“Il senso del dolore” di Maurizio De Giovanni diventa spettacolo al teatro “Il pozzo e il pendolo”
Maurizio De Giovanni, personaggio ormai affermato sul territorio napoletano, oltre che autore de il senso del dolore, è ideatore di una saga di libri gialli ma brillanti, che ha come protagonista l’ormai famoso commissario Ricciardi. Più storia di vita vissuta che thriller, ogni episodio del commissario nostrano è ambientata in una malinconica e malconcia Napoli anni trenta. Delle avventure di Ricciardi oggi se ne contano dodici, le quali costituiscono una collana che momentaneamente si chiude con l’ultimo volume uscito qualche mese fa, “Rondini di primavera” e si apre con “Il senso del dolore”, romanzo di apertura della saga e quindi di presentazione dei personaggi.
Annamaria Russo, responsabile del teatro “il pozzo e il pendolo” sito in piazza San Domenico maggiore a Napoli, ha riadattato “il senso del dolore” in testo drammaturgico e ne ha diretto la messa in scena, interpretata da Nico Ciliberti.
Il senso del dolore (spettacolo) ha debuttato il 4 novembre 2017 (con repliche fino al 13 novembre) aprendo la stagione dell’originale spazio off che quest’anno festeggia il suo diciottesimo anno di attività.
La caratteristica fondante della saga, e quindi preminente nel suo volume di apertura il senso del dolore, è quella di aprire il sipario su una Napoli di circa novant’anni fa. Una Napoli in bianco e nero, ingiallita dal tempo e dai ricordi, che riesce a mancare anche a chi non l’ha vissuta, tanta è la forza emozionale dell’aurea romantica che porta con se.
La caratteristica fondante del pozzo e il pendolo, invece, sta nello spirito di accoglienza ed ospitalità nei confronti di quel pubblico che cerca sempre di accompagnare a calarsi nel contesto, con piccoli vezzi ed accorgimenti, per aiutarlo a sentirsi dentro quanto sta vedendo.
A tal riguardo si posiziona la scelta di offrire agli spettatori caffè e sfogliatelle fra un atto e l’altro dello spettacolo, proprio come è uso preferito dall’ eroe metropolitano Ricciardi.
Lui, Luigi Alfredo Ricciardi, è personaggio dal consistente fascino.
Figlio di una nobile e ricca famiglia di baroni di questa Napoli antica, è un giovanotto tenebroso, bello e misterioso, che decide bene di rinunciare alla comoda vita che avrebbe potuto fare campando con le rendite che gli spettano, per dedicarsi ad un esistenza rivolta ad un unico dio: il mestiere di risolvere casi di morti ed assassinii.
Si, perché Ricciardi fa il commissario quasi come per vocazione: insito in lui è un dono speciale; quello di sentire il significato profondo, il senso del dolore delle vittime ammazzate che incontra lungo il suo percorso. Un “talento” che Ricciardi scopre alla tenera età di sei anni, e che condiziona poi le sue scelte per sempre.
Ed il primo caso del commissario, quello che lo presenta, viene risolto sul palco de il pozzo e il pendolo.
Caratteristica connotazione che regia ed attore hanno dato al personaggio, è un emotività schematica ma intensa, che tiene sempre il pubblico in bilico fra il credere di conoscere e di potersi affezionare all’uomo tutto d’un pezzo Ricciardi ed il non riuscire ad entrare nel merito delle sue vere emozioni.
La scenografia voluta dalla Russo è ovviamente in stile con il contesto cronologico, dalla macchina da scrivere alla conveniente soluzione di una specchiera a tre ante che in una determinata sistemazione ottiene un originale effetto di triplice riproduzione di Nico Ciliberti, effetto che ha un’ottima riuscita sul palco e che emblematicamente ricorda che i personaggi indossati dall’attore non sono pochi.
Nico Ciliberti, infatti, interpreta molti volti del racconto caratterizzandoli di tratti precisi e distinti, riuscendo così a pennellare di diversi colori uno spettacolo alquanto lungo che ha tenuto tutto da solo, fatta eccezione per il supporto audio della registrazione di voci esterne.
L’attore, partito in maniche di camicia, si ritrova, alla fine della piéce, completamente vestito da commissario, mentre batte alla macchina da scrivere la storia del quale sembra un pò autore e un pò protagonista, lasciando un ombra di vaghezza sulla sua effettiva identità, una nuvola di mistero in tono con il contesto.
Stupende le musiche di Luca Toller.
Nel complesso, pareva precisamente che il fumetto avesse preso forma.
Un operazione semplice e senza pretese, per un pubblico connotato dalle stesse caratteristiche; una performance ben riuscita e ben curata che piace alla gente che va a teatro.
Letizia Laezza
Il pozzo e il pendolo – (sito ufficiale)