propria cultura:

Non vi è nulla di barbaro o di selvaggio, se non che ognuno chiama barbarie ciò che non è nei suoi usi; sembra, infatti, che non abbiamo altro punto di riferimento, per la verità e la ragione, che l’esempio e l’idea delle opinioni e degli usi del Paese in cui siamo.

Montaigne
P. Brueghel, Danza nuziale, 1566

Montaigne: l’incontro con il diverso

L’incontro con le popolazioni dell’America Latina e con le civiltà precolombiane è descritto nei resoconti di viaggio con sentimenti di disprezzo ed estraneità. I primi esploratori raccontano di usi, costumi, credenze religiose ed organizzazioni politiche molto distanti dalla cultura europea. Gli indigeni americani non sono riconosciuti come portatori di una cultura, ma giudicati come barbari, selvaggi, inferiori.

Montaigne muove da una posizione di ostilità nei confronti del colonialismo degli europei, giungendo a rovesciare su questi ultimi il giudizio di barbarie. Secondo il filosofo, infatti, gli orrori delle guerre civili e religiose che imperversano ‘’nel mondo civilizzato’’ sono il più triste esempio di crudeltà e ferocia.

Multiculturalismo e interculturalismo

In un panorama caratterizzato dal prevalere di atteggiamenti eurocentrici, Montaigne esalta l’infinita varietà riscontrabile fra i popoli, in cui diversità non è sinonimo di inferiorità. Il suo orientamento relativista si oppone anche all’atteggiamento identitario degli interculturalisti. L’interculturalismo infatti, tende a ribadire la specificità culturale di ogni popolo attraverso un progetto di integrazione del diverso negli usi e nei costumi del paese d’accoglienza.

Anche nel mondo contemporaneo, l’incontro continuo, virtuale e reale, tra popoli e culture diverse ha fatto emergere scontri e conflitti, tra civiltà e religioni, che si credevano superati. La lettura di pensatori come Montaigne potrebbe condurci ad una più profonda comprensione di questi conflitti, al fine di capire quale possa essere oggi l’orientamento da seguire per realizzare un rapporto di  reciproco rispetto e dialogo fra culture.

Martina Dell’Annunziata

Bibliografia

M. de Montaigne, Saggi, a cura di F. Gravini, Mondadori, Milano 1970.