Quale metodo dovrebbero utilizzare gli scienziati sociali per le loro ricerche? Secondo Robert K. Merton, celebre sociologo statunitense, essi potrebbero dividersi in due categorie. Alla prima appartengono coloro che in merito alle teorie si esprimono così: “non so se quello che dico è vero, ma almeno so che è importante”. Di contro, i membri della seconda ribatterebbero dicendo: “non so se quello che dico è importante, ma almeno so che è vero”. Il risultato è un’eterna contrapposizione tra i sostenitori di due metodi opposti: quello delle grandi teorie “importanti” ma inverificabili e quello delle piccole ricerche dettagliate, “vere” ma irrilevanti. In epistemologia, la disciplina che si occupa del metodo e dei fondamenti della conoscenza scientifica, queste due posizioni hanno nomi ben precisi: la prima è detta olismo, la seconda empirismo.
Olismo: alla ricerca delle teorie del tutto
Il termine olismo, come riporta il sito dell’enciclopedia Treccani, indica
quelle concezioni secondo cui oggetto delle scienze sociali sarebbero non gli individui e le loro azioni e preferenze, ma le strutture di cui gli individui farebbero parte e alle cui azioni esse non sarebbero riducibili.
In altri termini, una teoria olistica sostiene che l’intera sfera sociale sia qualcosa di più rispetto alla somma delle parti. Pertanto, le ricerche sociali devono sempre analizzare il quadro complessivo e non i dettagli.
Un esempio di ricerca olistica è quella proposta da Karl Marx. Secondo il filosofo, infatti, nessun aspetto della società è comprensibile se non considerando la sua struttura di base, che a suo giudizio è quella economica. L’esistenza di qualcosa si può capire, dunque, solo studiando prima le caratteristiche di fondo del sistema sociale a cui essa appartiene.
Ciò comporta molte conseguenze anche sul piano disciplinare. Un approccio del genere, promuovendo l’interconnessione di tutti gli aspetti della realtà sociale, disattende la rigida divisione tra le scienze in favore di un sapere più integrato. Non è un caso che Marx sia difficilmente classificabile come ricercatore. Egli è allo stesso tempo un economista, un sociologo, un politologo e tanto altro. Nella sua prospettiva, infatti, gli oggetti di queste discipline, tra loro molto disparate, fanno parte di un unico grande “tutto”. Indagarli separatamente, dunque, è impossibile.
Le critiche che questa metodologia solleva sono facilmente intuibili: studiare solo il sistema generale, e non i dettagli, porta inevitabilmente a trascurare questi ultimi. In questo modo si perdono di vista importanti differenze e specificità tra le parti. Inoltre, l’aspirazione a creare un insieme onnicomprensivo si risolve spesso nell’elaborazione di una tesi così cervellotica da risultare poco concreta. Non a caso, le teorie ispirate all’olismo sono spesso chiamate per scherno “grandi narrazioni” .
Empirismo: attenzione ai dettagli
Se tutto questo è l’olismo, possiamo facilmente capire cosa sia, invece, l’empirismo, suo opposto. Il termine può avere molti significati. Nelle scienze sociali indica una conoscenza ricercata non attraverso grandi costruzioni mentali, ma mediante l’indagine sperimentale della realtà. L’analisi, in questione, è condotta attraverso dati documentati e verificabili, proprio come quelli delle scienze naturali.
Ciò, naturalmente, è quasi sempre accompagnato dalla preferenza per un oggetto di ricerca specifico. In altri termini, per esempio, si deve favorire lo studio accurato e preciso dell’industria del Sud Italia piuttosto che quello del suo ruolo nel sistema economico europeo.
I problemi di questo approccio, come è intuibile, sono esattamente opposti a quelli dell’olismo. Si corre il rischio di scadere in ricerche troppo dettagliate e spicciole e, dunque, irrilevanti, nonché di perdere di vista il quadro generale. In questo modo, molte connessioni e legami tra le parti del sistema rischiano di sfuggire e, dall’altra parte, le indagini troppo minuziose di non avere alcun risvolto realmente utile.
Quale può essere, dunque, il punto d’incontro tra queste due metodologie apparentemente agli antipodi? Secondo il professor Orlando Lentini, uno dei massimi sociologi italiani contemporanei
curando sempre la scienza dei dettagli dotati di senso, [si potrebbe] ottenere una rinnovata scienza sociale di realtà […] senza rinunciare alla costruzione di una visione d’insieme, l’ennesima grande narrazione. Gli empirismi più o meno sani giocano un ruolo, ma l’olismo rimane un’istanza euristica primaria.
Francesco Robustelli
BIBLIOGRAFIA
Orlando Lentini, Saperi sociali ricerca sociale 1500-2000, editore Angeli, 2003.
Paolo Jedlowski, Il mondo in questione, editore Carocci, 2009.
FONTI MEDIA