Warren T. Reich, autore della Encyclopedia of Bioethics, definisce la bioetica come «studio sistematico della condotta umana nell’area delle scienze della vita e della salute, esaminata alla luce dei valori e dei principi morali». Tuttavia prima che Reich la definisse, in buona sostanza, come branca dell’etica applicata, sono state proposte almeno due accezioni di bioetica: quella di Van Renaessler Potter e quella di Andrè Hellegers.
In un articolo dal titolo The Word “Bioethics”. It’s Origins and the Legacies of those who shaped it[1], pubblicato proprio da Reich sul Kennedy Institute of Ethics Journal nel 1994 , si può leggere che Potter fu l’artefice della parola “bioetica”, Hellegers ne fece una disciplina.
La bioetica di Potter: un “ponte per il futuro”
Potter, oncologo del Wisconsin, ha dato i natali al termine bioethics in un articolo intitolato Bioethics. The science of Survival, pubblicato sulla rivista Perspectives in Biology and Medicine nel 1970. Egli alludeva ad una nuova scienza di matrice biologica che doveva coniugare sapere biologico e sistemi di valori umani onde evitare che l’uomo, con il progressivo avanzare della scienza e della tecnica, diventasse un “cancro” per la natura. L’idea di Potter era quella di creare un ponte tra scienze sperimentali e scienze umane.
Potter poneva l’attenzione sul problema della sopravvivenza della specie umana ma anche sulla salvaguardia dell’ambiente. La bioetica doveva fornire un ponte tra biologia ed etica che fosse in grado di garantire un futuro all’uomo. La salute e la prevenzione dovevano essere promosse insieme alla salvaguardia dell’ecosistema, poiché nella ricerca oncologica si cominciava a intravedere il collegamento tra malattia e cause ambientali:
«Le preoccupazioni e le responsabilità degli oncologi riguardo alla salute, avevano suggerito collegamenti tra la ricerca sul cancro, terapia, prevenzione e cause ambientali del cancro, come le condizioni di salute nei posti di lavoro (ad es., lavoratori esposti a sostanze tossiche), politiche agricole (ad es., l’uso di terreni fecondi per produzione di tabacco) ed educazione sanitaria (ad es., la formazione nelle scuole sui pericoli del fumo).»[2]
Andrè Hellegers e il programma del Center for Bioethics
All’accezione potteriana di bioetica è stata poi preferita quella di Andrè Hellegers, fisiologo dell’embriologia umana di origine olandese e fondatore del primo Centro di Bioetica all’Università di Georgetown, a Washington DC. Questa accezione accentua la dimensione prescrittiva e valutativa della bioetica, intesa come etica applicata alla medicina.
Andrè Hellegers fondò il primo Centro di bioetica e inquadrò la bioetica come sintesi di scienza ed etica: la componente scientifica avrebbe incluso sia scienze biologiche che sociali; quella etica avrebbe fatto riferimento ad un ampio campo di studi etici sia religiosi che secolari.
«Il modello di Georgetown introduceva una nozione di bioetica che si sarebbe accordata più con i dilemmi medici concreti, restringendosi in tre aree di problemi: 1) I diritti e doveri dei pazienti e dei professionisti della salute; 2) I diritti e doveri dei soggetti sottoposti a sperimentazione e relativi sperimentatori; 3) La formulazione di linee guida di politica pubblica della clinica e della ricerca biomedica.» [3]
Perché il Modello di Georgetown è diventato quello dominante?
La differenza tra le due accezioni di bioetica riguarda principalmente l’ambito d’indagine della bioetica, i problemi ecologici per Potter e quelli biomedici per Hellegers, ma anche il rapporto tra scienza ed etica. Se Potter era convinto che un collegamento tra scienza ed etica avesse forti potenzialità, Hellegers poneva l’accento sul presupposto che l’etica differisce dalla scienza. A detta di Reich non c’è da sorprendersi che proprio quello di Georgetown sia diventato il modello dominante.
I dilemmi biomedici sembravano riguardare più da vicino la popolazione americana degli anni Sessanta e Settanta, in piena lotta per i diritti civili di minori, donne, handicappati ecc. I problemi ecologici di Potter – come la riduzione delle sostanze tossiche in certi ambienti – sembravano più remoti e complessi. Inoltre, già prima di fondare il suo Center for Bioethics, Hellegers raccolse fondi privati e statali e risorse universitarie da investire in bioetica. Egli si prodigò per portare la bioetica medica nelle agenzie di governo e nei centri di sperimentazione clinica che intendevano svilupparne gli aspetti etici e di politica normativa. Potter non ebbe le stesse risorse tuttavia, bisogna dirlo, dedicò la sua esistenza alla ricerca sul cancro e si occupò solo marginalmente di bioetica.
Rita Obliato
Note
[1] La traduzione in italiano è stata pubblicata nel 1994 sulla rivista «Itinerarium» con il titolo Il termine bioetica. Nascita, provenienza, forza.
[2] Reich W. T., Il termine bioetica. Nascita, provenienza, forza, p.195 in Russo G. (a cura di), Storia della bioetica, Armando Editore, Roma, 1995.
[3] Ivi, p.190
Bibliografia:
– G. Russo, Storia della bioetica, Armando Editore, Roma, 1995
– G. Fornero, Bioetica cattolica e bioetica laica, Mondadori, Milano, 2009.