“La foglia di quest’albero, dall’oriente
affidato al mio giardino,
segreto senso fa assaporare
così come al sapiente piace fare[…]”
(Johann Wolfgang von Goethe, Ginkgo Biloba)
L’autunno è sicuramente il periodo più suggestivo dell’anno con i suoi colori caldi e avvolgenti. L’aria rinfresca, i tramonti sono mozzafiato, è tempo di castagne e di buttarsi a capofitto nei mucchi di foglie variopinte. Ma vi è un particolare albero nelle nostre città che attira la nostra attenzione per il meraviglioso ed unico colore giallo oro che assume in questo periodo: il ginkgo.
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Il ginkgo nel tempo
Il ginkgo è probabilmente la più antica gimnosperma, vale a dire una delle prime piante a seme, è un lontano cugino di pini, abeti e cipressi ed è l’unica specie superstite del gruppo delle Ginkgophyta.
È considerato un fossile vivente in quanto i primi ritrovamenti si attestano intorno ai 250 milioni di anni fa, nel Permiano, e ne sono state ritrovate tracce fino al Cretacico, dopodichè il record fossile è venuto a mancare. Per questo motivo si credeva estinto da 65 milioni di anni, nella grande estinzione che fece sparire anche i dinosauri, finché nel ‘700 gli europei lo ritrovarono fortuitamente in Cina, relegato in qualche vallata relitta, ma anche coltivato come pianta sacra in alcuni templi buddisti, perfino in Giappone.
Fu introdotto quindi in Europa, dove venne utilizzata principalmente come pianta ornamentale. Il primo esemplare in Italia fu importato nel 1750, nell’Orto Botanico di Padova, dove si trova tutt’oggi. Quest’esemplare, lo stesso che ispirò la poesia di Goethe su quest’albero quando si trovava in Italia, è stato oggetto di un curioso incidente: ha infatti perso la sua tipica forma a cono in seguito ad un fulmine!
Caratteristiche e proprietà del ginkgo
È un albero dal legno chiaro che può raggiungere anche i 40 metri d’altezza e può sopravvivere anche a temperature proibitive. Ha delle caratteristiche foglie a forma di ventaglio, che in autunno cadono assumendo il tipico colore giallo oro, ed è una specie dioica, vale a dire che presenta individui a sessi separati. Mentre i maschi producono il polline, che viene disperso grazie al vento, sugli individui femminili si trovano i semi carnosi. Questi hanno la particolarità di emanare uno sgradevole odore di burro rancido, dovuto al contenuto di acido butirrico. Per questo insolito motivo nelle nostre città si preferisce piantare individui di sesso maschile.
Questa pianta straordinaria viene impiegata in diversi modi. Già ai monaci buddisti ne erano note le proprietà e la usavano nella medicina tradizionale, ma anche nella preparazione di decotti e pietanze con i semi carnosi. Oggi dalle foglie vengono estratti diversi principi attivi, come i ginkgolidi e gli acidi ginkgolici che vengono utilizzati in medicina per migliorare l’attività vascolare e cerebrale, potenziando la memoria ed esercitando un effetto antiossidante.
Inoltre viene piantata nei nostri ambienti urbani non solo come pianta ornamentale, ma anche come indicatore ambientale. Infatti, come il leccio e i mitili, il ginkgo è un bioaccumulatore. È quindi un organismo che accumula nei propri tessuti sostanze inquinanti grazie alla respirazione fogliare, ma senza ripercussioni sulla sua fisiologia e sulle funzioni vitali, dando agli studiosi un valido mezzo per conoscere tipologia e percentuali di sostanze tossiche presenti in quell’area.
Sapevate che…
L’etimologia del nome della specie, Ginkgo biloba, deriva in parte dal cinese (“ginkgo” vuol dire infatti “albicocca d’argento“, in riferimento al seme carnoso che viene prodotto) e in parte dal latino ( da “bis lobus“, che descrive le foglie bilobate).
Il 6 agosto 1945 fu sganciata su Hiroshima la bomba nucleare denominata Little Boy. Tutto ciò che si trovava lì fu spazzato via in un attimo e tutti gli esseri viventi nel raggio dell’onda dell’ordigno morirono, distrutti dalle potenti radiazioni. Tutti, tranne ben sei esemplari di ginkgo. Da allora questa pianta è per i giapponesi sinonimo di longevità, ambasciatore di speranza e di pace, tanto da diventare simbolo della città di Tokyo.
Un albero dalle radici che affondano a milioni di anni fa, sopravvissuto a due grandi estinzioni di massa, venerato da placidi monaci e infine vincitore sulla furia omicida dell’uomo moderno. Il ginkgo è l’albero della vita.
Lucrezia Guarino
Bibliografia
Cain, Bowman, Hacker, “Ecologia“, Piccin
Della Loggia, Levi, Nesladek “Ginkgo Biloba – L’albero del paradiso terrestre“, Arkedizioni
James D. Mauseth, “Botanica“, Idelson-Gnocchi