La Farmacia storica degli Incurabili: dall’antica Spezieria alla moderna Farmacia
Situata nell’insula, di fronte all’Ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili, la Farmacia storica degli Incurabili è uno dei luoghi di Napoli in cui si fondono bellezza e conoscenza. La sistemazione attuale risale al 1750 quando Antonio Maggiocca, illustre Magistrato, lasciò quarantamila ducati destinati all’ampliamento dell’antica Spezieria cinquecentesca.
Perla del barocco-rococò, la Farmacia storica degli Incurabili impegna nel progetto di realizzazione alcuni tra i più importanti artisti dell’epoca: ebanisti, scultori, pittori e ceramisti. A seguire i lavori fu l’ingegnere Bartolomeo Vecchioni che aveva a disposizione i progetti realizzati da Andrea Vaccaro nel 1729.
Le maestranze
Lavorarono alla decorazione degli interni: Agostino Fucito, maestro d’ascia di Vanvitelli, i fratelli Massa, Pietro Bardellino, Salandra, Trinchese, Di Fiore. Il fior fiore delle maestranze napoletane fu impiegato nella realizzazione di una struttura simbolo del progresso scientifico. È stata inoltre luogo di rappresentanza per l’élite medico-intellettuale: nelle sale della Farmacia Giuseppe Moscati e Vincenzo Cardarelli firmarono l’atto di costituzione dell’Ordine dei Medici di Napoli.
L’imponente facciata della Farmacia storica degli Incurabili presenta un sontuoso doppio scalone a tenaglia in piperno di matrice vaccariana. Sul portale d’ingresso la figura del Pharmakon (rappresentato come un demone), a simboleggiare la doppia natura del farmaco: di veleno e cura.
Le sale ed i decori della Farmacia Storica degli Incurabili
L’ingresso attuale porta alla sala chiamata controspezieria: ambiente finemente decorato in cui campeggia, al centro, l’imponente bancone in radica di noce dell’ebanista Agostino Fucito. In questa sala della Farmacia Storica degli Incurabili si realizzava l’ultima fase di lavorazione del farmaco, poi consegnato al medico affinchè lo somministrasse ai pazienti, sotto la propria responsabilità. È arredata con oggetti di splendida fattura, di alta valenza simbolico-allegorica.
Ad un lato della sala gli stigli di Fucito, decorati con foglie d’oro, contengono ampolle e vasi con rimedi farmaceutici cinquecenteschi. Una piccola curiosità: vi si trovano elementi come i calcoli renali o i denti di dragone che venivano “grattugiati” e somministrati al paziente.
All’altro lato della parete, i pregevoli vasi in ceramica realizzati dalla fornace dei fratelli Massa di Salerno, in una splendida tonalità di blu-turchino. Contenevano i farmaci: le maruffe, basse e tozze, per le sostanze solide, gli albarelli, alti e stretti, per i liquidi.
La simbologia
I due ambienti sono nettamente separati: l’uno simboleggiante l’alchimia, l’altro la farmacologia. Sono però collegati da una trave al soffitto, ricoperta da un velo sostenuto da putti. La trave rappresenta il passaggio dalla vecchia arte alchemica alla moderna e scientifica farmacologia. Il velo simboleggia la conoscenza. Al centro della parete la teca in marmo di Crescenzio Trinchese, decorata con foglie in oro da Di Fiore, che conteneva la Teriaca, farmaco ritenuto miracoloso. La teca simboleggia l’utero di una vergine: piatto e uniforme.
Dalla controspezieria si accede alla Gran Sala della Farmacia degli Incurabili, anche questa di immenso valore storico-artistico. È improntata all’ordine e alla razionalità. Ogni elemento ha una precisa valenza simbolica. Sugli stigli gli splendidi vasi maiolicati dipinti con scene tratte dalla Bibbia da Lorenzo Salandra e Donato Massa.
Il pavimento, in “riggiole” dai colori vivi, conserva lo splendore iniziale: in alcune parti si può notare ancora la lucidatura. Al soffitto, imponente e sontuoso, il grande dipinto di Pietro Bardellino che rappresenta Macaone, figlio di Ippocrate, che cura un soldato ferito, forse Menelao.
Il ruolo nel panorama scientifico-culturale di Napoli
La Farmacia storica degli Incurabili comprende anche una grande sala laboratorio, in cui si preparavano i farmaci, ed un piano superiore non accessibile al pubblico. È un luogo straordinario, giunto fino a noi miracolosamente intatto, testimone del progresso scientifico, della circolazione del sapere, del fermento culturale a Napoli nel corso del Settecento.
La Farmacia storica fu concepita come una vera e propria scuola. Lo speziale, nel suo lungo apprendistato, doveva imparare l’esatta collocazione di ogni preparato farmaceutico: i vasi non avevano cartigli indicante il contenuto. Solo la posizione e le piccolissime differenze nelle decorazioni li orientavano, permettendo loro di conoscere la posizione precisa di ogni farmaco.
L’insula degli Incurabili, con l’annessa Farmacia storica, è stata di enorme importanza per la città, sin dal 1522, anno della fondazione dell’Ospedale. Un luogo di cura e di conoscenza in cui la scienza si è posta al servizio dei poveri e degli ultimi. La Farmacia storica degli incurabili fu concepita come uno spazio in cui la bellezza avesse un ruolo preciso. Il luogo in cui realizzare: l’arte del curare ed il curare con l’arte.
Antonietta Mastrocinque