“Il sulfamidico” apre la rassegna “teatro deconfiscato” ad Afragola
Il sulfamidico è un medicinale antibiotico. Come tutti i medicinali, i suoi effetti collaterali sui soggetti allergici possono portare reazioni abbastanza gravi se non fatali.
C’è chi risponde con disturbi gastrointestinali e chi subisce allucinazioni ed alterazioni della percezione lucida della realtà circostante. Coincidenza scenica significativa oltre la semplice casualità che due individui reagiscano a questa intolleranza nella stessa maniera.
Tale excursus è relativo all’omonimo titolo dello spettacolo di Giovanni Meola, per l’appunto “il sulfamidico”, che in data 7 settembre 2017 ha aperto la seconda edizione della rassegna “teatro deconfiscato”.
La rassegna, battezzata l’anno scorso, ha l’obiettivo di utilizzare beni confiscati alla camorra e riconsegnati alla comunità (quindi DE-confiscati) per scopi di aggregazione sociale costruttiva. Lo spazio previsto per la rassegna è quello dell’ ex-masseria Magliulo, dove si terranno i prossimi due appuntamenti lunedì 11 settembre e giovedì 14 settembre, per gli spettacoli, rispettivamente : “Albania casa mia” e “Dita di dama”. Una storia di immigrazione ed una di emancipazione femminile, evidenziano il filo rosso della rassegna, diretta ed organizzata dal sopracitato Giovanni Meola, che è quello, principalmente dell’impegno civile.
Aderisce a tale intenzione anche “il sulfamidico”, che compie un’altra azione sulla quale è doveroso soffermarsi: smuove un interesse per le incongruenze e le brutture sociali che non si limita a quanto accade sul nostro territorio, ma va oltre, aprendo le porte al mondo e ad alcuni suoi aspetti che senza occasioni di incontro e di condivisione quali conferenze, libri, spettacoli teatrali, rassegne ed eventi artistici e culturali vari resterebbero, per l’appunto, braccati entro gabbie di disinformazione.
Tale impegno civile del direttore artistico della rassegna, ha goduto dell’interesse e dell’apprezzamento del sindaco di Afragola Domenico Tuccillo, che ha presenziato all’evento insieme al giornalista del mattino Giuseppe Crimaldi e al pm Catello Maresca, offrendo una possibilità di incontro e quindi di comunicazione con il pubblico, in una breve conferenza tenutasi prima dello spettacolo, che ha avuto luogo al teatro Gelsomino di Afragola, a causa del maltempo che ha reso inagibile l’ ex-masseria Magliulo.
La piecè, monologo scritto oltre che diretto da Giovanni Meola, ed interpretato da Enrico Ottaviano, parte da un pretesto semplice: quello dei mondiali di calcio del 1978; mondiali che venivano seguiti, fra altri milioni di persone, da due bimbi di sei anni: uno italiano e uno argentino.
Solo che, mentre quello italiano tocca l’apice dello sconforto a seguito di una reazione allergica ad un sulfamidico che gli impedisce, per l’appunto, di continuare a seguire la partita, quello argentino scopre, in quegli stessi attimi, la crudeltà di un mondo di adulti che stermina intere generazioni di suoi concittadini per un totale di circa 40.000 persone in un movimento di repressione militare illegale, disumano e segreto; e proprio per tale motivazione, le vittime, svanite nel nulla , prenderanno il nome, nella storia, di “desaparecidos”.
Anche il piccolo argentino di sei anni è desaparecido, e suo padre, uno dei pochi superstiti ad un genocidio del quale si è parlato troppo poco, anche se sopravvissuto, è come morto.
Il fatto è che si può uccidere un uomo anche se lo si lascia, in fin dei conti, vivo.
Questo argentino sfuggito ai “mondiali del ‘78” (evento che, in quel periodo di crudeli eccidi distraeva tutto il mondo, compresi gli argentini, e che viene ancora ricordato come il più importante di quell’anno; anno della sparizione, tortura e morte di migliaia di persone), fa uso del famoso sulfamidico a scopo di allucinarsi, perdere l’aggancio con la realtà e quindi, in qualche modo, dimenticare, rallentare l’accanimento di una memoria che non gli permette di vivere quello stralcio di esistenza che ha strappato con caparbia alla morte.
Incontratisi in farmacia, il padre del piccolo argentino ed il giovane italiano, si confrontano, si scontrano, si svelano. Saltano fuori storie di violenze inaudite e scene truci, di quelle che non vorremmo mai sentirci raccontare e che non guardiamo neanche nei film; di quelle che quando capitano, ci mettiamo le mani sugli occhi, per non ammettere che sia possibile, che possa mai essere stato così; precisamente come il mondo fece nel ‘78.
Ed in questa confusione di personaggi ed eventi, tutti concentrati nella persona di un solo attore, si genera un vortice di curiosità, dubbi e rabbia, che, in quanto forma di reazione, dimostra che il teatro ha adempiuto precisamente al suo compito.
Letizia Laezza
Rassegna Teatro deconfiscato – (pagina ufficiale)